San Gregorio, L’Aquila, 24 ottobre 1880 – La Plata, Argentina, 25 febbraio 1962
Antonina De Angelis nacque a San Gregorio, oggi frazione della città dell’Aquila, il 24 ottobre 1880. Aiutata dal suo parroco, don Samuele Tarquini, conobbe l’Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia, fondato da santa Maria Giuseppa Rossello. Nonostante le resistenze dei genitori, partì per Savona, sede della casa madre di quell’Istituto. Il 3 maggio 1905 iniziò il noviziato, cambiando nome in suor Maria Ludovica. Due anni più tardi, fu tra le suore designate a partire per l’Argentina, dove sbarcò il 4 dicembre 1907. Fu assegnata all’Ospedale dei Bambini di La Plata come cuoca, ma pochi anni dopo venne nominata amministratrice e, successivamente, Superiora della comunità religiosa. Fu attenta ai bambini malati e a quelli orfani, ma anche al personale medico. Grazie alla generosità di molti benefattori, fece ampliare l’Ospedale e promosse la costruzione di un sanatorio nella località di City Bell. Affrontò prove fisiche e morali, pregando e perdonando. All’inizio del 1962 le fu diagnosticato un tumore all’addome, che causò la sua morte il 25 febbraio dello stesso anno. È stata beatificata da san Giovanni Paolo II il 3 ottobre 2004 a Roma. La sua memoria liturgica cade il 3 ottobre, giorno anniversario della beatificazione, mentre i suoi resti mortali sono venerati nella cattedrale di Nostra Signora dei Dolori a La Plata.
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Infanzia e famiglia
Antonina De Angelis nacque il 24 ottobre 1880 a San Gregorio, oggi frazione della città dell’Aquila e diocesi di L’Aquila. Era la primogenita di Ludovico De Angelis e Santa Colaianni, umili e religiosi contadini, che la portarono al fonte battesimale lo stesso pomeriggio del giorno della sua nascita.
Come figlia maggiore, fin da bambina aiutò la madre nell’allevare gli altri sette figli nati dopo di lei. Per via di questi impegni, non riuscì a frequentare con assiduità la scuola. Ciò nonostante, imparò a leggere e scrivere recandosi a casa di una maestra.
Adolescente con un sogno nel cuore
Sia in famiglia sia in chiesa, imparò il catechismo che non smise mai d’insegnare. Un altro amore che portò sempre con sé fu la dedizione ai lavori nei campi: già adolescente aiutava il padre nei lavori agricoli e nella vendita dei prodotti.
Intanto cresceva robusta e graziosa, tanto che pretendenti al matrimonio non mancarono, anche se Antonina li rifiutò sistematicamente: nel suo animo, infatti, c’era un’inquietudine, perché avvertiva il desiderio di farsi religiosa. D’altra parte, la madre si opponeva: il suo desiderio era di vederla sposata e che le procurasse tanti nipoti.
Tra le Figlie di Nostra Signora della Misericordia
Antonina parlò della situazione col suo parroco, don Samuele Tarquini, che già l’aveva indicata come presidente dell’associazione delle Figlie di Maria attiva in parrocchia. La mise in contatto con l’Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia, fondato nel 1837 a Savona da Suor Maria Giuseppa Rossello, che peraltro era morta circa due mesi dopo la nascita di Antonina.
Nel 1903, don Samuele aveva accompagnato a Savona una sua sorella e un’altra ragazza di San Gregorio: in tal modo, poté conoscere meglio quella famiglia religiosa. Poiché i familiari di Antonina continuavano a opporsi, le fornì anche la dote.
Il 14 novembre 1904, la ragazza entrò come postulante. Il 3 maggio 1905 cominciò il Noviziato, vestendo l’abito religioso e cambiando nome in suor Maria Ludovica. Un anno esatto dopo emise i voti perpetui. I suoi genitori erano assenti, ma non don Samuele, col quale Suor M. Ludovica condivise la gioia di quel momento.
Partenza per l’Argentina
Nel 1907 fu designata per la partenza missionaria in Argentina, dove il suo Istituto era sbarcato nel 1875. Il 14 novembre 1907, dunque, s’imbarcò a Genova, insieme a quattro consorelle e a molti emigranti. Raggiunse Buenos Aires e si soffermò con le consorelle già in missione in quella città fin dopo il Natale.
Poi si trasferì a La Plata, nel piccolo Ospedale dei Bambini, che consisteva a quel tempo in due sale in legno, circondate da una recinzione di filo spinato. Venne assegnata alla cucina e alla dispensa, dato che per la sua scarsa istruzione non poteva essere né infermiera, né maestra.
Un’accorta amministratrice
S’impegnò a gestire il suo compito in modo così perfetto che il dottor Carlos S. Cometto la propose come amministratrice, carica che mantenne fino ai suoi ultimi giorni. L’amministrazione dell’Ospedale fu il campo della sua santificazione.
