Il Francescanesimo, sin dai primi tempi ebbe come uno degli obiettivi, l’evangelizzazione del mondo islamico; quindi già s. Francesco si recò nel 1219 in Palestina, dopo due tentativi andati a vuoto, presentandosi al sultano Al-Malik al Kamil, instaurando un contatto interessante, che rivelava dopo le secolari lotte fra saraceni e cristiani, la possibilità almeno da parte cristiana, di un dialogo dell’amore fra le due grandi religioni, per le comuni origini in Abramo. Anche uno dei primi discepoli di Francesco, il dotto e taumaturgo s. Antonio di Padova, tentò nel 1220 di recarsi in Africa Settentrionale fra i saraceni, ma una tempesta lo fece naufragare in Sicilia. Ma già agli inizi del 1220 ci furono i primi martiri francescani per mano degli islamici; s. Francesco inviò come missionari cinque frati nella Spagna occupata dai musulmani, i santi Berardo, Pietro, Accursio, Adiuto, Ottone. Essi presero a predicare nelle moschee e per questo condannati a morte dal sultano; poi furono graziati e come tanti altri cristiani della regione, inviati in Marocco ai lavori forzati. I coraggiosi frati continuarono però a predicare il Vangelo; di nuovo imprigionati, furono flagellati e infine decapitati il 16 gennaio 1220. Dopo di loro tanti altri francescani, persero la vita nel tentativo di diffondere il Vangelo nell’ostico e chiuso mondo musulmano, già nel 1227 ci furono in Marocco altri sette martiri francescani, i santi Daniele e compagni; anche altri Ordini portarono il loro contributo di sangue per la conversione dei saraceni, che è bene ricordare spadroneggiavano con sanguinose incursioni sulle coste del Mediterraneo, depredando, uccidendo, rapendo donne e uomini ridotti in schiavitù, tutto in nome di una ‘guerra santa’ in nome di Allah. L’Ordine Mercedario si distinse in quel triste periodo, per il riscatto dei cristiani dalla schiavitù in terra araba e molti di loro morirono martiri fra inauditi tormenti. Questa era la situazione di quei secoli di terrore e la Terra Santa era occupata dai musulmani, ciò generò il fenomeno delle ‘Crociate’, che acuì ancor di più il contrasto ideologico e gli scontri sanguinosi fra il mondo cristiano e quello musulmano, con eccessi da ambo le parti. In questo contesto storico-religioso, si inserisce la vicenda del frate Minore Francescano, il beato Guglielmo da Castellammare di Stabia, originario appunto della bella, storica, ricca di acque termali, città del Golfo di Napoli. Purtroppo non ci sono pervenute sufficienti notizie; missionario anche lui in Palestina, annunziava pubblicamente il Vangelo, accusando coraggiosamente di falsità la religione musulmana; forse all’epoca non c’era altro modo di fare apostolato, se non quello di fare queste pubbliche sortite, che evidentemente colpivano per il coraggio dimostrato. Naturalmente fu arrestato e durante la detenzione si cercò di farlo apostatare con minacce e promesse, non risulta che fosse torturato, come successo per tanti altri; alla fine subì il martirio nel 1364 a Gaza (a quanto pare segato in due). Il suo corpo fu bruciato insieme al breviario con cui recitava le preghiere canoniche; i corpi dei martiri venivano bruciati affinché non si creasse un culto delle reliquie fra i cristiani, culto che gli islamici vedevano come il fumo negli occhi. Il beato Guglielmo è ricordato l’8 agosto.
Autore: Antonio Borrelli
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