Cecilia Baij nacque a Montefiascone il 4 gennaio 1694 da Carlo, originario di Milano, e dalla nobildonna viterbese Clemenza Antonini, i quali avevano altri quattro figli: Pietro, Costanza, Vittorio e Cecilia Margherita. Le pagine della autobiografia ci fanno conoscere una bambina pronta, vivace, ma fin dai primi anni irresistibilmente attratta dalla preghiera: “Ricordo benissimo che di cinque anni, nel tornare a scuola, in qualche stretto di strada dove non potevo essere veduta, dicevo al Signore che mi facesse tutta sua, che mi desse il suo amore, e quivi sfogavo i miei affetti e per qualche tempo mi trattenevo”. Dopo un breve periodo sentì- ce ne racconta la stessa Maria Cecilia- il fascino di una compagna leggera e l’attrattiva degli affetti umani, pur senza giungere mai a compiere il male, decise definitivamente di darsi a Dio e fece un primo tentativo di vita religiosa presso le cistercensi di Viterbo; uscita di lì, entrò nel Monastero delle Benedettine di Montefiascone il 12 aprile 1713. Dopo essere stata Maestra delle Novizie e Vicaria, fu eletta Abbadessa il 10 luglio 1743, e tenne la carica quasi ininterrottamente per un ventennio. Attraversò, come tutti i mistici, ogni sorta di prove intime ed esterne, dalle persecuzioni sottili delle monache all’asprezza dei confessori (tra i quali spicca San Leonardo da Portomaurizio), che ora la trattavano da illusa, ora la rassicuravano da parte di Dio. E venne sempre fuori con una umiltà e un distacco di sé che sono da soli una buona raccomandazione nei confronti della sincerità delle sue opere. Intanto riportava la pace fra le dissenzienti, elevava il tono spirituale della Comunità, si offriva di espiare per quelli che la offendevano. Moriva a 71 anni, il 6 gennaio 1766. Il Cristo sofferente, durante la sua vita, volle associarla alla Sua Passione e a questo scopo, ne purificò il cuore con dure prove, rendendola degna di ricevere grazie e favori eccezionali. Gli importanti scritti che la serva di Dio ci ha lasciati, e ricevuti per illuminazione divina, fanno di lei un’apostola e una messaggera dell’amore di Dio, nonché una grande mistica del secolo XVIII. Scrisse in particolare tre opere considerate pietre miliari della storia della mistica di tutti i tempi: “Vita interna di Gesú Cristo”, “Vita interna di S. Giuseppe” e la “Vita interna di S. Giovanni Battista” che sono il frutto di locuzioni interiori che la pia monaca riceveva e fedelmente scriveva in obbedienza al confessore. La prima edizione della “ Vita di S. Giuseppe” uscì nel 1921, trascritta e presentata da Mons.Bergamaschi, allora direttore del Seminario Regionale di Montefiascone e attento studioso delle opere della serva di Dio. Incoraggiato da eminenti personalità del tempo- da Bendedetto XV che gli fornì i mezzi per la pubblicazione e a cui dedicò il volume, all’Abate ordinario di San Paolo, il futuro Card.Schuster (elevato in seguito agli onori degli altari)- il Bergamaschi iniziò nel 1916 lo spoglio dei manoscritti, ancor oggi conservati nell’Archivio del Monastero dove la Baij fu Badessa per quasi un ventennio. E da tale assidua fatica che uscirono appunto la “Vita interna di Gesú Cristo”, la “Vita interna di S.Giuseppe” e la “Vita interna di S.Giovanni Battista” ed infine la “Vita della serva di Dio Donna Maria Cecilia Baij”. Il Bergamaschi morì prima di poter pubblicare i “Colloqui tra la serva di Dio e Gesú”. L'inchiesta diocesana, prima fase della sua causa di beatificazione e canonizzazione, si è celebrata nella Diocesi di Viterbo dal 29 gennaio 2022 al 22 settembre 2024.
Autore: Dario Di Maso
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