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Mochales, Spagna, 5 marzo 1909 – Guadalajara, Spagna, 24 luglio 1936
Eusebia García y García, educata in famiglia e da uno zio sacerdote prima e in un collegio delle Orsoline poi, si sentì chiamata alla vocazione religiosa carmelitana leggendo la «Storia di un’anima» di santa Teresa di Gesù Bambino e ascoltando un sermone su santa Teresa d’Avila. Entrò quindi nel monastero di San Giuseppe a Guadalajara, assumendo il nome di suor Teresa di Gesù Bambino e di San Giovanni della Croce. Poco dopo lo scoppio della guerra civile spagnola, la sua comunità si disperse e lei, in abiti civili e insieme alle consorelle suor Maria degli Angeli di San Giuseppe e suor Maria del Pilar di San Francesco Borgia, lasciò il rifugio dove si trovava la maggior parte delle monache, per trovare un miglior nascondiglio. Il 24 luglio 1936, le tre monache furono però sorprese da un gruppo di miliziani, che spararono su di loro appena uscirono dall’edificio dove avevano cercato riparo. Suor Teresa assistette all’uccisione della prima e al ferimento della seconda, ma rimase illesa e cercò di scappare; un miliziano la bloccò e la portò fuori città, con l’intento di abusare di lei. Dal momento che si opponeva e che si rifiutava d’inneggiare al comunismo, fu uccisa da altri tre miliziani presso il cimitero cittadino, lo stesso giorno in cui morirono le altre due monache. Suor Teresa di Gesù Bambino e di San Giovanni della Croce e le sue compagne sono state le prime martiri uccise durante la guerra civile spagnola ad essere beatificate, il 29 marzo 1987, nella basilica di San Pietro a Roma. I loro resti mortali sono venerati presso il monastero carmelitano di San Giuseppe, a Guadalajara, in calle Ingeniero Mariño 8.
Martirologio Romano: A Guadalajara in Spagna, beate Maria del Pilar di San Francesco Borgia (Giacoma) Martínez García, Teresa di Gesù Bambino (Eusebia) García García e Mariangela di San Giuseppe (Marciana) Voltierra Tordesillas, vergini dell’Ordine delle Carmelitane Scalze e martiri, che in tempo di persecuzione raggiunsero la corona del martirio acclamando con gioia Cristo Sposo.
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I primi anni
Eusebia García y García nacque a Mochales presso Guadalajara il 5 marzo 1909, seconda degli otto figli di Juan ed Eulalia.
Fu educata in famiglia e a sette anni fu portata a Sigüenza in casa dello zio materno, Florentino García, sacerdote, canonico e segretario del vescovo, che morì nel corso della persecuzione della guerra civile spagnola. Sotto la sua guida, a nove anni, s’impegnò con due voti privati: quello di castità e quello di schiavitù mariana.
Vocazione carmelitana
Nel 1918 entrò come allieva interna nel collegio delle Orsoline. Affascinata dalla lettura della «Storia di un’anima» di santa Teresa di Gesù Bambino, si sentì chiamata alla vita claustrale tra le Carmelitane scalze, orientandosi sin dal primo istante al monastero di San Giuseppe di Guadalajara. La sua vocazione si consolidò nel 1922, quando ascoltò alcuni sermoni in occasione del terzo centenario della canonizzazione di santa Teresa di Gesù, la riformatrice del Carmelo.
Tuttavia, dovette aspettare qualche tempo prima di entrarvi: lo zio era pienamente d’accordo, ma i genitori la ritenevano troppo immatura. Eusebia ne approfittò in modo da perfezionarsi nello studio della musica e per intensificare la sua vita di penitenza.
In monastero a sedici anni
Alla fine, entrò nel Carmelo di Guadalajara il 2 maggio 1925, ad appena sedici anni. Il 4 novembre dello stesso anno vestì l’abito religioso e cambiò nome, assumendo, in onore della santa cui doveva la vocazione carmelitana, quello di suor Teresa di Gesù Bambino, cui aggiunse poi l’appellativo “di San Giovanni della Croce”.
Fece la prima professione con questo programma di vita: «Canterò in eterno le misericordie del Signore. I miei propositi sono, Signore mio, lo sai già: 1. Amarti con follia, non avendo altro desiderio che di consumarmi nelle fiamme del tuo amore; 2. Per dimostrarti questo amore, lavorare per essere un angelo di carità nella mia comunità. Conto sulla tua grazia, Gesù mio».
Il 6 marzo 1930 fece la professione solenne. Proseguì il suo cammino di perfezione con un impegno straordinario, stabilendosi delle norme di vita molto precise, dando ad ogni atto il sigillo di tre grandi realtà: «Amore, fedeltà, abbandono».
La sua vita da monaca
Era felice di darsi e consumarsi per il prossimo, specie nel suo incarico di organista, esercitato sin dall’ingresso, e in quello d’infermiera. In una lettera a un’amica religiosa scrisse: «Tutto ciò che possiedo sono desideri, ma desideri grandissimi di essere santa, di essere tutta di Gesù… di pagargli amore con amore».
Era però dotata di un forte temperamento, ma fu sentita affermare: «I miei difetti non mi scoraggiano, al contrario, perché così ho più occasioni di guadagnare meriti lottando contro di essi e un giorno faranno risplendere in me l’infinita misericordia di Dio». A questo proposito dichiarò: «Non mi piacciono le vite dei santi dove si parla solo delle loro virtù, nascondendo le loro mancanze e le loro lotte. Quando morirò, non occultate i miei difetti, affinché brilli di più la misericordia di Dio nei miei confronti».
