Molto incerte sono le notizie relative a San Magno, venerato nel noto santuario sulle montagne cuneesi, nel territorio di Castelmagno. La tradizione locale identifica il santo come uno dei soldati appartenenti alla famosa legione tebea, capitanata da San Maurizio, che, scampato al massacro dei suoi commilitoni nella località del Vallese oggi nota come Sainte Maurice, si sarebbe rifugiato sui monti piemontesi. Egli avrebbe continuato la predicazione del vangelo in quelle località alpine, ove raggiunto dai persecutori testimoniò col sangue la sua fede cristiana; il suo corpo sarebbe stato poi sepolto nel luogo in cui oggi sorge la chiesa lui intitolata. Non esistono fonti, né documentarie, né archeologiche che consentano di confermare questa tradizione, comune del resto ad altri santi venerati in diverse località dell’arco alpino occidentale: San Chiaffredo a Crissolo, San Besso in Val Soana, San Tegolo ad Ivrea, San Costanzo a Villar e San Dalmazzo nell’omonimo borgo. E’ noto come l’identificazione di alcuni santi come martiri tebei, sia in realtà una tardiva operazione agiografica per conferire una certa storicità, per esigenze cultuali ed iconografiche, a personaggi dei quali nulla si conosceva,. Nel caso di San Magno è stata ipotizzata una possibile identificazione con l’omonimo monaco del monastero bavarese di Fussen, il cui culto sarebbe giunto nel Piemonte sud – occidentale ad opera dei monaci benedettini. Va però ricordato che tale identificazione non trova riscontri a livello di tradizione popolare o nell’ambito della produzione figurativa: l’iconografia locale, infatti, presenta il santo nel tipico canone di milite romano, con armatura, stendardo e palma, come si può ammirare nella statua portata in processione in occasione dell’annuale festa del santuario il 19 agosto. San Magno è invocato a protezione delle campagne e degli animali, un tempo unica fonte di sussistenza per gli abitanti delle vallate alpine. Il luogo su cui sorse il santuario in onore del presunto martire tebeo era già sede di un culto pagano, molto probabilmente dedicato al dio della guerra Marte, come farebbe supporre il ritrovamento di una piccola ara a lui dedicata e tutt’ora visibile murata nella parete posteriore della vecchia cappella. L’attuale chiesa è un’ardita costruzione realizzata tra il 1704 ed il 1716, nelle ariose forme dello stile barocco piemontese, tuttavia al suo interno ancora sono conservate tracce delle precedenti fasi dell’edificio, tra cui in particolare due cicli di affreschi: uno del XV secolo nella cappella Allemandi ed un altro del 1514, opera di Giovanni Botonieri di Cherasco, nella cappella vecchia, raffigurante episodi della Passione di Cristo ed alcuni altri martiri tebei.
Autore: Damiano Pomi
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