† Canterbury, Inghilterra, 2 febbraio 619
Monaco romano, fu uno dei missionari inviati da papa Gregorio Magno in Inghilterra nel VI secolo. Dopo il successo della missione, fu nominato arcivescovo di Canterbury e consacrò la chiesa di San Pietro e Paolo. Cercò di promuovere la collaborazione tra la Chiesa inglese e le Chiese irlandesi e britanne, ma fu ostacolato dalla politica del re Edbaldo, figlio di Etelberto, che rifiutò di convertirsi al cristianesimo. Lorenzo, invece, rimase e, dopo un’apparizione di San Pietro, convinse Edbaldo a convertirsi. Lorenzo morì nel 619 e fu sepolto accanto ad Agostino.
Etimologia: Lorenzo = nativo di Laurento, dal latino
Emblema: Bastone pastorale, Piaghe
Martirologio Romano: A Canterbury in Inghilterra, san Lorenzo, vescovo, che dopo sant’Agostino governò questa Chiesa e l’accrebbe notevolmente convertendo alla fede il re Edbaldo.
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Lorenzo, monaco del monastero di Sant’Andrea al Clelio in Roma, giunse in Inghilterra al seguito di Sant’Agostino di Canterbury per accompagnarlo nella sua nuova missione in una terra ancora pagana. La spedizione era stata fortemente voluta dal papa San Gregorio Magno, informato dalla cristiana regina del Kent della necessità di pastori per convertire gli angli. I missionari, dupo un lungo e pericoloso viaggio, sbarcarono nel 597 sull’isola di Thanet, nel regno del Kent. Tutto ciò che si conosce della vita di Lorenzo lo si deve ai primi due libri della “Storia ecclesiastica” scritta da San Beda il Venerabile. Nel 601, in seguito al battesimo del re Sant’Etelberto, egli fu inviato a Roma per annunciare al pontefice il successo della missione e ricevere ulteriori istruzioni su come procedere. Tornò dunque in Inghilterra con alcuni consigli su come organizzare la nuova chiesa di Canterbury, anche se varie problematiche impedirono momentaneamente l’estensione oltre i confini del regno.
Alla morte di Agostino, nel 604 circa, gli successe proprio Lorenzo, che egli stesso aveva designato quale successore. Il nuovo vescovo consacrò “la chiesa dedicata ai Santi apostoli Pietro e Paolo perché vi potessero essere seppelliti i corpi di Agostino, di tutti i vescovi di Canterbury e dei re della Cantia”. Lorenzo tentò inoltre di proseguire la politica di consolidamento perseguita già da Agostino tra gli anglosassoni del sud est dell’Inghilterra, ma non riuscì al pari del suo predecessore ad intensificare la collaborazione con i vescovi irlandesi e britanni della parte occidentale del paese, ancora legati alle tradizioni insulari. Ai pastori irlandesi indirizzo una lettera che in Inghilterra avrebbe trovato eco duraturo nei secoli successivi: “Prima di comprendere la situazione effettiva, tenevamo in grande stima la pratica religiosa dei britanni e degli irlandesi […]. Conosciuti poi i britanni, abbiamo ritenuto che gli irlandesi sarebbero stati migliori. Ma adesso abbiamo capito […] che gli irlandesi non superano i britanni nell’osservanza ecclesiastica”. Nello stesso tono egli scrisse anche ai vescovi britanni, ma, come sottolineò Beda, non raggiunse assolutamente alcun profitto con tale atteggiamento e dovette quindi fronteggiare il peggiorare della situazione perfino nello stesso Kent.
Quest’ultimo fenomeno culminò nel 616 con l’ascesa al trono di Edbaldo, figlio di Etelberto, che rifiutò di abbracciare la fede cristiana accolta da suo padre. Due monaci seguaci di San Lorenzo, San Mellito (24 aprile) e San Giusto (10 novembre), preferirono a tal punto far ritorno in Gallia, onde evitare di rimanere coinvolti in eventuali sanguinose persecuzioni contro i cristiani. Loranto, dopo aver a lungo meditato in proposito, alla fine preferì restare sulla sua cattedra ed affrontare il nuovo re. Secondo un antica tradizione locale, riportata anche dal racconto di Beda, Lorenzo avrebbe cambiato idea circa la sua partenza in seguito ad un’apparizione molto concreta di San Pietro, che gli permise di mostrare ad Edbaldo i segni lasciati dalle frustrate ricevute per la sua codardia: “Il servo di Cristo Lorenzo, fattosi giorno, andò subito dal re e, aperta la veste, gli fece vedere da quante ferite fosse stato lacerato”. Edbaldo rimase fortemente impressionato da questa straordinaria dimostrazione di potere sovrannaturale e decise di convertirsi al cristianesimo. Concessa la ripresa dello sviluppo della Chiesa nel Kent, anche Mellito e Giusto tornarono ben presto a ricoprire le loro cariche.
San Lorenzo morì il 2 febbraio 619 e ricevette sepoltura a fianco di Sant’Agostino nell’abbazia di Canterbury. La tomba fu aperta nel 1091 dall’abate Guido, per traslare le reliquie in un luogo più eminente, e ne fuoriuscì un intenso profumo che invase l’intero monastero. Un’altra ispezione del suo sepolcro avvenne ancora nel 1915. L’antichità dal culto tributato al santo vescovo è attestata dal Messale irlandese di Stowe, che fissava la data della sua festa al 3 febbraio, commemorazione che è rimasta invariata sino a quando l’ultima edizione del Martyrologium Romanum l’ha trasferita al 2 febbraio, effettivo anniversario della nascita al Cielo. L’iconografia relativa a San Lorenzo è solita raffigurarlo nell’atto di mostrare a re Edbaldo le sue piaghe.
Autore: Fabio Arduino
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