Ogni giorno suor Maria Ludovica era in contatto con i fornitori. Si occupava del controllo delle merci, di disporre il cibo per i bambini ammalati, di supervisionare le pulizie. Era inoltre attenta a evitare sprechi. Infine, era costantemente impegnata nell’incoraggiare i componenti del personale dell’Ospedale a svolgere i loro compiti con responsabilità e sollecitudine.
Superiora della comunità religiosa
Nel 1909 il dottor Cometto, insieme ad altri medici, domandò alla Madre Provinciale che suor Maria Ludovica assumesse l’incarico di Superiora della comunità dell’ospedale, grazie alle sue doti non comuni di prudenza e direzione. La Madre Provinciale fu d’accordo, ma non lo era la diretta interessata, che solo dopo molte insistenze accettò.
Subito dopo aver assunto l’incarico, suor Ludovica lottò per ampliare l’Ospedale, dotandolo di attrezzature moderne e di personale qualificato, stimolando il contributo di tanti benefattori. Fondò inoltre il sanatorio Solarium di Punta Magotes a Mar del Plata, per assistere i bambini affetti da tubercolosi e da altre malattie respiratorie.
Altre strutture per i bambini malati
Desiderando che ai bambini non mancasse nulla, con l’aiuto della Provvidenza acquistò alcuni ettari di terreno a City Bell, distante circa otto chilometri da La Plata. Fece costruire una fattoria e istituì un centro di produzione di prodotti freschi per i bambini: frutta, verdure, latte, farinacei. Era anche compreso un centro di spiritualità con una chiesa, poi elevata a parrocchia e diventata luogo di catechesi e missioni popolari.
Suor Maria Ludovica si occupò dei bambini orfani e abbandonati, allevandoli ed educandoli, trasformando l’ospedale in un focolare e in una scuola. In tutte le occasioni in cui riuscì a tornare in Italia, compresa quella della canonizzazione della sua fondatrice, nel 1949, approfittò per raccogliere materiale sanitario e per documentarsi sulle conoscenze più aggiornate in campo medico.
Prove nello spirito e nel corpo
Angosciata da incomprensioni e calunnie, suor Maria Ludovica le affrontò con il silenzio, il perdono e la preghiera. A questo si aggiungevano i suoi problemi di salute: soffrì per molti anni dei postumi di una malattia renale acuta, che nel 1935 le causò l’asportazione di un rene, ipertensione alta ed edemi polmonari.
L’insonnia l’accompagnò per buona parte della sua vita, ma lei occupava le ore notturne con la preghiera e con il cucire arredi liturgici per le varie cappelle, oppure girava per le sale di degenza a controllare i piccoli pazienti.
La morte
All’inizio del 1962 le si manifestò un tumore all’addome. Suor Maria Ludovica accettò con profonda pace la volontà di Dio, dicendo spesso: «Dio lo vuole! Lui sa quello che fa! Sia fatta la Sua volontà!». Il 25 febbraio 1962 morì a La Plata, nell’Ospedale dei Bambini, che aveva guidato con energia e amore per cinquantaquattro anni, circondata dall’affetto e dalla riconoscenza della popolazione. Il suo motto più incisivo era stato: «Fare del bene a tutti, non importa a chi».
Dopo la sua morte, su disposizione del Ministero della Sanità argentino, l’Ospedale venne intitolato “Superiora suor Maria Ludovica”. L’intitolazione avrebbe dovuto avvenire già nel 1951, ma lei si era opposta, affermando che altrimenti sarebbe tornata in Italia.
La causa di beatificazione fino al decreto sulle virtù eroiche
La fama di santità di suor Maria Ludovica non venne meno nel tempo. Nel 1985, oltre vent’anni dopo la sua morte, si mossero i primi passi per l’avvio della sua causa di beatificazione e canonizzazione, in seguito alle notizie di grazie, attribuite alla sua intercessione, che molti fedeli riferirono a suor Emilia Paternosto, superiora dell’Ospedale dei Bambini.
L’inchiesta diocesana della sua causa, ottenuto il nulla osta dalla Santa Sede il 17 dicembre 1987, si svolse nella diocesi di La Plata a partire dal 28 ottobre 1987. Il 26 giugno 1992 gli atti dell’inchiesta ottennero il decreto di convalida.
La “Positio super virtutibus”, consegnata nel 1993, fu esaminata dai Consultori Teologi della Congregazione delle Cause dei Santi il 2 ottobre 2001. Il 6 novembre successivo, anche i cardinali e i vescovi membri della stessa Congregazione diedero il proprio parere positivo circa l’esercizio delle virtù cristiane in grado eroico da parte di suor Maria Ludovica. Il 20 dicembre 2001, quindi, il Papa san Giovanni Paolo II autorizzò la promulgazione del decreto con cui veniva dichiarata Venerabile.
