Costantinopoli, V secolo – Siponto, Manfredonia7 febbraio, 7 febbraio 545 ca.
Nato a Costantinopoli, fu eletto vescovo di Siponto, città strategica per la sua posizione sul mare. Nel 490, l'arcangelo Michele apparve a un signorotto del Monte Gargano, invitandolo a dedicare una grotta al culto cristiano. L'anno dopo, Lorenzo chiese consiglio al papa Gelasio I, il quale gli ordinò di occupare la grotta e di consacrarla. Morì a Siponto il 7 febbraio, forse del 545.
Martirologio Romano: A Manfredonia in Puglia, san Lorenzo, vescovo.
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La figura del santo vescovo di Siponto, ha dato origine a due versioni della sua ‘Vita’, che con il tempo si sono intersecate tra loro, creando anche un po’ di confusione, specie riguardo il tempo delle origini.
Anche gli esimi studiosi di agiografia, Jean Bolland, gesuita belga del 1600, dal quale scaturì la Società gesuitica incaricata dell’edizione degli “Acta Sanctorum”, chiamata appunto Bollandisti e lo studioso delle antiche diocesi d’Italia Francesco Lanzoni di Faenza (1862-1929), non furono d’accordo quale delle due versioni, sia la prima in ordine di tempo e quale più veritiera.
Cercheremo in questa scheda di non riportare tutti i punti contrastanti, ma si cercherà di semplificare per dare la versione più accreditata ed i passi concordanti.
Le due ‘Vitae’ sono anonime e redatte alcuni secoli dopo la morte del santo; quella scritta verso la seconda metà del sec. IX sembra più veritiera. Ad ogni modo è concorde che s. Lorenzo Maiorano fosse originario dell’Oriente, più precisamente di Costantinopoli, sede dell’Impero Bizantino.
La sede vescovile di Siponto, attuale Manfredonia (nome che prese nel 1256 da re Manfredi), dopo la morte del vescovo Felice, avvenuta al tempo dell’imperatore d’Oriente Zenone (474-491), durante le lotte tra Odoacre e Teodorico (489-493), rimase per un anno vacante.
Ritornata la pace i sipontini spedirono una delegazione a Costantinopoli per chiedere un successore, questo deve essere avvenuto in uno degli ultimi anni del secolo V, quando Siponto era ancora sotto il dominio bizantino, perché è noto che dallo stesso secolo V a tutto il secolo VIII, la Puglia fu sotto la giurisdizione romana.
L’imperatore Zenone, ancora vivo prima del 491, designò Lorenzo suo parente, il quale accettò e partì recando con sé preziose reliquie di s. Stefano e di s. Agata; a questo punto le notizie divergono, perché in una viene fatto capire che Lorenzo venisse consacrato vescovo nella stessa Costantinopoli, mentre nell’altra versione si dice che raggiunse Roma per essere consacrato da papa Gelasio I (492-496).
Si ricorda che si era nel tempo in cui gl’imperatori nominavano loro i vescovi, salvo essere consacrati poi dal papa o a volte di chiederne solo l’approvazione. Situazione che si risolverà molto tempo dopo, con la lotta fra Papato ed Impero, con la cosiddetta “lotta per le investiture”.
Divenuto vescovo di Siponto, città strategica per la sua posizione sul mare, Lorenzo al di là dei meriti di pastore di anime, che accenneremo, legò il suo nome allo straordinario avvenimento dell’apparizione dell’Arcangelo Michele sul Gargano.
Si era nell’anno 490 e un signorotto del Monte, di nome Elvio Emanuele, aveva smarrito il più bel toro della sua mandria, dopo lunghe ricerche lo trovò accovacciato dentro una caverna inaccessibile, visto che non si poteva raggiungerlo, decise di ucciderlo e scoccò una freccia dal suo arco, ma la freccia inspiegabilmente invece di colpire il toro, girò su sé stessa e finì per colpire il tiratore.
Sbigottito, egli si recò dal vescovo di Siponto s. Lorenzo e raccontò l’accaduto; il vescovo prescrisse tre giorni di preghiere e di digiuno, al terzo giorno l’arcangelo Michele si rivelò al vescovo, con l’invito di dedicare quella grotta al culto cristiano.
Ma Lorenzo esitò e non diede esecuzione alla volontà di s. Michele, perché sulla montagna dove si trovava la grotta, era ancora molto vivo il culto pagano. Dopo due anni nel 492, Siponto era assediata dal re barbaro Odoacre, le forze cristiane erano ormai allo stremo, quando s. Lorenzo Maiorano, riuscì ad ottenere dal re una tregua di tre giorni, che il vescovo ed i fedeli impiegarono più in preghiere e penitenze, che a ricostituire le forze per una battaglia già persa in partenza.
In questo frangente l’Arcangelo ricomparve al vescovo, per dirgli che avrebbe dato il suo aiuto se i sipontini avessero attaccato il nemico. La promessa si realizzò e quando gli assedianti ripresero le ostilità, durante la battaglia scoppiò all’improvviso una tempesta di sabbia e grandine, che si rovesciò sui barbari, i quali spaventati si diedero alla fuga.
La città fu salva ed il vescovo Lorenzo con tutta la popolazione, in processione salì sul Monte dell’Arcangelo per ringraziarlo, ma ancora una volta non osò entrare nella grotta.
Questa sua incertezza lo spinse l’anno dopo a chiedere consiglio al papa Gelasio I, il quale gli ordinò di occupare quella grotta e di recarvisi con i vescovi di Puglia a consacrarla, dopo un triduo di digiuni.
Ma l’Arcangelo Michele si manifestò per la terza volta all’indeciso vescovo, dicendogli che non era necessario consacrare la grotta, perché già consacrata con la sua presenza, quindi poteva entrare e innalzare preghiere e celebrare la Messa.
Quando il vescovo Lorenzo entrò nella grotta, dice la leggenda, trovò un altare coperto di panno rosso, con sopra una croce di cristallo. Egli fece poi costruire all’entrata della grotta una chiesa, che dedicò a S. Michele il 29 settembre 493; da qui cominciò quel culto ininterrotto nei secoli, che ha visto giungere al Santuario e alla Sacra Grotta folle di pellegrini di ogni ceto, re e regine, futuri santi, papi a partire dallo stesso Gelasio I, tutti accomunati dal desiderio di visitare questa mistica grotta dove, secondo le parole dell’Arcangelo a san Lorenzo, “possono essere perdonati i peccati degli uomini”.
Di s. Lorenzo si sa pure che invocando l’aiuto di s. Michele, riuscì a respingere un’incursione di napoletani contro Siponto; fece costruire varie chiese, tra cui una in onore di S. Giovanni Battista, che fece decorare di pitture, come pure quella sul Gargano; ebbe il dono della profezia e predisse le imminenti sciagure della guerra gotica; si incontrò con Totila, re degli Ostrogoti (m. 552) ottenendo che Siponto venisse risparmiata dalla distruzione.
Fu in contatto fraterno con il santo vescovo di Canosa di Puglia, s. Sabino; morì a Siponto il 7 febbraio forse del 545.
Autore: Antonio Borrelli
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