Per chi conosca un po’ il gergo bolognese può essere utile, al fine di avvicinarsi alla personalità del Conte Giovanni Acquaderni, richiamare al modo di dire popolare: “tirare diritto e andare di lungo”. Si tratta di una frase utilizzata per definire un modo di fare che bada al sodo. Frase, che ben si adatta a uomini come l’Acquaderni, uomini che nel loro operare lasciano volentieri da parte fronzoli e pura accademia.
La vita dell’Acquaderni in effetti è concentrata su di un punto preciso e tutto il resto vi converge: fu senza dubbio un uomo di azione. Come ha scritto il prof. Venturi – studioso bolognese – «ciò che lo ha interessato, in tutti gli anni del suo impegno, è stata l’azione per la Chiesa», ogni suo altro interesse, come ad esempio le lettere e l’arte, deve essere interpretato secondo questa principale prospettiva esistenziale.
«Sin dalla fanciulezza – scrisse a Papa Leone XIII – sentii vivissimo il desiderio di servire la causa della Chiesa e del Romano Pontefice, e di non essere ad altri secondo nel sostenerne i diritti, nel diffonderne ed accrescerne la venerazione e l’onore».
Un Cattolico militante per un periodo burrascoso
La sua vicenda umana ed ecclesiale si svolge in un periodo storico cruciale e burrascoso, in un periodo in cui la diffusione della massoneria e il liberalismo rivoluzionario sostennero una guerra aperta al Papato ed alla Chiesa. Per capire di che pasta fosse fatto Acquaderni, basti pensare che già nel 1859, insieme ad altri giovani bolognesi, aveva reagito ad alta voce in Piazza Maggiore contro le bestemmie anti-papali di fra’ Pantaleo, cappuccino fattosi garibaldino. Da quel giorno fu schedato dalla Questura. Nonostante questo si deve a lui la creazione e la diffusione della stampa cattolica bolognese.
Non si pensi però ad un combattente che, in un certo senso, la buttasse subito in politica, tutt’altro. Acquaderni, infatti, ha condotto innanzitutto una battaglia ad maiorem Dei gloriam. Fu un vero Cattolico, di quelli cioè che non indietreggiano sui principii, che operano con uno sguardo soprannaturale, organizzando strategie efficaci.
Nel 1867, un manipolo di giovani bolognesi, su impulso del viterbese Mario Fani, fondò la Società di Gioventù Cattolica, quella che poi sarà l’Azione Cattolica, il cui motto era preghiera, azione e sacrificio. Acquaderni, allora ventinovenne laureato in legge e già sposato, verrà scelto come primo Presidente.
Il vessillo della Fede per svegliare chi dorme…
La Società di Gioventù Cattolica nasce con le idee chiare, il suo nemico numero uno viene riconosciuto nella massoneria e per combatterla si rivolge a «giovani che, imperterriti e franchi, negli atti e nella parole, si gloriassero di portare alto il glorioso vessillo della Religione».
Il Conte Acquaderni fu Presidente fino al 1879 e fu un Presidente instancabile. Scrisse: «Dopo la confidenza in Dio e la preghiera viene immediatamente l’azione: ecco il nostro dovere». Promosse celebrazioni, ricorrenze e pellegrinaggi, che coinvolsero migliaia di persone. Contribu ì a costruire chiese, promosse l’arte e sostenne la stampa cattolica.
Tra le molteplici iniziative da lui promosse, occorre ricordare l’Opera dei Congressi Cattolici (il primo sarà nel 1874), che aveva l’obiettivo di raccogliere intorno al Papa e ai Vescovi un laicato, che sapesse condividere veramente le fatiche dell’apostolato.
Dirà il Conte a Pio IX: «Vogliamo destare chi dorme, restaurare antiche e suscitare nuove opere di fede, di scienza, di carità, sulle rovine accumulate nella nostra patria dall’iniquità che trionfa». Parole di estrema attualità, anche oggi.
Agire per non perdere noi stessi
La devozione al Papato rimase un tratto caratteristico dell’azione del Conte, che, infatti, sarà al fianco di Leone XIII, Pio X e, infine, di Benedetto XV. Per ognuno di essi si impegnerà in imprese e celebrazioni, raccolte di offerte e pellegrinaggi, portando a Roma fiumi di pellegrini in varie occasioni.
Nel campo dell’arte fonderà a Bologna una società per animare gli artisti ad una vera arte cristiana, e organizzò una “società oleografica” per divulgare immagini sacre, economiche e adatte anche al culto.
Sempre in campo artistico organizzò diverse “esposizioni vaticane”, di cui la più importante fu quella del 1888. Ebbe un ruolo fondamentale nella fondazione dell’Avvenire d’Italia e, in ambito bolognese, di una grande banca quale fu il Credito Romagnolo.
Inesauribile militante della Chiesa Cattolica, fedele alla sua missione, scrisse: «Se non portiamo con noi l’azione cattolica, aggirati dal vortice dell’azione profana, perdiamo noi stessi e andiamo a precipizio col mondo».
Autore: Lorenzo Bertocchi
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