II secolo
Martirologio Romano: Commemorazione di san Zaccheo, vescovo, che si tramanda abbia retto la Chiesa di Gerusalemme quarto dopo san Giacomo, fratello del Signore.
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Il Martirologio Romano riporta solo due santi di nome Zaccheo, uno vescovo di Gerusalemme con festa al 23 agosto e l’altro martire di Cesarea di Palestina insieme a s. Alfio con festa al 17 novembre. S. Zaccheo vescovo, è riportato da Eusebio (265-340) vescovo di Cesarea e storico delle origini della Chiesa, che nella sua “Historia Ecclesiastica” enumera i nomi dei primi quattro vescovi di Gerusalemme e cioè s. Giacomo il Minore apostolo, s. Simeone, Giusto e s. Zaccheo. Quindi s. Zaccheo fu il quarto vescovo di Gerusalemme e vissuto nel II secolo. Purtroppo di lui non si sa altro; l’agiografo Adone († 875) fu il primo ad inserirlo nel suo ‘Martirologio’, dal quale passò in quello di Usuardo († 877) e da questi nel ‘Martirologio Romano’, compilato dal card. Cesare Baronio nel XVI secolo.
Ma c’è un terzo s. Zaccheo detto il Pubblicano, figura evangelica che per la verità è ricordato più in Oriente che dai Latini, il 20 agosto e in altre date; la Chiesa Copta il 20 aprile; i Bizantini la 32ª domenica dopo Pentecoste; nel Martirologio di Rabban Sliba è ricordato il 27 agosto come vescovo di Cesarea; non è menzionato nel Martirologio Romano. In Francia una tradizione leggendaria, lo fa giungere dalla Palestina a Roc Amadour come sposo della Veronica e venerato sotto il nome di Amadoro il 20 agosto. Zaccheo era il ricco capo dei pubblicani, cioè dei gabellieri che avevano l’incarico di esattori delle tasse a Gerico e nonostante fosse ebreo, per questa sua attività al servizio dei Romani, era disprezzato dai connazionali. Quando Gesù passò per Gerico, Zaccheo che era basso di statura, per poterlo vedere salì su un albero di sicomoro. Il Maestro lo vide, lo invitò a scendere e gli chiese di ospitarlo nella sua casa, nonostante il mormorio di disapprovazione dei presenti. Da quell’incontro nella casa di Zaccheo il Pubblicano, Gesù ottenne da lui la promessa che avrebbe distribuita la metà dei propri beni ai poveri e se avesse frodato qualcuno, avrebbe restituito il quadruplo di quanto estorto. Al di fuori di questo racconto evangelico, non si sa altro; tutto il resto è leggenda, come la qualifica di vescovo di Cesarea di Palestina, il suo sbarco in Francia, il matrimonio con la Veronica, l’identificazione con l’eremita Amadoro, ecc.
Autore: Antonio Borrelli
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