Come le faville di un fuoco crepitante, s’innalzano ardenti e luminose verso l’alto, ma non tutte raggiungono la stessa altezza, spegnendosi alcune prima delle altre, oppure ricadenti nel fuoco che le ha generate; così fra gli esseri umani vi sono talune anime, che ancora nel fiore della vita, ritornano al Padre prima di altre coetanee, senza aver compiuto un lungo percorso di vita. È il caso di tanti ragazzi, adolescenti, giovani, colpiti nel pieno dello sviluppo fisico e psichico, da malattie improvvise o inguaribili o da incidenti gravi; lo smarrimento dei parenti è tanto più grande, quando il Calvario è prolungato e la fine comunque certa. In tanti dei casi di cui parliamo, i giovani colpiti hanno saputo offrire le loro sofferenze a Dio, accettandole senza ribellione, confortando essi stessi gli afflitti genitori e parenti; tramutando la loro personale vicenda e il loro letto di dolore in un centro di spiritualità della sofferenza, attirando gli altri a cui infondevano conforto e speranza. Anche Rachele Maria Noceti detta ‘Lina’, ebbe la sua storia personale che s’inquadra nelle situazioni sopra descritte. Nacque a Genova il 1° luglio 1898 in una modesta famiglia, composta dai genitori e da altri due fratelli. Aveva 12 anni quando l’ancor giovane padre, fu colpito da una grave malattia; per le disagiate condizioni economiche in cui vennero a trovarsi, Rachele dovette interrompere la frequenza della scuola, andando a lavorare come praticante sarta. Da quel momento, continuò a lavorare sempre come sarta, sotto diversi padroni e in vari laboratori; non esitava a cambiare luogo di lavoro, quando vedeva i suoi principi morali in pericolo o quando le sue esigenze spirituali, come stare più vicino alla chiesa frequentata, lo richiedevano. I familiari e le varie maestre di cucito, testimoniarono sempre che sue virtù caratteristiche di piccola sartina, erano la laboriosità e la docilità. Spesso continuava il suo lavoro a casa, durante le ore notturne al freddo, tenendo avanti agli occhi un’immagine del Sacro Cuore di Gesù, a cui era devotissima e dal quale riceveva conforto e sostegno. La bella abitudine nei laboratori cristiani di una volta, di recitare il Rosario mentre si proseguiva nel ricamo o nel cucito, da parte delle maestre e delle ragazze lavoratrici, la riempiva di gioia e normalmente era lei a sollecitare l’inizio della preghiera mariana. La sua fragile costituzione fisica, però non sopportò a lungo lo stressante e faticoso lavoro, che si prolungava per tutto il giorno fino a sera e come già detto, spesso anche durante la notte. E anche Lina venne colpita dalla dilagante malattia del secolo, la tubercolosi, che faceva ammalare indistintamente bambini, giovani, adulti e per la mancanza di cure e medicinali efficaci in quel tempo, portava in massima parte alla morte precoce, dopo lungo o anche breve periodo di sofferenza. Nel 1917, quindi aveva 19 anni, ebbe una prima emottisi, ricevendo anche l’Estrema Unzione; iniziò per lei il lungo doloroso periodo itinerante, prima nell’ospedale a Pammatone poi a San Martino, con la debole speranza di una guarigione. Dal suo direttore spirituale ottenne il permesso di emettere i voti privati di povertà, obbedienza, verginità; in effetti la sua aspirazione era, che appena la sua famiglia avrebbe potuto fare a meno dell’aiuto finanziario derivante dal suo lavoro, lei si sarebbe consacrata a Dio. Aggravatasi le sue condizioni di salute, il 25 marzo 1918 ricevette una seconda volta l’Estrema Unzione e il successivo 3 aprile, morì in concetto di santità, dopo aver edificato tutti con la sua serenità, sopportazione e offerta della sua giovane vita; non aveva ancora 20 anni. Nel 1950 ebbe inizio il processo diocesano a Genova, sulla fama di santità e virtù professate in vita di ‘Lina’ Noceti; gli Atti furono poi trasferiti a Roma presso la Congregazione per le Cause dei Santi; dopo un lungo periodo di ‘silenzio’, la causa è stata ripresa il 26 maggio 1988 e prosegue speditamente. I resti mortali di Rachele Noceti, dal cimitero di Staglieno, furono traslati con solennità e tumulati nella Cappella laterale destra della chiesa parrocchiale di S. Maria Maddalena di Genova, dove la Serva di Dio era stata battezzata e che aveva frequentato assiduamente. Se il Signore vorrà, si spera che presto le sartine e tutte le ragazze apprendiste e lavoratrici nel campo del cucito e del ricamo (una volta presenti in tutte le famiglie), potranno avere in Rachele Maria Noceti detta ‘Lina’, la loro santa protettrice in cielo, alla quale guardare con fiducia.
Autore: Antonio Borrelli
|