Degno figlio di s. Filippo Neri, fu un oratoriano in giro per l’Italia e che la Provvidenza, dalla natia Torino, fece approdare sulle coste campane, nella storica città di Cava dei Tirreni.
Giulio Castelli, quinto dei sette figli di Innocenzo Castelli e Giuseppina Romano, nacque a Torino il 27 giugno 1846, dove adolescente conobbe i Padri dell’Oratorio, fondati nel 1565 da s. Filippo Neri (Firenze, 1515 - Roma, 1595); conquistato dal carisma e dagli scopi della Congregazione, vi aderì compiendo il noviziato sotto la guida del padre A. Saraceno; a sua volta, ancora chierico fu maestro dei novizi.
Fu ordinato sacerdote il 13 marzo 1869 e da subito impegnato nella catechesi, nella predicazione e nelle confessioni, fu guida spirituale e maestro di liturgia di numerosi giovanetti, fra i quali ben due futuri cardinali e tre arcivescovi; istituì l’Oratorio di S. Felice da Cantalice alla Crocetta, che in seguito fu ampliato da s. Leonardo Murialdo.
Il 25 aprile 1890 fu trasferito all’Oratorio di Roma, la Vallicella, Casa Madre della Congregazione, dove continuò il suo ministero fra i giovani e chierichetti; fra i ragazzi che frequentarono il suo corso di catechismo, ci fu Eugenio Pacelli, poi papa Pio XII.
Tentò di realizzare a Roma un noviziato centrale di chierici filippini (come anche vengono chiamati gli oratoriani); nel 1896 accolse l’invito di mons. G. Izzo, vescovo di Cava dei Tirreni (Salerno), di prendersi cura della gestione del celebre Santuario di S. Maria dell’Olmo., dove giunse il 31 dicembre 1895.
Il Santuario posto all’ingresso meridionale di Cava, custodisce l’icona bizantina o copta della “Madonna nera”; la prima pietra fu posta nel 1482 da s. Francesco di Paola, allora di passaggio diretto a Napoli.
Con l’arrivo di due padri dell’Oratorio di Torino, fiorì una nuova Casa filippina; ma dopo tre anni padre Giulio Castelli, per sfuggire sembra, alla fama di operatore di miracoli, si trasferì presso l’anziano arciprete di Carpino (Foggia), al quale subentrò nella cura delle anime.
Nel 1907 fu chiamato a tenere gli esercizi spirituali al clero di Cava dei Tirreni e qui fu reclamato il suo ritorno a S. Maria dell’Olmo, ma a causa di disaccordi esistenti fra il vescovo e il preposito della Casa filippina, preferì ritirarsi a Civitella Roveto (L’Aquila), dove istituì un nuovo Oratorio.
Nel novembre 1912 ritornò a Cava, dove fu eletto preposito della Casa filippina e poi rettore-cappellano dell’Ospedale civile.
Il suo apostolato spaziò in tanti campi, dalla formazione dei chierichetti e degli aspiranti filippini, all’assistenza dei poveri e ammalati; dall’educazione di un gruppo di catechiste, all’organizzare il confezionamento e riparazione degli arredi sacri; favorì e diresse una fondazione di Orsoline.
Ottimo predicatore tenne gli esercizi spirituali al clero di Cava e di Manfredonia, ai seminaristi della celebre Badia benedettina della Trinità di Cava, alle suore di Regina Coeli di Napoli; i vescovi delle vicine diocesi, i sacerdoti diocesani e i religiosi di varie Istituzioni, si rivolgevano a lui per consigli.
Si attivò per la restaurazione della Congregazione dell’Oratorio, pubblicando libri specifici; fu designato nel 1918 dal Congresso dei prepositi filippini, riuniti alla Vallicella, come superiore dell’importante Oratorio romano, ma padre Castelli, aderendo alle richieste dei fedeli e del vescovo, preferì rimanere a Cava.
Si spense all’ombra della Madonna dell’Olmo, il 21 luglio 1926 e in questo Santuario, ritornato splendente e vitale per la sua opera, fu traslata la sua salma l’8 settembre 1931.
I processi per la sua beatificazione, iniziarono un anno dopo la sua morte il 27 luglio 1927 e sono poi proseguiti a Roma presso la competente Congregazione Vaticana.
Autore: Antonio Borrelli
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