m. Abbazia di San Godendo (Romagna), 1009
Sant’Arduino di Rimini fu mirabile esempio della validità dei sacramenti ai fini della salvezza, anche se amministrati da persone indegne, come il vescovo simoniaco da cui ricevette l’ordinazione presbiterale. Morì nel 1009 nell’abbazia di San Godendo, dove si era ritirato con il suo maestro Venerio, e fu subito venerato come santo benedettino, anche se pare non vestì mai ufficialmente l’abito di tale ordine.
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San Pier Damiani, qualora si trovava a dover dimostrare la validità e l’efficacia dei sacramenti anche se amministrati da sacerdoti e prelati indegni, soleva citare l’esempio di Arduino di Rimini, morto da alcuni decenni, il cui ricordo era però ancora ben vivo in tutta la Romagna. Arduino, infatti, aveva ricevuto l’ordinazione presbiterale dal vescovo di Rimini Uberto, noto simoniaco, che aveva acquistato la sua carica in cambio d’oro. Eppure, l’ordinazione da parte di questo indegno prelato non impedì ad Arduino di vivere in modo esemplare e di morire in odore di santità. Pier Damiani, grande oppositore contro la simonia, poteva dunque trarre da ciò argomenti in favore alla sua tesi, cioè che l’efficacia dei sacramenti non dipende dai meriti di chi li amministra concretamente, bensì deriva dagli infiniti meriti del Cristo. Arduino era nato a Rimini verso la metà del X secolo ed era stato discepolo del rettore della chiesa di San Gregorio, Venerio. Spinti dal desiderio di raggiungere un maggiore grado di perfezione e di santità, maestro e discepolo si trasferirono nella piana ravennate, trovando rifugio nella solitaria chiesa di Sant’Apollinare in Classe, oggi famosa per la sua luminosa architettura ed ancor di più per i preziosi mosaici bizantini che custodisce. Il ricordo di Arduino che si tramandò nel tempo lo dipinge quale zelante sacerdote, raro caso in quel tempo di celebrazione quotidiana dell’Eucaristia. Il suo mirabile esempio poté così rivelarsi edificante per il clero ed il popolo, nonostante tale comportamento sarebbe oggi normale per ogni sacerdote. Era solito insegnare, ammonire e combattere la corruzione, senza paura di suscitare l’ira dei potenti. Devolveva regolarmente le elemosine ai più bisognosi, accontentandosi di sopravvivere con i pochi avanzi rimanenti. Essendo anch’egli un uomo, veniva spesso a trovarsi nella morsa delle tentazioni e, per vincerle, soleva rotolarsi nudo tra le ortiche. Quando Venerio fu ormai anziano, Arduino gli consigliò di accettare la carica di abate di San Godendo e ne divenne così un utile e fedele aiutante. Tale abbazia è sita oltre lo spartiacque appenninico, sulle pendici del monte Falterona, lungo la strada che collega la Valle dell’Arno a Forlì, attraversando il valico del Muraglione. Oggi è ce¬lebre per la bella chiesa romanica e per i ricordi di Dante relativi ai primi anni di esi¬lio. Ma già mille anni or sono l’abbazia di San Godendo era un importante centro di spiritualità benedettina, attivo in campo manuale, spirituale, intellettuale e sociale. In questo contesto nel 1009 morì Sant’Arduino di Rimini, subito venerato come santo benedettino, anche se pare non vestì mai ufficialmente l’abito di tale ordine.
Autore: Fabio Arduino
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