Costantinopoli, 750 ca. – 801
In data odierna il Martyrologium Romanum commemora la santa principessa Antusa, vergine, figlia dell’imperatore iconoclasta Costantino V Coprònimo. Sant’Antusa aiutò i poveri, liberò gli schiavi, costruì chiese e monasteri e ricevette l’abito monastico dal santo vescovo Tarasio. La tradizione orientale la vuole anche morta martire, ma questa versione dei fatti non è contemplata dal martirologio latino.
Martirologio Romano: A Costantinopoli, santa Antusa, vergine, che, figlia dell’imperatore Costantino Copronimo, si adoperò con ogni mezzo nell’aiutare i poveri, nel riscattare gli schiavi, nel riparare le chiese e nel costruire monasteri e ricevette la veste monacale dal vescovo san Tarasio.
|
Figlia dell’imperatore d’Oriente Costantino V Copronimo e dell’imperatrice Irene, alla nascita le fu dato il nome di Antusa in omaggio alla santa omonima dell’Onoriade, venerata il 27 luglio, fondatrice di monasteri maschili e femminili, che perseguitata a causa dell’iconoclastia, aveva poi vaticinato il felice esito della difficile gravidanza gemellare dell’imperatrice. La principessa Antusa nacque verso il 750 a Costantinopoli e rimase ben presto orfana della madre, rimanendo insieme al fratello gemello Leone, alla corte dell’empio padre. Costantino V Copronimo (718-775), imperatore d’Oriente dal 741 al 755, figlio di Leone III l’Isaurico, sin dall’inizio del suo regno, ripristinò il prestigio imperiale, riconquistando lo Stato dall’usurpatore Artavasde, combatté gli Arabi e salvò Costantinopoli la capitale, attaccata dai Bulgari, vincendoli nel 755 ad Anchialo; riportò anche successi sugli Slavi. In Occidente le cose non andarono bene, perse nel 751, ad opera dei Longobardi, l’esarcato di Ravenna; l’intervento poi di re Pipino e di Carlo Magno, fecero tramontare i suoi progetti di riconquista della Penisola Italiana, inoltre i dissidi religiosi con il Papato provocarono la rottura con Roma. Se all’interno dell’Impero, la sua politica amministrativa fruttò una reale prosperità alla monarchia, d’altra parte la questione dell’iconoclastia, turbò profondamente il suo regno. Il Concilio di Hieria del 754, condannò il culto delle immagini e l’imperatore ne pose in atto i deliberati con un rigore, che dopo la congiura del 765, ebbe carattere di persecuzione. I monaci più degli altri furono colpiti e ciò valse a Costantino V da parte degli avversari, insultanti soprannomi (Copronimo, da kópros, sterco; staffiere). Antusa non condivise le posizioni del padre e rinunziando al matrimonio, dedicò la sua vita al servizio di Cristo; quando nel 775 Costantino V morì e gli successe l’altro figlio e fratello di Antusa con il nome di Leone IV, la principessa distribuì le sue ricchezze ai poveri, restaurando chiese, edificando monasteri e riscattando schiavi. Quando anche Leone IV morì nel 780, sua moglie Irene, diventò reggente per il figlio minore Costantino VI e offrì alla cognata Antusa di associarsi a lei nel governo dell’Impero. Ma Antusa ormai era tutta di Dio e preferì rifiutare, continuando nelle sue pratiche di carità, occupandosi soprattutto delle vedove e degli orfani, provvedendo alla loro educazione a sue spese, finché nel 784 ricevette l’abito monacale dal patriarca san Tarasio, nel monastero della Concordia di Costantinopoli, dove trascorse gli ultimi suoi anni, svolgendo anche i servizi più umili e assistendo con amore le consorelle. Morì a quasi 52 anni nell’801; la tradizione orientale la considera anche come martire, ma questo titolo non è riconosciuto dal Martirologio latino; è celebrata sia in Oriente che in Occidente, il 18 aprile.
Autore: Antonio Borrelli
|