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Beata Jutta (Giuditta) di Sangerhausen Vedova
Festa:
6 maggio
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Sangerhausen, Turingia, XIII sec. – Kulmsee, Prussia, 6 maggio 1255
Figura di singolare levatura storica e spirituale, patrona della Prussia, nacque agli inizi del XIII secolo in Turingia. Sin da fanciulla favorita da grazie divine, dopo una visione scelse la vita matrimoniale, divenendo sposa esemplare. Rimasta vedova, si dedicò con fervore alla preghiera e alla cura dei lebbrosi, raggiungendo in quest'opera un'eroica dedizione. La sua missione in Prussia Orientale, all'epoca feudo dell'Ordine Teutonico, assume un particolare interesse storico-culturale: qui si sacrificò nella solitudine e nella preghiera per le popolazioni da poco convertite, confortandole e assistendole anche nelle malattie più ripugnanti. La sua presenza, originaria della Turingia, offre spunti di studio sulle relazioni tra i due Stati dell'epoca. La data della sua morte, avvenuta presumibilmente a Kulmsee il 6 maggio 1255, è incerta. Il culto per la Beata, approvato subito dopo la sua morte dal vescovo di Kulmsee, si attenuò nel tempo, ma venne ripreso nel XVII secolo.
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La beata Jutta (in ital. Giuditta) è la patrona della Prussia (regione storica della Germania settentrionale). Nacque nei pressi di Sangerhausen in Turingia, verso gli inizi del XIII secolo e la più antica ‘Vita’ della beata Jutta, fu compilata nella prima metà del Seicento dal gesuita padre Federico Schembek e scritta in lingua polacca; l’autore consultò costantemente una documentazione canonica su santa Jutta, redatta nel 1275, quindi quasi contemporanea.
La vita si può così riassumere; sin dalla prima fanciullezza Jutta fu favorita da speciali grazie divine, poi illuminata da una visione straordinaria scelse la vita matrimoniale, divenendo sposa esemplare di un cavaliere al seguito del langravio Enrico di Raspe.
Purtroppo dopo qualche anno, il marito morì durante un pellegrinaggio in Terra Santa; rimasta vedova poté dedicarsi con maggiore zelo alla preghiera e specialmente alla cura dei lebbrosi, attività in cui raggiunse forme eroiche.
La missione di Jutta nella Prussia Orientale, che allora era da poco feudo dell’Ordine Teutonico, prende un particolare interesse storico-culturale; qui si sacrificò nella solitudine e nella preghiera per quelle popolazioni da poco convertite, confortando e assistendo i neofiti, curandoli anche nelle malattie più ripugnanti.
La presenza in Prussia di Jutta originaria della Turingia, è per gli studiosi interessante argomento per studiare le relazioni tra i due Stati dell’epoca.
È un po’ incerta la data della sua morte, avvenuta presumibilmente a Kulmsee (Prussia) il 6 maggio 1255, vigilia dell’Ascensione.
Il vescovo di Kulmsee, approvò subito dopo la morte il culto di Jutta; il clero locale nel 1275 inviò a Roma una regolare Informazione Canonica per il riconoscimento ufficiale di una canonizzazione che sembra però mai avvenuta.
Il culto per la beata si attenuò con il passare del tempo, ma venne ripreso nel 1636 per opera del vescovo Giovanni Lipski, il quale il 15 dicembre del 1637, fece una ricognizione canonica della tomba della beata esistente nella cattedrale di Kulmsee, ma i resti mortali di Jutta non furono trovati.
Nei pressi del sepolcro, ancora nel XVII secolo esisteva un’antica pittura, sotto la quale una scritta riportava la proclamazione di s. Jutta a Patrona della Prussia.
Autore: Antonio Borrelli
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