Il miracolo per la beatificazione
Come presunto miracolo per ottenere la sua beatificazione fu preso in esame il caso di Antonella Cristelli, una bambina nata nel maggio 1988 a La Plata, che presentava paresi agli arti e gravi malformazioni vescico-uretali inferiori.
Quando ebbe nove mesi, fu portata sulla tomba di suor Maria Ludovica: lì, per la prima volta, riuscì a mettersi in piedi da sola. Da allora migliorò rapidamente: a venti mesi dalla nascita cominciò a camminare e, successivamente, si riscontrò che la sua vescica si era ricostituita senza intervento chirurgico.
L’approvazione del miracolo e la beatificazione
Il decreto di convalida dell’inchiesta diocesana sul miracolo fu emesso il 23 novembre 2001. La Consulta Medica della Congregazione delle Cause dei Santi, il 13 febbraio 2003, si pronunciò a favore dell’impossibilità di spiegare scientificamente l’accaduto. Il 30 maggio dello stesso anno, i Consultori Teologi confermarono il nesso tra l’asserita guarigione e l’intercessione di suor Maria Ludovica, ratificata dai cardinali e dai vescovi della stessa Congregazione il 18 novembre successivo.
Infine, il 20 dicembre 2003, due anni dopo il decreto sulle virtù eroiche, san Giovanni Paolo II autorizzò anche quello relativo al miracolo, aprendo la via alla beatificazione di suor Maria Ludovica. Lo stesso Pontefice presiedette l’Eucaristia con il rito della beatificazione (oltre a lei, vennero elevati agli altari quattro Beati) il 3 ottobre 2004, in piazza San Pietro a Roma.
Il culto
Il Martirologio Romano commemora la Beata Maria Ludovica De Angelis il 25 febbraio, giorno della sua nascita al Cielo. Le Figlie di Nostra Signora della Misericordia la ricordano anche il 3 ottobre, giorno anniversario della sua beatificazione.
I suoi resti mortali sono venerati in una cappella della cattedrale di Nostra Signora dei Dolori a La Plata, ma una sua reliquia è stata collocata a Savona, nella cappella della Casa generalizia delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia. Sempre a La Plata, nel 2011, è stata intitolata a lei una parrocchia.
Autori: Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini
Nascere poveri non è una sfortuna. La storia dei santi insegna che avere umili origini non significa essere perdenti per tutta la vita, anzi. L’infanzia vissuta nelle ristrettezze fortifica il carattere, fa apprezzare il valore delle piccole cose che possono dare felicità: un buon pranzo, il caldo di un fuoco scoppiettante, una palla per giocare, un libro, un amico, mamma e papà che si vogliono bene. Per diventare “giganti” è importante avere genitori che insegnano a diventare bravi cittadini, rispettosi delle regole del vivere civile, ma anche caritatevoli verso i più deboli e i bisognosi. Per imparare che la vera ricchezza non si trova nei beni che si possiedono, piuttosto nel talento che ognuno di noi può donare agli altri per rendere il mondo migliore.
Questa è la storia di Antonina De Angelis nata nel 1880 in Abruzzo, a San Gregorio (L’Aquila), in una famiglia di poveri contadini ma profondamente religiosi. Prima di otto figli, Antonina aiuta la mamma ad accudire la casa e i fratellini, e il papà a coltivare i campi. Frequenta il catechismo e, grazie alle lezioni che le impartisce in casa una maestra, impara un po’ a leggere e a scrivere.
La mamma desidera vedere la figlia sposata. Ma la ragazzina è inquieta e sente che la sua strada non è quella di formarsi una famiglia. Antonina entra a far parte delle Suore della Misericordia a Savona dove le indicano la sua missione: partire per l’Argentina. Un ospedale pediatrico ha bisogno della sua assistenza. Antonina, diventata suora, si fa chiamare Maria Ludovica e, con la gioia nel cuore, nel 1907 s’imbarca a Genova assieme a tanti emigranti.
Arriva a Buenos Aires e poi raggiunge La Plata. Due stanzette di legno sono i miseri spazi a disposizione per i bambini malati. La giovane suora è addetta alla cucina. La sua modesta cultura non le permette di essere infermiera, né maestra. Tuttavia è talmente brava da essere ben presto nominata amministratrice. Grazie alla beneficenza di persone facoltose, le due stanzette diventano un ospedale pediatrico all’avanguardia, con annesso orfanotrofio, scuola e una chiesa. Suor Maria Ludovica acquista anche una fattoria che rifornisce l’Ospedale de Niños (“l’Ospedale dei bambini”) di cibo fresco: frutta, verdura, farina e latte. Madre Maria Ludovica, “l’Angelo dei bambini malati”, muore a La Plata nel 1962. Tutti ricordano il suo motto: «fare del bene a tutti, non importa a chi».
Autore: Mariella Lentini
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