Voghera (Pavia), 14 maggio 1842 – Pisa, 5 maggio 1916
Carlo Felice nacque il 14 maggio 1842. A 15 anni è già studente di matematica e ingegneria all'università di Torino dove conseguì la laurea nel 1862.
Dal 1860 è allievo dell'Accademia Militare di Torino. Il 17 maggio di quell'anno si arruolò volontario nell'esercito del re; nel marzo 1861 fu sottotenente di artiglieria addetto allo Stato Maggiore; il 21 aprile 1862 fu promosso a luogotenente di artiglieria e il 19 giugno 1866 a capitano.
Nel 1866 prese parte alla guerra di indipendenza contro l'Austria e nel 1870 fu applicato alla direzione del polverificio di Fossano (Cuneo), di cui nel 1871 fu nominato direttore.
Quando il Prinetti entrò in Congregazione il 15 dicembre 1873, dopo la conoscenza fatta del missionario P. Paolo Abbona, aveva 31 anni. Espletato il noviziato a Nizza, emise la Professione Religiosa il 6 gennaio 1875, e appena due anni dopo, il 23 dicembre 1876, venne ordinato Sacerdote. Nel mese di agosto del 1881 è a Cagliari al seguito di Mons. Berchialla che fu nominato da Leone XIII° Arcivescovo di quella città.
Il Prinetti non fu solo segretario dell'Arcivescovo e suo primo collaboratore, ma fu anche direttore del seminario diocesano e del giornale diocesano e venne incaricato di delicati affari della diocesi. Ancora, nello stesso anno (1881) radunò il primo nucleo di quello che in seguito diventerà l'Istituto delle Suore "Figlie di S. Giuseppe".
Dopo la morte di Mons. Berchialla nel 1894 il Prinetti viene destinato al collegio di Giaveno, casa di formazione della Congregazione, impostando un serio programma di studi e di preparazione per i futuri Oblati.
Da subito si rende conto che il suo lavoro non porterà alcun frutto, se non si pone mano ad una riforma di tutta la Congregazione. Per raggiungere questo obiettivo con i suoi più stretti collaboratori chiede ed ottiene dalla Santa Sede la nomina di un visitatore apostolico. A Giaveno rimarrà fino al 1903, praticamente fino alla chiusura della casa, necessaria per le lesioni subite per lo scoppio di una vicina polveriera. Dopo Giaveno per tre anni resse la Chiesa di S. Francesco in Torino, fino al suo trasferimento a Pisa nel 1906, dove darà vita a "una Casa destinata alle Missioni Popolari, agli Esercizi al clero e alle organizzazioni sociali in Pisa. Così il Prinetti si dedicò alla predicazione e agli Esercizi e si prese cura anche della formazione del clero.
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In un suo articolo, il noto scrittore Paolo Risso, l’ha paragonato a quegli ardimentosi, che risalgono contro corrente la vita di questo mondo, impegnati per un ideale, per un grande amore, non importandosi delle mode del tempo.
Il sacerdote Felice Prinetti nacque il 14 maggio 1842 a Voghera (Pavia), diocesi di Tortona, terzo dei sei figli dei nobili Francesco Prinetti e Serafina Pedevilla, che gli diedero un’ottima educazione cristiana.
Dopo i primi studi nella natia Voghera, nel 1857 si iscrisse all’Università di Torino, laureandosi come ingegnere nel 1864, nel contempo a 18 anni nel 1860, entrò nella Regia Accademia Militare di Torino, dove nel 1862 raggiunse il grado di sottotenente di artiglieria e nel 1866 quello di capitano.
Si arruolò come volontario nell’esercito del re di Sardegna, prendendo parte alla III Guerra d’Indipendenza contro l’Austria.
Nel 1870 fu assegnato al Polverificio di Fossano, in provincia di Cuneo, del quale l’anno successivo divenne direttore, poi addetto alla Stato Maggiore Generale e al Ministero della Difesa del nuovo Regno d’Italia.
Cattolico tutto d’un pezzo, visse con coerenza quel difficile periodo di grande contrasto fra il papa Pio IX e il nascente Regno Italiano, con l’abolizione dello Stato Pontificio e lo scatenarsi della Massoneria anticlericale e fu in quegli anni, che rimproverato da un collega ufficiale per il suo accompagnare a Torino, un sacerdote che portava la Comunione ad un moribondo, il capitano Felice Prinetti reagì con fierezza, venendo sfidato a duello dal collega, a cui da buon cattolico, Prinetti non poté aderire, contro le consuetudini di allora.
Intanto in lui si andava rafforzando l’intenzione di lasciare l’ambiente militare, allora anticlericale e massonico, e ‘arruolarsi’ invece fra i soldati di Cristo.
Nell’ottobre 1873 giunse al Polverificio di Fossano, il padre Paolo Abbona, degli Oblati di Maria Vergine, Congregazione fondata dal ven. Pio Bruno Lanteri (1759-1830) che accompagnava una missione della Birmania a conoscere le organizzazioni militari europee, per poi impiantarle in terra birmana.
Il missionario padre Abbona, propose allora al capitano Felice Prinetti, di recarsi in Birmania ad organizzare insieme ad altri ufficiali, l’esercito di quel Paese e segnatamente il Polverificio di Magdallé.
