Svolse il suo ministero sacerdotale e di religioso carmelitano, in totale obbedienza ai superiori, in una regione slava in cui erano assai mescolate, sia nazionalità che confessioni religiose diverse, elevandosi al disopra dei nazionalismi, raccogliendo la stima di tutte le nazionalità che componevano la comunità in cui visse.
Tommaso Stantic nacque a Djurdjin (Jugoslavia) il 19 settembre 1876, ultimo dei cinque figli di Giuseppe Stantic e Giuliana Jagíc, possidenti di terreni e buoni cristiani.
Si dà qui una panoramica storica abbreviata, della situazione geo-politica e religiosa, della regione slava in cui nacque e visse Tommaso Stantic, e che ebbe tanta influenza nella sua formazione ed esperienza spirituale.
Quando nacque nel 1876, il suo paese Djurdjin che è nella regione di Backa, apparteneva fino al 1918 all’Impero Austro-ungarico, passando poi alla Jugoslavia.
La situazione etnica era complessa, la regione era abitata da croati, ungheresi, serbi, e fino al 1945, anche da tedeschi, con minoranze russe e slovacche; insomma un crogiuolo d’identità etniche diverse, tipico delle popolazioni balcaniche e slave.
Inoltre vi era diversità di religione: i croati, gli ungheresi e i tedeschi erano cattolici, i serbi ed i russi erano ortodossi e potevano contare sull’appoggio del governo centrale serbo, appoggio che si dilungò anche sotto il successivo regime comunista.
La situazione di convivenza non era quindi pacifica a causa di nazionalismi e delle lotte politiche, si pensi che durante l’arco della vita del Servo di Dio Tommaso Stantic, la regione di Backa cambiò cinque volte appartenenza: Dal 1876 quando egli era nato fino al 1918, fece parte dell’Impero Austro-ungarico; dal 1918 al 1941 appartenne al Regno della Jugoslavia; dal 1941 al 1945 fu con l’Ungheria; dal 1945 al 1991 era sotto il regime comunista di Tito, dal 1991 ci fu lo smembramento della Jugoslavia e fece parte della Croazia.
Tommaso Stantic frequentò le scuole elementari nel suo paese natio di Djurdjin, e si iscrisse poi al ginnasio nella vicina città di Subotica; nel 1895 a 19 anni, entrò nel Seminario dell’archidiocesi di Kalocza.
Ma vi restò solo un anno, perché attratto dalla spiritualità carmelitana, a settembre 1896 entrò nel Noviziato dei Carmelitani Scalzi a Graz, nella provincia carmelitana austriaca, che allora includeva anche i conventi ungheresi e polacchi.
In detto noviziato come in tutta la provincia carmelitana austriaca, si seguiva dal 1860, il metodo conventuale ispirato ai primi conventi della Riforma di s. Teresa d’Avila e ciò influì moltissimo sulla vita del giovane Stantic.Dopo il noviziato a Graz, il giovane chierico, che aveva preso il nome di fra’ Gerardo di S. Stefano, continuò la sua formazione religiosa e sacerdotale a Györ in Ungheria, per altri sei anni, dove fu poi ordinato sacerdote.
Intanto anche nell’Ordine Carmelitano della regione, avvenivano mutamenti; nel 1903 i conventi dei Carmelitani Scalzi d’Ungheria si resero autonomi dalla provincia religiosa austriaca, costituendo così la semiprovincia religiosa ungherese; e anche padre Gerardo Stantic venne a trovarsi appartenente a questa nuova semiprovincia dell’Ordine.
Si rese necessario curare la formazione dei novizi ungheresi, pertanto fu fondato il convento carmelitano a Sombor, accanto alla vasta chiesa neoromanica già esistente.
Padre Gerardo di S. Stefano ventottenne, essendo nativo della regione e conoscendo bene le tre lingue dei fedeli, croato, ungherese e tedesco, fu scelto per la realizzazione del progetto e come superiore del noviziato.
Le vicissitudini politiche successive al 1918, coinvolsero anche il convento di Sombor, che dalla giurisdizione ungherese, passò poi a quella jugoslava e infine soggetto a quella del governo centrale carmelitano di Roma, il “Definitorio Generale”.
Padre Gerardo Stantic, svolse come unico croato, la carica di superiore di Sombor per più di trent’anni; dovendo far fronte a molte difficoltà; la sua figura divenne di principale importanza per il futuro dell’Ordine del Carmelo, prima in Jugoslavia e poi in Croazia.
Grazie alla sua opera, si formò la prima generazione di Carmelitani Scalzi, che diffuse l’Ordine in Croazia, a Sombor, Zagabria, Spalato e sull’isola di Krk; padre Gerardo fu stimatissimo dalla gente di tutte le nazionalità del territorio, anche dai serbi ortodossi, che a Sombor erano numerosi con due parrocchie.
Da vero discepolo di santa Teresa d’Avila e di san Giovanni della Croce, i grandi riformatori del Carmelo, padre Gerardo Stantic concepiva la vita spirituale come unione dell’anima con Dio per amore; unione che si raggiunge attraverso l’esercizio delle virtù teologali e il totale spogliamento dell’anima.
Ma egli era costretto dalle circostanze a vivere in modo molto attivo, impegnato nelle confessioni, nelle predicazioni, nella guida del noviziato, assisteva gli ammalati in città e nei dintorni, raggiungendo i più lontani con viaggi fatti su un carretto tirato da cavalli, tutto questo gli procurava una vita più attiva che contemplativa.
Per anni non riuscì a fare in pace neppure gli esercizi spirituali annuali; non mancò a lui, come per tante anime consacrate, la cosiddetta “notte oscura dell’anima”.
La sua condizione di unico sacerdote croato della comunità carmelitana, gl’impedì di trasferirsi in altri conventi con altre mansioni; la virtù dell’obbedienza ai suoi superiori, lo fece restare sempre a Sombor, convento che sarebbe stato chiuso senza la sua presenza.
Considerava il nazionalismo come peccato contro la verità, contro la giustizia, contro la carità e non solo a parole, perché anzi difendeva i diritti dell’una e dell’altra nazionalità, quando si trattava di dare il giusto spazio a ciascuno nella Chiesa; in tal modo si guadagnò la stima delle varie componenti della popolazione di Sombor.
Sempre condizionato dai continui sconvolgimenti politici, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale nel 1945, dovette quasi rifugiarsi per un periodo di due anni nel convento francescano di Subotica, perché ricercato dal regime comunista subentrato in Jugoslavia, che voleva eliminarlo ritenendolo “colpevole di aver detto tante calunnie contro di loro nella sua predicazione”.
Visse gli ultimi undici anni della sua vita in attenzione amorosa alla comunione con Gesù, come si deduce dai suoi scritti.
Morì il 24 giugno 1956 a Sombor e nonostante che il comunismo fosse allora ancora molto rigido, il suo funerale fu un trionfo popolare; vi parteciparono diecimila persone, cioè quasi un terzo della popolazione di Sombor.
Le spoglie mortali di padre Tommaso Stantic, in religione Gerardo di S. Stefano, riposano nella chiesa dei Carmelitani Scalzi di Sombor, dove aveva profuso per 50 anni, il suo ministero con la predicazione e confessioni, formando generazioni di novizi e guidato il popolo di Dio delle varie nazionalità, sulla via della vita cristiana.
La Congregazione delle Cause dei Santi, ha concesso il 25 novembre 1985, il nulla osta per l’introduzione della causa di beatificazione.
Autore: Antonio Borrelli
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