Home . Onomastico . Emerologico . Patronati . Diz.Nomi . Ricerca . Ultimi . Più visitati



Newsletter
Per ricevere i Santi di oggi
inserisci la tua mail:


E-Mail: info@santiebeati.it


> Home > Sezione T > Beato Tommaso da Orvieto Condividi su Facebook

Beato Tommaso da Orvieto Religioso

Festa: 21 giugno

1300 circa – 1343

Nato in seno alla nobile famiglia Corsini intorno al 1300, incarna l'ideale di santità francescana nella sua semplicità e dedizione al prossimo. Fin da giovane, animato da una profonda devozione verso la Vergine Maria, intraprende la via religiosa nell'Ordine dei Servi di Maria, scegliendo il ruolo di converso, dedito umilmente alla questua. La sua carità verso i poveri si distingue per l'estrema generosità: dona tutto ciò che raccoglie, privandosi anche del necessario per il proprio sostentamento. Un episodio leggendario narra del miracolo dei fichi donati a una donna incinta durante l'inverno, episodio che gli vale il soprannome di "frate del fico". Oltre alla carità, Tommaso si distingue per la preghiera costante e per i prodigi compiuti in vita e dopo la morte, avvenuta nel 1343.

Martirologio Romano: A Orvieto in Umbria, beato Tommaso, religioso dell’Ordine dei Servi di Maria.


Il comune di Orvieto, come risulta da antichi documenti del 1463 conservati nell’Archivio di Stato della città, offriva ogni anno, il 21 giugno, un cero per l’altare in cui erano venerate le spoglie del beato Tommaso dei Servi di Maria. L’atto pubblico si univa alla devozione unanime della popolazione verso l’umile frate, dichiarato santo dai suoi concittadini alcuni secoli prima che la Chiesa ne confermasse ufficialmente il culto. Tommaso aveva raggiunto le vette del Paradiso senza fare nulla di straordinario, semplicemente, con umiltà.
Il Beato nacque nell’antichissima città di Orvieto in una buona famiglia da cui assimilò un ardente amore per la Santa Vergine. Fin da piccolo imparò a recitare ogni giorno le preghiere in suo onore, anche camminando per le strade della città e, quando poteva, in ginocchio. Fu naturale dunque la decisione di farsi religioso, consacrandosi alla Madre del Signore nell’Ordine per Lei fondato nel 1233 da sette mercanti fiorentini. La congregazione, che andava diffondendosi, eccellendo per la santità dei suoi membri, era giunta in Orvieto nel 1260. Negli anni della giovinezza di Tommaso vi viveva il dotto frate B. Bonaventura da Pistoia, maestro in santità e dottrina, collaboratore di S. Filippo Benizzi e guida spirituale di S. Agnese da Montepulciano.
Tommaso volle essere un semplice converso, ad imitazione proprio della Vergine, la Serva del Signore. Venne così destinato alla raccolta delle elemosine, ricoprendo questo incarico devotamente. Tanto umile nel mendicare quanto gioioso nel donare, venne ricompensato da Dio con tangibili segni miracolosi. A contatto con le più diverse classi sociali, toccando con mano la miseria dei bisognosi, donava quanto poteva, a costo di privarsi di ciò che era necessario al suo sostentamento. Tra gli altri, ci è stato tramandato un episodio singolare: durante un inverno, mentre era in giro per la questua, incontrò una donna che sempre gli faceva l’elemosina e che trovandosi in stato di gravidanza aveva un forte desiderio di mangiare dei fichi. Vista la stagione la richiesta era irrealizzabile, ma Tommaso promise che il giorno seguente l’avrebbe accontentata. Dopo aver pregato si recò nell’orto e quale fu la gioia nel trovare i sospirati frutti. Erano tre, fra cinque foglie: il frate raccolse tutto il rametto e lo portò alla donna. L’episodio rimase talmente impresso nella memoria collettiva che Tommaso venne poi chiamato il frate “del fico” e con quell’atto assumerà la sua tipica raffigurazione iconografica. L’albero diede in seguito frutti di un sapore tutto particolare. Altri fatti eccezionali operò il beato ancora in vita: due ciechi guariti e un ragazzo illeso dopo la caduta in un precipizio. Molti miracoli si verificarono successivamente alla sua morte, avvenuta nell’anno 1343. La sua sepoltura, presso l’altare della Vergine dei Dolori, divenne meta di pellegrinaggi e fonte di grazie.
A inizio ‘600, mentre si raccoglievano i documenti per la stesura degli annali dell’Ordine, il priore del convento dei Servi di Orvieto raccolse alcune memorie, documenti e molte relazioni di grazie del B. Tommaso che furono poi importanti per la beatificazione. Mentre era superiore della provincia Fra Luca Pucci di Foligno (1698-1701) si procedette alla prevista ricognizione del corpo che, secondo le antiche memorie, era inumato con quello del B. Bonaventura da Pistoia. Nottetempo e segretamente si procedette a cercare la sepoltura. Trovata la cassa, dopo l’autorizzazione del vescovo, la si aprì in presenza di un notaio. La festa diocesana, “ab immemorabili”, come risulta dalle carte comunali, si celebra il 21 giugno. Un’altra memoria era però molto sentita, coincidente col primo martedì dopo Pasqua. In tale giorno, dopo una solenne celebrazione in duomo, il popolo numerosissimo si raccoglieva nella chiesa dei Servi per venerare le reliquie del beato appositamente esposte. Quest’ultima festa fu celebrata fino alla riforma del calendario liturgico, la memoria propria dell’Ordine è invece fissata al 27 giugno.
Nel 1758 si dipinsero dieci medaglioni raffiguranti momenti importanti della vita del beato e fatti occorsi dopo la sua morte. Sono purtroppo scomparsi durante i lavori di ristrutturazione della chiesa nella seconda metà dell’800, ma la loro descrizione è interessante per comprendere come la popolazione, in larga parte analfabeta, venisse a conoscenza delle virtù del nostro beato. Ne abbiamo notizia da un documento del processo di beatificazione, scritto dieci anni dopo la loro esecuzione. Il loro contenuto era: il piccolo Tommaso vede in sogno l’Addolorata che gli porge l’abito dei Servi, la carità dei pani verso i poveri, l’episodio celebre del dono dei fichi in pieno inverno ad una donna gravida, il beato che prega per un giovane che cade in un dirupo, la restituzione della vista ad un cieco, la guarigione di un monaco da una cancrena, la liberazione dal carcere di un condannato a morte, un cieco che prega davanti al sepolcro del beato, devoti davanti al medesimo sepolcro e infine due frati che porgono una reliquia del beato ad un’inferma. L’immagine più antica di fra’ Tommaso è invece conservata in sacrestia, insieme ad altri tondi raffiguranti santi e beati dell’Ordine, eseguiti dalla mano sapiente di Luca Signorelli (1445-1523).
Una ulteriore ricognizione delle reliquie fu fatta nel 1738: si trovarono una pergamena datata 1343 e alcuni ramoscelli di fico. Analizzato dai periti, lo scheletro era in discrete condizioni. Terminate le operazioni furono suonate le campane e cantato il Te Deum. Papa Clemente XIII ne confermò il culto il 10 dicembre 1768, seguirono grandi festeggiamenti. Nel 1902 si provvide al cambio dell’abito e alcune reliquie furono portate a Roma presso la postulazione dell’Ordine. Oggi il suo corpo riposa sotto la mensa dell’altare maggiore della medesima chiesa dei Servi che, a distanza di sette secoli, sono ancora coadiuvati dall’ordine secolare nato qualche anno prima dell’umile frate “del fico”.

