Con il titolo di Santi Emeritensi, sono conosciuti cinque vescovi dei secoli VI-VII della città di Mérida (prov. Badajoz) nell’Estremadura, la cui vita fu descritta verso il 640 da un diacono della stessa diocesi, in un opera dal titolo “Vita SS. Patrum Emeritensium”; i loro nomi sono Pablo, Fedele, Masona, Innocenzo, Renovato. I loro corpi erano sepolti tutti in una sola tomba nella chiesa di S. Eulalia, vicino al sepolcro della santa, ed erano invocati da molti fedeli che riacquistavano la salute. Non c’è un culto ufficiale, anche se più tardi i loro nomi compaiono in messali, calendari, elenchi di reliquie, breviari, orazioni, ecc. dei monasteri di S. Millán de la Cogolla e S. Domingo de Silos, dove venivano celebrati insieme o a gruppi. Masona o Mausona è stato classificato un “pilastro della Chiesa di Spagna” e certamente è un personaggio molto rappresentativo della sua epoca. Di origine gota, venne educato presso la chiesa di S. Eulalia di Mérida; nel 573 fu eletto vescovo della città succedendo a s. Fedele. Fin dall’inizio del suo episcopato, favorì il sorgere di monasteri e chiese, costruì un ospedale ben fornito con medici e infermieri, che avevano l’incarico di girare in città ricoverando ogni ammalato; fu famoso per la sua generosità nelle elemosine. Durante la persecuzione scatenata dal re ariano Leovigildo contro i cattolici, il vescovo Masona fu incrollabile nel difendere la fede; gli fu contrapposto a Mérida un vescovo ariano Sunna, che non riuscì a scalfire il prestigio del vescovo cattolico, anzi diede l’occasione di mostrare tutta la profondità della sua scienza e virtù. Masona fu in seguito mandato in esilio, che sopportò e soffrì coraggiosamente, finché il re Leovigildo punito da s. Eulalia, gli permise di ritornare alla sua sede, nel frattempo occupata dallo pseudo-vescovo Nepopis poi fatto fuggire. Morto il re, poté partecipare al terzo Concilio di Toledo del 589, dove venne ufficialmente proclamata la conversione dei Visigoti al cattolicesimo. Partecipò anche al Sinodo di Toledo del 597; scampò a due attentati ispirati da Sunna. Ormai vecchio e stanco, delegò alcune funzioni all’arcidiacono Eleuterio per il governo della diocesi, ma dopo un po’ fu costretto a riprendersi le deleghe, visto le prevaricazioni dell’arcidiacono che ambiva alla successione. Morì verso il 606, anno in cui s. Isidoro gli scrisse una lettera considerata certa.
Autore: Antonio Borrelli
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