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Santo Stefano il Grande (Stefan cel Mare) Voivoda di Moldavia

Festa: 2 luglio (Chiese Orientali)

1457 – 2 luglio 1504

Stefan cel Mare (Stefano il Grande), figlio di Bogdan II, fu Voivoda di Moldavia, reso celebre dalla sua lunga resistenza all’Impero Ottomano. Con l'aiuto del principe di Valacchia Vlad III Tepes detto l’impalatore (conosciuto in occidente con il soprannome di Dracula), Stefano si assicurò il trono di moldavo nel 1457. Minacciato dai potenti paesi vicini, respinse gli invasori ungheresi nel 1467 ed invase la Valacchia nel 1471, per liberarla dal vassallaggio Ottomano. Quando il sultano ottomano Maometto II attaccò la Moldavia, Stefano sconfisse gli invasori nei pressi di Vaslui nel 1475 ed a Valea Alba l’anno successivo. Cercò invano l’aiuto dalle potenze europee contro l’Impero Ottomano, ma la sua determinazione nel “tagliare il braccio destro ai pagani” gli valse gli appellativi di “Atleta di Cristo” e “Difensore della Cristianità” da parte del papa Sisto IV. Dopo il 1484 Stefano dovette contrastare non solo la minaccia Ottomana, ma anche i progetti polacchi ed ungheresi di spartizione della Moldavia, finchè nel 1503 concluse un accordo di pace con il sultano Beyazid II, che ne garantì l’indipendenza, in cambio di un tributo annuale.


A metà del XIV secolo, sotto il governo di Stefan cel Mare (Stefano il Grande), la Moldavia raggiunse il periodo del suo massimo splendore.
Figlio del Voivoda di Moldavia Bogdan II Musat e di Maria-Malina Oltea, fu celebre come strenuo difensore della cristianità nella lotta contro l’avanzata ottomana, ma al tempo stesso esempio di dialogo con il cristianesimo occidentale e con lo stesso islam. Con l’aiuto del principe di Valacchia Vlad III Tepes detto l’“impalatore”, conosciuto in occidente con il soprannome di Dracula, Stefano poté assicurarsi il trono di moldavo ed essere incoronato tra il 12 ed il 14 aprile 1457. Minacciato dai potenti paesi vicini, respinse gli invasori ungheresi nel 1467 ed invase la Valacchia nel 1471, per liberarla dal vassallaggio Ottomano. Quando il sultano ottomano Maometto II attaccò la Moldavia, Stefano sconfisse gli invasori nei pressi di Vaslui nel 1475 ed a Valea Alba l’anno successivo.
Il 25 gennaio 1475 Stefano il Grande si rivolse ai sovrani cristiani d’Europa per ribadire l’importanza del ruolo svolto dal suo paese nella difesa dell’intero continente: “Il nostro paese è la porta della cristianità finora difesa, con l’aiuto del Signore, ma se questa porta sarà persa, che Dio ci guardi, tutta la Cristianità sarà in grande pericolo”.
Cercò invano l’aiuto dalle potenze europee contro l’Impero Ottomano, ma la sua determinazione nel “tagliare il braccio destro ai pagani” gli valse gli appellativi di “Atleta di Cristo” e “Difensore della Cristianità” da parte del papa Sisto IV (1471-1484), con il quale intrattenne un intenso rapporto epistolare. Dopo il 1484 Stefano dovette contrastare non solo la minaccia Ottomana, ma anche i progetti polacchi ed ungheresi di spartizione della Moldavia, finchè nel 1503 concluse un accordo di pace con il sultano Beyazid II, che ne garantì l’indipendenza, in cambio di un tributo annuale. Benché attraversato da numerose traversie, il lungo regno di Stefano il Grande fu nondimeno caratterizzato da un fiorente sviluppo artistico e culturale: non meno di 44 chiese e monasteri vennero eretti su sua iniziativa in ricordo di ciascuna battaglia vinta ed alcuni di essi sono tuttora patrimonio dell’UNESCO. Stefan morì il 2 luglio 1504 e fu sepolto nel Monastero di Putna, da lui fondato nel 1469 in Bucovina, regione settentrionale della Romania ai confini con l’Ucraina. Gli successe sul trono moldavo suo figlio suo figlio Petru Rares.
E’ venerato come “santo” dalla Chiesa Ortodossa Rumena, il cui Santo Sinodo lo ha canonizzato il 20 giugno 1992 fissandone la ricorrenza liturgica al 2 luglio.
Stefan cel Mare, contemporaneo di Cristoforo Colombo, Leonardo da Vinci e Michelangelo, è attualmente considerato eroe nazionale sia dalla Romania, perché a lui si deve anche l’indipendenza della regione di Bucarest detta Valacchia o Tara Romanesca, che dalla Repubblica Moldova. Quest’ultima ha posto la sua effige anche sulle banconote.
Il sommo pontefice Giovanni Paolo II Magno, durante il suo viaggio apostolico in Romania, il 7 maggio 1999 appena atterrato all’aeroporto di Bucarest affermò nel suo discorso: “Il seme del Vangelo, caduto in suolo fertile, ha prodotto nell’arco di questi due millenni numerosi frutti di santità e di martirio. Penso […] al santo re Stefano, “un vero atleta della fede cristiana”, come lo definì il Papa Sisto IV”, riconoscendone così anch’egli la santità, similmente a come avvenuto per altri santi ortodossi inseriti nei mosaici della cappella Redemptoris Mater in Vaticano.
Il 30 settembre 2004, nel contesto dei festeggiamenti per il cinquecentesimo anniversario della sua morte, fu innaugurata alla presenza di Sua Eminenza il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato di Sua Santità, e di Sua Eccellenza Ion Iliescu, Presidente della Romania, una mostra a lui dedicata presso il Salone Sistino dei Musei Vaticani, intitolata “Stefano il Grande - Ponte tra Oriente e Occidente”. Tale mostra offrì l’opportunità di ammirare una scelta di capolavori, normalmente conservati nei monasteri eretti per iniziativa del santo sovrano, tra i quali il velo funerario della Principessa Maria di Mangop sua seconda moglie, raffinatissima opera di ascendenza bizantina, unica nel suo genere nel sud-est europeo.


Autore:
Fabio Arduino

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Aggiunto/modificato il 2005-10-24

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