Trascorreva molte ore davanti al Tabernacolo, pregando per la santificazione dei sacerdoti e per la salvezza delle anime. Inoltre, aveva un grande amore per le missioni e faceva molto apostolato a riguardo.
Nella persecuzione della guerra civile
Anche Guadalajara venne travolta dalla guerra civile, iniziata in Spagna il 18 luglio 1936: la città, quattro giorni dopo, cadde in mano ai miliziani comunisti. Al momento della presa della città, le monache stavano cenando in refettorio: corsero subito nel seminterrato per timore di bombardamenti e vi trascorsero tutta la notte in preghiera.
In seguito, la priora ordinò alle consorelle d’indossare abiti civili, dato che ormai si stava profilando la necessità di fuggire. Di lì a poco arrivò anche don Eulogio Cascajero, il cappellano, anche lui in abiti secolari, che portò loro la Comunione in forma di viatico e nascose le Ostie rimaste.
In quel momento arrivò la suora portinaia, per comunicare che stava arrivando una folla con fiaccole, per incendiare il monastero: a quel punto, a gruppi di due, cercarono riparo nel seminterrato dell’Hotel Iberia e in una pensione. Anche quella notte fu trascorsa in preghiera.
Verso le 16 del 24 luglio, dato che c’erano già troppe monache nello stesso luogo (quattordici delle diciotto che componevano la comunità) e rischiavano di mettere in pericolo anche la padrona di casa, suor Teresa di Gesù Bambino e di San Giovanni della Croce si offrì di portare due consorelle in un luogo più sicuro: con lei uscirono suor Maria del Pilar di San Francesco Borgia e suor Maria degli Angeli di San Giuseppe.
Il martirio delle sue compagne
Mentre si dirigevano verso calle Francisco Cuesta 5, dove speravano di riparare, le tre monache passarono accanto a un camion di miliziani che stavano facendo uno spuntino. Furono riconosciute da una di essi, la quale incitò i suoi compagni a sparare su di loro: avevano i capelli troppo corti per essere scambiate per delle laiche. I miliziani scesero quindi dal camion e andarono a cercarle: erano già entrate nel palazzo, ma non trovarono le persone che avrebbero dovuto accoglierle e dovettero tornare in strada.
A quel punto, i miliziani aprirono il fuoco: la prima a cadere fu suor Maria degli Angeli, che morì quasi subito. Fu poi la volta di suor Maria del Pilar: morì dissanguata alcune ore dopo, nell’ospedale della Croce Rossa dove era stata trasportata, invocando da Dio il perdono per i suoi uccisori.
Il martirio di suor Teresa
Suor Teresa, invece, continuò a correre, riuscendo in tal modo a scampare alla sparatoria. Sconvolta e angosciata, cercò rifugio all’Hotel Palace, che era nei paraggi, ma alcuni uomini le impedirono di entrare.
Sempre più disorientata, cominciò a vagare per la strada, finché un uomo non le si avvicinò dicendo: «Non preoccuparti, questi sono dei bruti; ti porterò dove non ti accadrà nulla». Si lasciò guidare da quel tale, mentre ripeteva senza sosta: «Gesù, Gesù…».
Improvvisamente, si rese conto che stava venendo portata fuori dalla città, nei pressi del cimitero. Quell’uomo, evidentemente, aveva ben altre intenzioni verso di lei: non tardò a manifestargliele, ma suor Teresa si oppose fermamente.
A quel punto, secondo la testimonianza di un becchino, si fecero avanti tre miliziani, che la trascinarono, la spinsero e cercarono di obbligarla a inneggiare al comunismo. La monaca, invece, esclamava: «Viva Cristo Re!».
Di fronte a quella sua reazione, gli uomini le ordinarono di correre in avanti: lo fece, continuando a inneggiare a Cristo Re e tenendo le braccia spalancate in forma di croce. Subito le spararono a una spalla: cadde faccia a terra, perdendo sangue dalla bocca. Il becchino la ritrovò cadavere in quella stessa posizione mezz’ora dopo; aveva 27 anni.
La causa di beatificazione
Il processo informativo per il riconoscimento del martirio di suor Maria del Pilar di San Francesco Borgia, di suor Maria degli Angeli di San Giuseppe e di suor Teresa di Gesù Bambino e di San Giovanni della Croce è stato condotto nella diocesi di Sigüenza-Guadalajara: aperto l’11 maggio 1955, è stato concluso l’8 marzo 1958. Il 14 febbraio 1962 è stato promulgato il decreto sugli scritti, mentre il decreto di convalida del processo informativo è giunto l’11 novembre 1983, dopo il rallentamento prudenziale imposto a tutte le cause relative ai martiri spagnoli morti durante la guerra civile.
La “Positio super martyrio” è stata presentata nel 1985 ed è stata valutata positivamente sia dai consultori teologi, il 12 novembre 1985, sia dai cardinali e vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi, il 21 gennaio 1986. Col decreto di approvazione del martirio, promulgato il 22 maggio 1986, la causa delle tre Carmelitane di Guadalajara è quindi diventata la prima in assoluto, tra quelle dei martiri uccisi durante la guerra civile spagnola, a pervenire a una conclusione positiva.
Infine, il 29 marzo 1987, nella basilica di San Pietro a Roma, san Giovanni Paolo II ha beatificato suor Teresa di Gesù Bambino e di san Giovanni della Croce e le sue due compagne, insieme al cardinale Marcello Spinola y Maestre e al sacerdote Manuel Domingo y Sol. La loro memoria liturgica è stata fissata al 24 luglio, giorno anniversario della loro nascita al Cielo.
Autore: Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini
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