Giovanna Meneghini era figlia dei pastori Stefano e Teresa, abitanti a Grigno (Trento) in località detta ‘Colle dei Meneghini’, ma nacque in una stalla, nel cuore della notte, a Bolzano Vicentino il 23 maggio 1868, mentre i genitori ritornavano con il gregge al loro paese. Trascorse i primi anni con i genitori, poi verso i quattro anni fu condotta a Breganze e affidata alle cure degli zii Baggio, al fine di assicurarle un esistenza più stabile e adatta alla sua giovane età. Il piccolo paese di Breganze, situato nell’Alto Vicentino, alle pendici delle Prealpi Venete, era considerato allora feudo dei tre fratelli monsignori Scotton, molto noti per la loro intransigenza contro il modernismo, sull’esempio del pensiero di papa Pio IX. Crebbe con gli zii, coltivando in sé la vocazione che avvertiva per una vita consacrata e a 17 anni avutane la certezza, volle rispondere con decisione intuendo in una visione interiore, la strada per attuarla: fondare una nuova famiglia religiosa. Ma per realizzare ciò sarebbero trascorsi anni di preghiera, sofferenza, meditazione e operoso lavoro dello Spirito Santo. Intanto il 1° giugno 1890 a 22 anni, su invito del suo direttore spirituale mons. Andrea Scotton, arciprete di Breganze, Giovanna aderì alla nascente Compagnia di S. Orsola, secondo la regola dettata dalla fondatrice sant’Angela Merici (1470-1540). Le compagne la vollero responsabile del gruppo e incominciò così la sua vita consacrata nel mondo, senza lasciare la propria casa e il lavoro, mettendosi in ascolto della volontà di Dio per attuare il suo desiderio di fondazione. A 30 anni nel 1898, i monsignori Scotton la presero come direttrice del laboratorio femminile di paramenti sacri della loro complessa azienda e come aiuto nell’ufficio spedizioni del settimanale “La riscossa”, periodico d’intransigenza cattolica contro il modernismo, che era diretto e stampato dagli stessi Scotton. Con questa attività che l’impegnava molto, ebbe l’opportunità di conoscere le giovani operaie delle quali divenne animatrice e guida spirituale; nel 1905 con alcune compagne Orsoline, organizzò una piccola scuola artigianale per bambine e adolescenti, per toglierle dall’abbandono in cui vivevano. Poi incoraggiata anche dal gesuita padre Maffeo Franzini, il 6 gennaio 1907 prese in affitto una piccola casa poco distante da dove lavorava e iniziò in silenzio e umiltà la fondazione di una piccola comunità religiosa, con la regola di s. Angela Merici che già professava personalmente. Gli scopi della fondazione da lei indicati furono: “perfetto dono di sé stesse e infaticabile zelo per la salvezza delle anime”, inoltre la “salvezza e santificazione della classe popolare femminile”. Per i suoi impegni in tipografia e per non suscitare l’opposizione dei monsignori, Giovanna Meneghini poté unirsi alle consorelle solo il 3 agosto 1910; per l’approvazione diocesana della nuova Istituzione delle “Suore Orsoline” di Breganze, si dovette aspettare il 16 luglio 1913, a causa di equivoci scaturiti per la contemporanea successione dei due vescovi di Vicenza, mons. Feruglio e mons. Rodolfi. Quando ci fu l’approvazione canonica in Congregazione religiosa, presero il nome di “Suore Orsoline del Sacro Cuore di Maria”; la Prima Guerra Mondiale, l’incomprensione di alcuni ecclesiastici che portò ad un momentaneo scioglimento della comunità, procurarono a madre Giovanna Meneghini sofferenze e prove durissime, che con l’aiuto di Dio riuscì a superare. Operando in obbedienza e dedizione, fu animatrice e maestra spirituale delle giovani e consigliera efficace di molti; trasfigurata interiormente dalla Grazia ma anche stremata nel fisico per una grave malattia che l’affliggeva da qualche anno, morì a Breganze il 2 marzo 1918. Il vescovo di Vicenza, mons. Pietro Nonis, aprì il processo diocesano per la sua beatificazione il 9 marzo 1997, con il nulla osta della Congregazione delle Cause dei Santi, concessa il 2 dicembre 1996.
Autore: Antonio Borrelli
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