† Roma, inizio IV sec.
A questi martiri viene spesso affiancato Sant’Ireneo, anche lui ucciso durante le persecuzioni di Diocleziano, tra la fine del III e l’inizio del IV secolo. Sepolti negli antichi cimiteri lungo la via Labicana, a Roma, i loro resti furono traslati nella Basilica di Santa Prassede da Pasquale I.
Martirologio Romano: A Roma sulla via Labicana al decimo miglio, santi Zótico e Amanzio, martiri.
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Santi ZOTICO, GIACINTO, IRENEO, AMANZIO Martiri di Roma
Nella lingua italiana, il termine zotico identifica una persona grossolana, rozza nei modi, incivile; ma al tempo dell’Impero Romano, era un nome di persona molto diffuso, prova che non aveva il significato attribuitogli in seguito; portano il nome di Zotico ben dieci santi, tutti martiri dell’epoca delle persecuzioni anticristiane.
Il gruppo di cui si parla in questa scheda, è celebrato nel ‘Martirologio Romano’ il 10 febbraio, senza alcuna precisa indicazione topografica cimiteriale.
Essi subirono il martirio a Roma, fra la fine del III secolo e l’inizio del IV, probabilmente sotto l’Impero di Diocleziano, che emise il decreto persecutorio nel 303 e sepolti sulla Via Labicana.
Chi fossero veramente non si sa, di loro non esiste alcuna ‘Passio’, comunque sin dall’VIII secolo, i quattro martiri erano considerati dei semplici fedeli cristiani.
Un errore di traduzione portò a credere a torto, che fossero dei soldati (milites), ma l’indicazione latina riportata dal Martirologio Geronimiano, dice “Via Labicana mil. X hirene”, dove ‘mil.’ deve essere inteso come abbreviazione di ‘miliare’, quindi i loro corpi furono sepolti al X miglio della Via Labicana.
Su questo punto occorre ancora specificare, giacché le indicazioni del luogo dove furono sepolti, sono diverse nei vari Martirologi e codici, che pur li nominano, come il Martirologio Geronimiano, il Martirologio Romano, il Sacramentario Gelasiano, i codici Bernense, Wisseburgense, Eptermacense, di Reichenau, queste fonti portano i quattro martiri Zotico, Ireneo, Giacinto e Amanzio, a volte uniti tutti e quattro, a volte accoppiati a due, a tre o singolarmente e celebrati in giorni diversi, perché ritrovati anche in luoghi diversi.
Comparando tutte queste divergenti indicazioni, gli studiosi più recenti hanno tratto la conclusione, che i martiri erano sepolti in due diversi cimiteri posti nella stessa Via Labicana, Zotico, Ireneo e Amanzio al X miglio e Giacinto al XIV miglio; quindi i primi agiografi li unirono in un’unica celebrazione al 10 febbraio, sebbene morti in diverse date.
Dei due cimiteri non esiste più nulla, tranne delle misere rovine di quello del X miglio; papa Leone III (795-816) fece dei restauri proprio in questo cimitero, segno che nel IX secolo la venerazione dei fedeli locali per questi martiri, era ancora viva.
Ma il suo successore papa Pasquale I (817-824), se ne ignora i motivi, fece trasportare il loro corpi dal cimitero o dai cimiteri di Via Labicana, nella rinnovata Basilica di Santa Prassede a Roma.
San Zotico martire, è raffigurato in una superstite immagine con il nome identificativo, nella conca absidale della Chiesa di S. Maria in Pallara a Roma, ed è mostrato come un uomo di mezza età e di aspetto devoto.
L’immagine faceva parte di un interessante ciclo di affreschi del X secolo, composto da 14 episodi, inerenti alla prigionia e al martirio di Zotico e compagni, andati distrutti nell’originale e di cui esiste una copia in un codice vaticano.
Autore: Antonio Borrelli
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