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Beato Ugolino Magalotti da Fiegni Terziario francescano, eremita
Festa:
11 dicembre
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Fiegni, Macerata, inizio XIV secolo - Camerino, Macerata, 11 dicembre 1373
Ugolino, l’anacoreta dei monti Sibillini, nacque a Fiegni(Macerata), intorno ai primi anni del XIV secolo, dalla famiglia feudale dei Magalotti nel contado di Camerino. Rimasto orfano, libero di disporre della sua volontà, maturò l’idea di vendere la proprietà e si ritirò in un eremitaggio, presso Fiegni. Qui sarebbe rimasto fino alla sua morte, vivendo in unione di preghiera e di meditazione con Dio, macerandosi il corpo i cui istinti domava con astinenze e digiuni. Si dice che una temporanea dimora il beato l’abbia avuta a San Liberato, un eremo fatto costruire probabilmente da san Francesco d’Assisi sul monte Ragnolo. Per questo alcuni credono che il beato abbia professato la regola di san Francesco o fosse almeno Terziario. Ma Ugolino fu piuttosto un precorritore del Terz’Ordine francescano monastico. Operò meravigliosi interventi a favore di quanti, attratti dalla fama della sua santità, ricorrevano a lui fiduciosi. Morì l’11 dicembre 1373. Venne beatificato da Pio IX il 4 dicembre 1856.
Martirologio Romano: Nel territorio di Camerino nelle Marche, beato Ugolino Magalotti, eremita del Terz’Ordine di san Francesco.
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Il Beato Ugolino, l’anacoreta dei monti Sibillini, nacque a Fiegni, a sei chilometri da Fiastra, in provincia di Macerata, intorno ai primi anni del XIV sec. Il padre fu Malagotto III, discendente di quella nobile famiglia dei conti Malagotti, Signori di ben quattro feudi: Appennino, Poggio, Cerreto, Fiastra. Al tempo in cui venne alla luce Ugolino, i feudi erano già stati dati in cessione al comune di Camerino. Il castello di Fiegni, che pure apparteneva al feudo di Fiastra, non rientrò subito nella cessione e rimase residenza dei Malagotti, ed in questo il Beato nacque. La madre, Lucia, non sopravvisse al parto e lo lasciò orfano. Ugolino fin dall’infanzia ebbe una salda formazione spirituale, che lo portò a proseguire da solo, senza tentennamenti, il cammino della vita anche quando a tredici anni gli morì il padre. Da quel momento il giovane, libero di disporre della sua volontà, maturò l’idea di vendere la proprietà lasciatagli dal genitore in ossequio al precetto della perfezione evangelica. Così a vent’anni vendette la proprietà e si ritirò in un eremitaggio. Decisione che si era venuta maturando sempre più dallo studio delle sacre scritture, dalle quali avrebbe colto ed applicato a sé l’invito alla perfezione estraniandosi dal mondo. Non lontano da Fiegni, in un luogo fatto per la contemplazione solitaria, c’era un antico monastero benedettino, là Ugolino avrebbe potuto scegliere la sua dimora di asceta. Preferì invece ritirarsi in solitaria meditazione in una grotta presso Fiegni. Qui sarebbe rimasto fino alla sua morte, vivendo in unione di preghiera e di meditazione con Dio, macerandosi il corpo i cui istinti domava con astinenze e digiuni; contento di nutrirsi con poco pane, che forse riceveva in elemosina, con erbe e radici. Lo ristorava una sorgente, che la tradizione vuole fatta scaturire da lui stesso. Si dice che una temporanea dimora il Beato l’abbia avuta a S. Liberato, un eremo fatto costruire probabilmente da S. Francesco d’Assisi, sito sul pendio del monte Ragnolo, non lontano da Fiegni. Per questo alcuni credono che il Beato abbia professato la regola di San Francesco o fosse almeno terziario. Ma Ugolino fu piuttosto un precorritore del Terz’ Ordine francescano monastico.
Nella solitudine dell’eremo subì tentazioni ed ebbe allucinanti visioni. Si parla di apparizioni demoniache, che gli levavano il sonno e gli strappavano perfino il poco e miserabile nutrimento. Riuscì sempre vincitore da queste prove. Operò meravigliosi interventi a favore di quanti, attratti dalla fama della sua santità, ricorrevano a lui fiduciosi. Guarì un certo Pietro, zoppo fin dalla nascita e impossibilitato a camminare; restituì la vista a un tale Antonio che aveva perso un occhio nel tagliare la legna; guarì gli indemoniati.
Il Beato Ugolino rimase nell’eremo per circa trent’anni e morì nel mese di dicembre del 1373. Il trapasso avvenne nello stesso luogo dell’eremitaggio. Dopo la morte, il corpo del Beato venne portato nel vicino castello di Fiegni e collocato nella chiesa dedicata a S. Giovanni Battista.
Autore: Elisabetta Nardi
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