Il Martirologio Romano, al 1° ott., dice che Piato era un prete che, partito da Roma, giunse in Gallia, con Quintino e i suoi compagni, per predicarvi il Vangelo. Essendogli stata assegnata Tournai come campo del suo apostolato, vi subì il martirio durante la persecuzione di Massimino. Questa notizia proviene da Usuardo, il quale, per la sua redazione, si è ispirato alla passio Piatonis, di cui parleremo in seguito, ed afferma che Piato era compagno di s. Dionigi. Il nome di questo santo si trova anche in qualche supplemento al Martirologio Geronimiano ed occorre aggiungere che nel 1922 il Martirologio Romano portava Piatonis e non Piati o Piatonis che era la grafia abituale. Occorre tuttavia attendere il VII sec. per avere informazioni storiche sul santo in questione. Nella Vita di s. Eligio vescovo di Noyon-Tournai, il suo discepolo Audoeno (m. 684) — a meno che non si tratti di una interpolazione di epoca più recente — narra che Eligio scoprì il corpo di s. Quintino che era stato martirizzato con i chiodi e, dopo molti sforzi, trovò anche il corpo di Piato, nel borgo di Seclin (Nord) nel territorio di Melantois. Il vescovo mostrò alla folla i lunghi chiodi che aveva estratti anche dal corpo di questo martire, fece seppellire i resti e costruire un mausoleo. Nel sec. VI si sviluppa una tradizione, ancora valida alla fine del sec. VIII, secondo cui la II Belgica fu evangelizzata da alcuni martiri: Vittoriano, Fusciano, Quintino e Luciano, Crispino e Crispiniano e Piato o Piatone. Quest'ultimo, partito da Roma con s. Dionigi di Parigi e i suoi compagni fu da questo ordinato prete e mandato nella regione di Tournai. Occorre giungere al sec. X per trovare la prima biografia di Piato, ma ancora una volta il redattore ha copiato la Vita di s. Luciano di Beauvais, apportandovi qualche modifica. Secondo questo racconto, Piato, dopo la sua predicazione nella regione di Tournai, fu arrestato dal prefetto Rizio-varo (personaggio creato, secondo Delehaye, dalla leggenda) con Quintino e con lui giustiziato: una spada gli mozza l'alto del cranio. Notiamo che questa passio non fa alcuna menzione del supplizio dei chiodi di cui parla la Vita Eligii, ma aggiunge che il martire fu sepolto a Seclin (Nord), presso Lilla, e che sulla sua tomba fu costruita una basilica. Più tardi la leggenda venne ampliata: « Piato convertì trentamila pagani. Dopo il supplizio il corpo del santo martire si levò, prese con le proprie mani il vertice del capo troncato, usci da Tournai e, guidato dagli angeli, lo portò dal luogo della decollazione, fino a Seclin, dove fu sepolto »: Piato appartiene quindi alla schiera dei santi cefalofori. Piato divenne patrono di Tournai e il suo nome si ritrova nelle antiche litanie. Al tempo delle invasioni normanne le reliquie furono trasferite a St-Omer (notizia che viene contestata da F. Lot), quindi a Chartres e infine a Tournai. Il corpo fu in seguito restituito a Seclin, ma la cosa è poco probabile perché a Chartres nel sec. XII si pretendeva di possedere l'intero corpo; d'altra parte una ricognizione delle reliquie compiuta a Seclin nel 1853 constatava l'esistenza di qualche osso soltanto. A Chartres la cassa di Piato subì diverse vicissitudini: la guarnizione in argento che l'ornava dal 1750 fu sottratta durante la Rivoluzione e mandata a Parigi, mentre le reliquie rimasero nella cattedrale. Nel circondario della città esiste anche una parrocchia dedicata a questo martire. Nella cripta sottostante il coro della collegiata di Seclin e che risale tutt'al più al sec. XIII si conserva un sarcofago dell'epoca gallo-romana che è stato identificato con la tomba di Piato. È stata anche formulata l'ipotesi che il santo di Chartres e quello di Tournai debbano la loro esistenza ad una reliquia di s. Platone, martire di Andra.
Autore: Rombaut Van Doren
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