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San Zota Martire
Festa:
22 maggio
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XII sec.
I Bollandisti hanno pubblicato la passio di Zota tratta dal Magnum Legendarium Austriacum del sec. XII e da loro giudicata di dubbia fede. Secondo questa passio, Zota fu arrestato dal giudice Dadio, mandato appositamente dall'imperatore Massimiano, nella pentapoli africana (Cirene), allo scopo di perseguitare i cristiani. Avendo Zota rífiutato di fare sacrifici agli dèi e di riconoscerne l'autorità, fu ripetutamente sottoposto ai piú vari tormenti fino a che, sul punto di morire, esclamò: "Suscipe Domine animam meam". Per ordine del giudice il suo corpo fu seppellito in un luogo ignoto, affinché i cristiani non lo potessero onorare. Ma il vescovo Teodoro, aggiogati due buoi ad un carro e salitovi sopra di notte, chiese tra le lacrime a Gesú Cristo che gli venisse mostrato il posto in cui erano nascoste le ossa. I buoi riuscirono cosí miracolosamente a trovarle e, postisi nuovamente in cammino, si fermarono solo quando giunsero ad una villa chiamata Tribilia, non lontano da Adradianes; in questa località fu ben presto costruita una chiesa in onore del martire. A Belluno sono venerate le reliquie di s. Ioatha, patrono minore della città, col quale secondo i Bollandisti si deve identificare il nostro Zota, data la completa somiglianza fra la passio e il compendio che il Ferrari riporta a proposito del martire Ioatha.
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La figura di San Zota (Ioata, Ioathas), venerato come martire cristiano, presenta alcune complesse sfaccettature che richiedono un'analisi attenta per delineare una completa agiografia. La sua storia, tramandata da diverse fonti, è spesso soggetta a interpretazioni e identificazioni differenti, rendendo difficile una ricostruzione univoca e lineare.
La principale fonte su San Zota è la sua "Passio", pubblicata dai Bollandisti in "Analecta Bollandiana". Tuttavia, questa narrazione viene considerata di dubbia autenticità dagli stessi studiosi, che la collocano nel XII secolo e la definiscono apocrifa.
Nonostante le incertezze sulla veridicità della "Passio", essa offre comunque un resoconto dettagliato del martirio di Zota. Secondo il racconto, egli fu arrestato in Pentapoli Africana (Cirene) durante le persecuzioni cristiane dell'imperatore Massimiano. Il giudice Dadio, inviato appositamente per sopprimere i fedeli, lo catturò e lo sottopose a torture atroci per costringerlo a rinnegare la sua fede e adorare gli dei pagani. Invano, Zota resistette con incrollabile fermezza, professando la sua devozione al Dio cristiano.
Di fronte alla sua incrollabile fede, il giudice Dadio ordinò la sua esecuzione. Prima di spirare, Zota pronunciò le parole "Suscipe Domine animam meam!" ("Accogli, Signore, la mia anima!"). Il suo corpo fu gettato in un luogo segreto per impedire ai cristiani di venerarlo.
Secondo la tradizione, il vescovo Teodoro fu guidato miracolosamente al luogo di sepoltura di Zota grazie all'intervento divino. Agganciando due buoi ad un carro e pregando fervidamente, i buoi si mossero autonomamente fino a raggiungere la villa di Tribilia, vicino ad Adradianes (oggi Atri). In quel luogo fu eretta una chiesa in onore del martire.
Le reliquie di San Zota (o Ioatha, come identificato dai Bollandisti a causa della forte somiglianza tra le loro storie) sono venerate a Belluno, dove è considerato patrono minore della città. La sua festa si celebra il 22 maggio.
Autore: Franco Dieghi
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