Divenire santi è vocazione di ogni uomo e donna che viene a questo mondo. I Servi di Maria hanno vissuto questa nobile fatica in seno alla Chiesa di Cristo; gli esiti di tale avventura sono variopinti quanto mai, proprio perché lo Spirito Santo tutto rinnova senza mai ripetersi. I santi si somigliano, ma nessuno è uguale all’altro (Il cammino dei Servi di Maria, Servitium editrice, 2001). E nella lunga e variopinta galleria dei santi e beati dell’Ordine dei Servi di Maria, fondato nel 1233 dai laici fiorentini Santi Sette Fondatori, Bonfiglio, Amadio, Bonagiunta, Manetto, Sostegno, Uguccione, Alessio, è da ricordare la figura del Beato Girolamo Ranuzzi, che nacque verso il 1410 a Sant’Angelo in Vado, attuale provincia di Pesaro-Urbino; la famiglia Ranuzzi (o Ranucci, secondo la grafia dei documenti contemporanei) era benestante ma non facoltosa come lo divenne più tardi, quando passò al rango della nobiltà; suo padre Antonio era dal 1404 guardia del Comune per la parrocchia di S. Eusebio, distante due km da S. Angelo in Vado. Ancora adolescente entrò nel convento dei Servi di Maria di S. Angelo in Vado, da dove poi si trasferì per il periodo degli studi si crede a Bologna, dove si applicò alla filosofia e teologia, conseguendo il grado di baccelliere e dopo essere stato ordinato sacerdote, ritornò al suo convento d’origine. La prima notizia documentata della sua presenza a Sant’Angelo tra i Servi di Maria, è del 1449, riguardante il capitolo del suddetto convento, convocato dal ‘teologo baccelliere fra’ Girolamo’, vicario del padre provinciale fra’ Michele Ambrosi. Altro documento attestante la sua presenza nel convento di S. Angelo in Vado, è una sua sottoscrizione ad un contratto del 20 novembre 1454. Ambedue questi documenti, citati nei processi canonici del 1774, finirono smarriti durante i trasferimenti degli archivi conventuali, a seguito della soppressione napoleonica. Fra’ Girolamo da Sant’Angelo in Vado, fu senz’altro uomo di dottrina, infatti vari suoi celebri contemporanei lo citano nelle loro opere storiche come il “baccelliere”, dal titolo conseguito per i suoi studi nelle Università ecclesiastiche del tempo. Il celebre duca Federico d’Urbino, ricorreva ai suoi consigli per gli affari più importanti e ne venerò poi sempre la memoria, quando, come risulta da successivi documenti del 1471 e 1478, il duca Federico sostava in detto convento, rendendo omaggio alla tomba del beato. I suoi confratelli contemporanei e successivi al beato Girolamo, ne narrarono la fama di asceta, di rigoroso penitente, di consigliere persuasivo, che era molto viva a S. Angelo in Vado; una locale tradizione indica la grotta dove fra’ Girolamo Ranuzzi, viveva i suoi periodi di eremitaggio, posta lungo la strada che porta alla Montata, proprio dove sorge l’edicola della Vergine detta “Madonnina di Pagnignò”. Sotto il generalato di fra’ Nicolò da Perugia (1427-1461), le monache presero a svilupparsi con rinnovato fervore anche nell’Ordine dei Servi di Maria; e proprio nel 1462 il “beato baceliere” iniziò la fondazione del monastero femminile di S. Maria delle Grazie in S. Angelo in Vado. L’8 marzo 1466, il suo nome compare col titolo di “baccelliere”, in testa ad una lista dei frati del convento di Sant’Angelo, in un documento del Comune, che chiedeva loro la vendita di un appezzamento di terreno, per riparare una strada dissestata completamente dall’alluvione del vicino fiume Metauro. Questo fa posizionare la data della sua morte nel 1468 ca. e d’allora una folla di popolo si recò al suo sepolcro per raccomandarsi alla sua intercessione. Poco dopo la sua morte, crescendo la fama dei miracoli, fra’ Girolamo fu acclamato santo a voce di popolo; il suo corpo incorrotto, si conserva sotto l’altare maggiore della Chiesa di S. Maria dei Servi, ove ancora oggi è venerato dai fedeli. Dopo un lungo iter processuale, il suo culto fu confermato il 1° aprile 1775 da papa Pio VI con il titolo di beato; il Martirologio Romano lo celebra l’11 dicembre.
Autore: Antonio Borrelli
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