Jericó, Colombia, 26 maggio 1874 - Medellín, Colombia, 21 ottobre 1949
Maria Laura de Jesús Montoya y Upeguí, nata nel piccolo paese di Jericó in Colombia, rimane orfana di padre a tre anni. Mandata in collegio qualche anno dopo, sviluppa una grande passione per l’insegnamento: si diploma maestra a 19 anni. Attratta dalla vita claustrale, viene sconsigliata dall’intraprenderla da parte dei suoi direttori spirituali, a causa del suo temperamento vivace. Dopo aver scoperto le condizioni di discriminazione in cui si trovano gli indigeni colombiani, decide di fare qualcosa per loro: con un gruppo di amiche e sua madre, si dedica alla catechesi itinerante fra gli indios. Nascono così le Suore Missionarie di Maria Immacolata e di Santa Caterina da Siena, tra le quali Maria Laura professa i voti, cambiando nome in suor Laura di Santa Caterina da Siena. Muore il 21 ottobre 1949, nel villaggio di Belencito, presso Medellín. Beatificata il 25 aprile 2004, è stata canonizzata il 12 maggio 2013, prima donna colombiana a raggiungere il massimo onore degli altari.
Martirologio Romano: Nel villaggio di Belencito vicino a Medellín in Colombia, beata Laura di Santa Caterina da Siena Montoya y Upeguí, vergine, che si dedicò con grande profitto ad annunciare il Vangelo tra le popolazioni indigene ancora prive della fede in Cristo e fondò la Congregazione delle Suore Missionarie di Maria Immacolata e di Santa Caterina da Siena.
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Nasce in un piccolo paese colombiano il 26 maggio 1874 e, dato che la mamma si rifiuta di vederla prima del battesimo, la battezzano quattro ore dopo la nascita, in tutta fretta. Talmente in fretta che a papà manca il tempo di concordare con la moglie il nome da darle. È il parroco a scegliere per lei il nome di Maria Laura de Jesús: al papà stupito, che obbietta di non sapere se esista una “santa Laura”, sbrigativamente risponde che, in questo caso, la bambina avrebbe un motivo in più per farsi santa. Per il momento, però, la piccola Laura deve fare i conti con la sofferenza: non ha ancora tre anni quando suo papà muore assassinato, in quegli anni particolarmente sanguinosi della storia colombiana. Per sua fortuna ha accanto una mamma esemplarmente cristiana, che le insegna a perdonare e ogni giorno le fa recitare un “Padre nostro” per l’assassino di papà. La piccola orfana sente particolarmente “fame di affetto”, perché i nonni la accolgono, insieme alla mamma e alle sorelline, più per pietà che per amore. Non la mandano a scuola, perché la casa è troppo distante dal centro abitato ed è mamma ad insegnarle a leggere, scrivere e, soprattutto, ad amare Dio. Più grandicella, viene mandata in collegio e a sedici anni decide di diventare maestra. Studentessa-lavoratrice, per pagarsi gli studi va ad accudire gli ottanta malati del manicomio e ruba ore al sonno per studiare sui libri, presi in prestito dalla biblioteca magistrale. L’intelligenza prodigiosa di cui è dotata non solo le consente di superare brillantemente l’esame di ammissione, ma le permette anche di vincere una borsa di studio statale, grazie alla quale a 19 anni si diploma maestra. Prende con sé la mamma e per qualche anno va ad insegnare in varie scuole, giovane maestrina che non vuole soltanto insegnar nozioni ma anche trasmettere i valori cristiani. Laura, che sempre ha sentito l’attrattiva per la vita consacrata e più volte ha pensato di farsi carmelitana, viene sconsigliata a fare questo passo dai suoi stessi direttori spirituali: troppo irrequieta per un convento di clausura; troppo estroversa e dinamica per la vita contemplativa. Scopre la sua vocazione per puro caso, quando viene a conoscenza della situazione discriminata e misera in cui vivono gli indigeni colombiani. Pensare agli indios e decidere di fare qualcosa per la loro promozione umana e per la loro evangelizzazione è per lei un tutt’uno, ma non trova neppure una congregazione che voglia farsene carico. Soltanto un vescovo “sposa” la sua idea e dal niente nascono le “missionarie catechiste degli indios” che nel 1914 lasciano Medellin e raggiungono nella giungla gli indios catios. Insieme a Laura partono in quella prima spedizione la sua mamma, ormai settantenne, e alcune amiche, che abbinano all’eroismo un pizzico di follia e che dal nome della loro fondatrice, verranno poi conosciute come “Laurite”. Madre Laura di Santa Caterina da Siena (questo il suo nome da religiosa), dopo aver rivoluzionato il concetto di missione con nuovi mezzi pedagogici e nuovi metodi di evangelizzazione, trascorre i suoi ultimi nove anni sulla sedia a rotelle, sempre missionaria con il cuore e, comunque, anima della sua congregazione. Muore il 21 ottobre 1949, quando le sue suore sono ormai quasi 500 e le novizie un centinaio, a servizio di 22 popoli indigeni. Negli anni questi numeri sono più che raddoppiati e la loro presenza è segnalata in 19 stati. Madre Laura è stata proclamata beata il 25 aprile 2004 e canonizzata il 12 maggio 2013. È la prima donna colombiana ad essere dichiarata santa, avverando così, in un certo senso, la profezia del suo sbrigativo ma illuminato parroco.
Autore: Gianpiero Pettiti
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