Felice Prinetti accettò, ma con uno spirito missionario più che militare, infatti il 23 novembre 1873 lasciò l’esercito e il 15 dicembre domandò di entrare nella Congregazione degli Oblati di Maria Vergine, la stessa di padre Abbona, entrando nel Noviziato di Nizza Marittima.
Il 1° gennaio 1874 ne indossò l’abito, il 16 gennaio 1875 fece la sua professione religiosa e il 23 dicembre 1876 venne ordinato sacerdote; era il terzo figlio dei Prinetti a diventarlo.
Ma il suo campo d’apostolato non fu la Birmania, che avrebbe voluto raggiungere al seguito di padre Abbona; invece i suoi superiori gli affidarono il compito d’insegnare matematica e fisica ai novizi di Nizza Marittima.
Il padre oblato Vincenzo Berchialla fu nel 1881 nominato arcivescovo di Cagliari e si scelse come segretario padre Felice Prinetti che lo seguì in Sardegna, dove fu un attivo collaboratore del vescovo, Rettore del Seminario, direttore dell’ufficio amministrativo, redattore del periodico cattolico “Il Risveglio”, confessore e direttore spirituale molto ricercato.
Venute meno le Suore Cottolenghine, che lavoravano nel Seminario, ebbe l’ispirazione di dare vita ad una congregazione religiosa femminile; donne riunite intorno ad una giovane vedova Eugenia Montisci, che volessero dedicarsi al servizio della Chiesa e del Signore.
Nacquero così il 20 settembre 1888 le “Figlie di S. Giuseppe”; per “consolare e aiutare ogni classe di persone e aprire il cuore e la porta possibilmente ad ogni pena e miseria che possa essere nel mondo”.
Dopo un anno, aprì una Casa a Genoni nella diocesi di Oristano e nel 1894 la Congregazione ebbe l’approvazione diocesana di Cagliari.
Dopo la morte di mons. Berchialla avvenuta il 13 ottobre 1892, il nuovo arcivescovo di Cagliari lo trattenne per qualche tempo nell’isola; poi subentrarono delle avversioni così aspre, come spesso capita ai santi, che consigliarono il suo rientro in Piemonte.
Il 19 dicembre 1894 giunse a Giaveno (Torino) come rettore degli aspiranti Oblati, ricoprì la carica fino al 1903; senza trascurare la guida delle sue suore che mantenne con le lettere e con le visite annuali; dal 1903 al 1906 resse la chiesa di S. Francesco d’Assisi in Torino.
Nel frattempo il vescovo di Oristano mons. Zunnui, il 24 ottobre 1895 confermò l’erezione canonica delle ‘Figlie di S. Giuseppe’ e così la Casa di Genoni divenne la loro Casa Madre.
Don Felice fu in questi delicati compiti un educatore dolce ed energico, uomo di fede e di scienza, confessore e guida di anime, sempre unito a Gesù, leggeva nell’intimo e compiva azioni che avevano del miracoloso.
Diceva: “Gesù è infinitamente buono. C’è tanto da fare per Lui, per salvargli le anime. Le forze mancano ma siamo beati perché crediamo e soffriamo per Lui”.
Nel settembre 1906 per le sue buone relazioni, fu invitato dal card. Pietro Maffi, ad aprire a Pisa, presso la chiesa di San Jacopo all’Orticaia o alle Piaggie, una Casa degli Oblati di Maria Vergine, di cui padre Felice ne divenne il direttore.
Per la sua intensa opera pastorale, il centro di Piaggie divenne un fulcro di vita spirituale; nonostante l’ambiente fosse pieno di anticlericali, anarchici, rossi, don Felice andando come al solito contro corrente, armato solo della carità di Cristo, iniziò la rigenerazione del borgo, tra attentati, incendi dolosi, colpi di pistola, sommosse.
Questa fase finale della sua operosa vita, lo vide impegnato in una faticosa e logorante spola, fra le sue suore rimaste sole in Sardegna e le opere pastorali d’avanguardia a Pisa.
Istituì, la Compagnia della S. Famiglia; il Circolo Aurora per la gioventù femminile, il Circolo Avvenire per gli uomini; la Biblioteca Circolante; la Cassa Malati; la Cassa depositi e prestiti; l’Unione agricola dei mezzadri; la Conferenza di S. Vincenzo de’ Paoli per i poveri, la Scuola di lavoro per le ragazze, l’Oratorio S. Tarcisio per i ragazzi, l’Associazione Maestri Cattolici, l’Associazione della Dottrina Cristiana, la Federazione Universitari cattolici, la Lega Cattolica del Lavoro per i ceramisti, ecc.
Fece sorgere con il ven. Giuseppe Toniolo (1845-1918) una scuola di Sociologia, la prima in Italia; quando il cardinale Maffi andò in visita a San Jacopo, stentò a credere ai propri occhi, tanto fu la trasformazione di quel Borgo, grazie al suo proficuo e prolifico apostolato.
Scrisse anche varie opere di cui alcune pubblicate; venne colpito da un improvviso infarto il 5 maggio 1916 a Pisa, cadendo come un soldato sul campo.
La causa per la sua beatificazione, autorizzata il 26 febbraio 1982 è attualmente in avanzata fase finale.
Autore: Antonio Borrelli
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