Cominciamo col dire che vi sono ben tre santi di nome Firmino di Amiens, uno abate con festa all’11 marzo, un altro vescovo della città con festa al 1° settembre e il terzo anch’egli vescovo di Amiens ma martire, oggetto di questa scheda, con festa al 25 settembre. Gli ‘Atti’ che parlano di lui, risalgono al V o VI secolo, ma la loro autenticità storica è molto scarsa. Nonostante gli elementi principali siano leggendari, bisogna narrarli, perché sono serviti come motivi di decorazioni scultoree nella stessa cattedrale di Amiens. Firmino sarebbe stato originario di una nobile famiglia di Pamplona in Spagna, i suoi genitori Fermo ed Eugenia erano pagani, ma in seguito si convertirono al tempo dell’episcopato del figlio. Firmino che era il figlio maggiore, fu affidato alle cure del prete Onesto, che lo battezzò e lo istruì nella fede cristiana. In seguito fu ordinato sacerdote dal vescovo di Tolosa Onorato e dopo qualche anno vescovo; sembra che Firmino rimase dapprima nella città natia di Pamplona (dove una tradizione locale, lo considera primo vescovo della città); poi passò ad evangelizzare alcune regioni della Francia come l’Aquitania, l’Alvernia, l’Anjou e altre del nord-est, Nonostante l’opposizione dei sacerdoti pagani, i risultati della sua opera furono strepitosi. Gli “Atti” dicono che fu pure arrestato per ordine del governatore romano Valerio, frustato e poi liberato. Nel suo itinerare, alla fine si fermò ad Amiens (l’antica Samobriva Ambianorum) dove fu vescovo con grande successo, per molti anni. Si sa che convertì molti nobili fra cui il senatore Faustiniano, dalla cui discendenza nacque poi l’altro vescovo confessore s. Firmino di Amiens (1° sett.). Ad opera dei solerti magistrati Longulo e Sebastiano, fu di nuovo incarcerato nei primi anni del secolo IV ed invitato ad abiurare; ma Firmino rifiutò rimanendo fermo nella sua fede, ed allora i magistrati, per evitare una reazione popolare, lo fecero decapitare in carcere, il 25 settembre di un anno imprecisato fra il 290 e il 303. Nel secolo VII si ignorava dove fosse il sepolcro del santo vescovo e martire, ma per una visione miracolosa, il vescovo di Amiens s. Salvio lo ritrovò. Le sue reliquie sono sparse in varie chiese di Francia, perché il culto per s. Firmino ebbe una vasta diffusione sia in Francia che in Spagna, a Pamplona in particolare è solennissimo, documentato per la prima volta nel 1186, quando il vescovo della città Pietro II, ricevette da quello di Amiens alcune reliquie di s. Firmino; nel 1217 nella cattedrale esisteva un altare dedicato a lui e se ne celebrava la festa con ottava, cioè per otto giorni consecutivi, indice di solennità liturgica. La sua festa celebrata il 10 ottobre, nel 1590 fu trasferita al 7 luglio ed estesa poi a tutta la Spagna nel 1725. Nel 1657 papa Alessandro VII dichiarò san Firmino vescovo e s. Francesco Saverio, ‘patroni principali’ della città di Pamplona. Attualmente nella città d’origine, esistono due cappelle dedicate al lui, una nella cattedrale e un’altra nella chiesa di S. Lorenzo, sorta secondo la tradizione sul luogo della casa nativa di s. Firmino. La festa a Pamplona è diventata notissima nel mondo, per la corsa dei tori, il famoso “encierro”, che si svolge per le strade della città per circa 850 metri, con i tori liberi che corrono insieme a uomini abbastanza temerari, c’è sempre qualche ferito da incornata o perché travolto, con la partecipazione di una grande folla e di numerosi turisti, e che termina nell’arena. Ad Amiens in Francia il nome di s. Firmino era inserito nelle litanie medioevali dei santi, e anticamente vi erano ben cinque celebrazioni in suo onore durante l’anno, compresa il 25 settembre giorno del martirio e data in cui è inserito nel ‘Martyrologium Romanum’. Nel Medioevo fu invocato come protettore dei bottai, dei mercanti di vino, dei panettieri e contro le malattie dello scorbuto e della erisipela. Nell’arte figurativa le opere si confondono ad Amiens proprio per i due vescovi omonimi della stessa diocesi, ma quelle di s. Firmino vescovo e martire sono più facilmente identificabili a causa del suo martirio, che lo rese più celebre; infatti essendo stato decapitato, in alcune opere è raffigurato con il suo capo in mano, oppure che guarda la sua testa mozzata per terra.
Autore: Antonio Borrelli
|