m. Gubbio, Umbria, 7 settembre 1105
San Giovanni, originario di Lodi, fu monaco camaldolese e discepolo di San Pier Damiani. In età ormai avanzata fu eletto vescovo di Gubbio, cittadina umbra divenuta centro del suo culto. Il Martyrologium Romanum commemora il santo vescovo nell’anniversario della sua nascita al cielo.
Emblema: Bastone pastorale, Mitra
Martirologio Romano: A Gubbio in Umbria, san Giovanni da Lodi, vescovo, che fu compagno di san Pier Damiani nelle sue missioni diplomatiche.
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San Giovanni da Lodi nacque nell’antica Laus Pompeia intorno al 1025. Nella città natale ricevette un’ottima preparazione culturale, che gli varrà più avanti il curioso titolo di “il grammatico”. Sin da ragazzo Giovanni si mostrò molto serio, caritatevole, pio e virtuoso, ma dimostrò anche una ferrea fermezza nel richiamare gli amici ad una condotta di vita cristiana. Giovane austero, dormiva presso una chiesa in Lodi Vecchio, sulla nuda terra, poggiando il capo sulla ruvida pietra. Nel 1059 il Papa inviò il celebre monaco San Pier Damiani, cardinale e vescovo di Ostia, per risolvere alcune questioni a Milano: nell’ultima tappa verso Mediolanum il santo fece una sosta a Lodi Vecchio, ove si scontrò con il clero lodigiano uxorato. E’ assai probabile che proprio in tale occasione Giovanni abbia aperto il suo cuore a Pier Damiani ed infatti non molto tempo dopo entrò nel monastero camaldolese di Fonte Avellana, alle pendici del Monte Catria, dove anche il santo vescovo con il consenso del pontefice si ritirò per riprendere la vita eremitica. Il profondo affetto che il priore nutrì per il novello monaco Giovanni è documentato da una dedica “al dilettissimo Giovanni, che non è più Laudense ormai, e, per ciò stesso, è uomo degno di ogni lode”, in cui non è affatto velata la nota polemica verso i sacerdoti lodigiani ribelli. Giovanni, eremita esemplare, ricevette ben presto l’ordinazione presbiterale: viveva in una celletta vicina alla chiesa, proprio come già faceva nella sua città. Era solito fare digiuni, continue penitenze e camminare scalzo anche d’inverno. Come faceva sin da fanciullo, proseguì nell’importante ruolo di pacificatore dei confratelli in lite. Uomo di grande preghiera, appena terminate le orazioni si cimentava al lavoro manuale con grande impegno. Allo scrittoio lavorava di suo pugno i testi e divenne un eccellente amanuense. L’antica cultura, unita alla nuova abilità di trascrittore, gli guadagnò ben presto la fiducia dei confratelli. Diventa correttore anche dei codici copiati dagli altri monaci ed in seguito supervisore di tutti i libri e manoscritti prodotti nell’eremo. San Pier Damiani, solito far rileggere i propri scritti ad alcuni abati e vescovi suoi amici, non appena si accorse dell’erudizione e della preparazione di Giovanni, gli domandò di correggere la sua corrispondenza e di fargli da segretario. Morto il grande santo, il fedele discepolo ne scrisse la Vita e ne raccolse nella Collectanea i commenti biblici. Tra il 1082 ed il 1084 divenne priore ed un secondo mandato gli venne affidato dal 1100 al 1101, in un terribile periodo di carestia che colpì l’Italia intera. Giovanni si dedicò completamente ai poveri che bussavano all’eremo. Quando non gli rimase più nulla, ormai anziano ed acciaccato, scese di persona in Puglia, allora granaio d’Italia, per poi risalire dopo essersi spogliato di tutto carico di cereali per i suoi poveri. Meritò così di essere paragonato ai grandi “santi della carità” quali Pietro “telonario” e Paolino da Nola, che erano arrivati al punto di vendersi come schiavi pur di guadagnare qualcosa per i miseri. Nel 1104, quasi ottantenne e malandato in salute, Giovanni fu eletto vescovo della vicina Gubbio e ricevette dunque la consacrazione episcopale. Anche nella città umbra non tardò a mostrare, seppur con le poche forze superstiti, la sua immensa carità difendendo i contadini dalle angherie dei feudatari. Muore purtroppo dopo pochi mesi, il 7 settembre 1105, carico d’anni e circondato dall’affetto del popolo eugubino. Il suo corpo è conservato nella cattedrale della città umbra, ove è oggetto di venerazione da parte dei fedeli. Il Martyrologium Romanum commemora il santo vescovo nell’anniversario della sua nascita al cielo.
Autore: Fabio Arduino
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