PREGHIERA
O Dio,
che benigno porgi ascolto alle preghiere degli umili,
concedi alla tua famiglia,
per intercessione del Beato Tommaso,
di ottenere la serenità nella vita presente
e il gaudio eterno in quella futura.
Amen.

Autore: Daniele Bolognini
 


 

Dio ama chi dona con gioia e chi ha un cuore buono e generoso. Tommaso nasce ad Orvieto (Umbria) verso il 1300. La sua famiglia appartiene alla nobile casata dei Corsini: è benestante e molto religiosa. Infatti Tommaso viene educato ad amare Gesù. Il bambino prega ogni giorno, anche mentre passeggia per la strada e quando può, per lodare il Signore, si mette in ginocchio. Dimostra soprattutto una grande devozione verso Maria, la madre di Gesù. Una notte Tommaso sogna la Madonna che gli dice di presentarsi all’Ordine dei Servi di Maria e di diventare frate. Senza indugi Tommaso va a bussare alla porta del convento, si toglie gli eleganti vestiti e indossa un povero saio.
Il giovane vuole imitare la Mamma Celeste, umile serva del Signore e svolgere un compito molto umile. Quindi, per tutta la vita, chiederà l’elemosina per i bisogni dei confratelli e per i poveri. Tommaso fa la questua con grande umiltà, si presenta con la mano tesa davanti a chi ha di più e dona, con sincero amore, a chi ha di meno. A quei tempi i poveri vagavano per le strade, denutriti, vestiti di stracci. Nelle famiglie numerose mancava il necessario per sopravvivere e non esistevano aiuti da parte delle istituzioni. La carità era lasciata al buon cuore di persone facoltose che, con generosità, offrivano un po’ del loro superfluo, o ai poveri o ai religiosi come Fra Tommaso. Infatti molti affamati e senza dimora bussavano alla porta dei conventi per avere una ciotola di minestra.
Dio guarda l’operato di Fra Tommaso che si priva del proprio pane per donarlo agli affamati, ne è felice e lo premia esaudendo le sue preghiere. Un giorno di freddo inverno, Fra Tommaso incontra una donna che gli ha sempre offerto qualcosa per i poveri, aspetta un bambino ed ha tanto desiderio di mangiare dei fichi che, però, sono introvabili perché fuori stagione. Fra Tommaso promette alla donna di portarle i frutti. Prega con fervore e poi si reca nell’orto dove, miracolosamente, trova tre fichi appesi all’albero che subito porta alla generosa donna. Il buon monaco, da allora, viene chiamato “il frate del fico”. Tommaso compie altri miracoli: salva un ragazzino caduto in un precipizio e ridona la vista a due ciechi. Si racconta di tanti altri prodigi accaduti, per sua intercessione, dopo la sua morte, avvenuta a Orvieto nel 1343.


Autore:
Mariella Lentini


Fonte:
Mariella Lentini, Santi compagni guida per tutti i giorni

______________________________
Aggiunto/modificato il 2023-06-22

___________________________________________
Translate this page (italian > english) with Google

Album Immagini


Home . Onomastico . Emerologico . Patronati . Diz.Nomi . Ricerca . Ultimi . Più visitati