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Santi Agatopodo e Teodulo Martiri
Festa:
4 aprile
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† Tessalonica, 302 circa
Subirono il martirio presso Tessalonica al tempo dell’imperatore Massimiano, probabilmente dopo il 302, quando un editto ordinò di bruciare i testi cristiani e di costringere i cristiani a sacrificare agli dei pagani. Catturati e condotti al cospetto del governatore Faustino, confessarono coraggiosamente la loro fede. Condotti in carcere, trascorsero la notte in preghiera lodando Dio, ed il giorno seguente Faustino fece persino avvicinare al collo di Teodulo la spada del carnefice nella speranza che dermodesse, ma né minacce né lusinghe sortirono effetto su di lui e con il suo compagno fu allora nuovamente incarcerato. Durante la notte, i due fecero un sogno che preannunciava loro l’ormai prossimo martirio. Il mattino, dopo un terzo infruttuoso interrogatorio, furono entrambi gettati in mare con legata al collo una grossa pietra.
Martirologio Romano: A Salonicco, in Macedonia, ora in Grecia, santi martiri Agatopódo, diacono, e Teodúlo, lettore, che, sotto l’imperatore Massimiano, su ordine del governatore Faustino, per aver confessato la fede cristiana furono gettati in mare con un masso legato al collo.
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Le vite dei Santi Agatopodo e Teodulo, martirizzati a Tessalonica durante l'era di Massimiano, sono avvolte nella nebbia del tempo. Tuttavia, la loro fede incrollabile e il loro coraggio di fronte alle persecuzioni cristiane hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia della Chiesa.
Contesto storico
Il loro martirio si colloca presumibilmente dopo il 302, anno in cui un editto imperiale ordinò la distruzione dei testi sacri cristiani e impose il sacrificio agli dei pagani. In quell'epoca buia, i cristiani erano perseguitati con ferocia e costretti a rinunciare alla loro fede o ad affrontare torture e morte.
Modelli di fede e coraggio
Il messale Vaticano Greco del 1660 ci offre un ritratto di questi due santi. Agatopodo, diacono anziano, e Teodulo, giovane lettore, conducevano una vita esemplare, dedita alla preghiera e alla santità. La loro fede incrollabile li spinse a confessare apertamente il loro credo cristiano, sfidando l'autorità imperiale e la minaccia di morte.
Processo e martirio
Catturati e condotti al cospetto del governatore Faustino, Agatopodo e Teodulo non vacillarono di fronte alle intimidazioni e alle lusinghe. Rimasero fermi nella loro fede, professando il loro amore per Cristo e la loro dedizione al Vangelo.
Faustino, nel tentativo di piegarli al suo volere, ordinò di far sfiorare il collo di Teodulo con la spada del carnefice. Ma la fermezza dei due santi rimase intatta. Trascorsero la notte in carcere pregando e lodando Dio, confortati dalla certezza della loro fede.
Il giorno seguente, dopo un ultimo infruttuoso interrogatorio, subirono la condanna a morte. Legata una pesante pietra al loro collo, furono gettati in mare, incontrando il martirio e suggellando la loro fede con il sacrificio supremo.
Autore: Franco Dieghi
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