Questo martire è noto attraverso due serie di testimonianze: quelle che riguardano il suo culto, il cui valore è incontestabile, e quelle che provengono dalla doppia redazione dei suoi Acta la cui storicità è dubbia. Secondo queste ultime testimonianze Marcello sarebbe stato un discepolo di s. Potino di Lione, sfuggito miracolosamente alla persecuzione del 177, al fine di diffondere la fede sulle rive della Saóne. Il suo compagno, s. Valeriano si sarebbe fermato a Tournus, mentre lui avrebbe proseguito fino a Chalon, dove converti la famiglia di un certo Lati-nus che adorava Marte, Mercurio e Minerva. Passando nei pressi della villa del prefetto Vriscus, in una località detta Hubiliacus (od. La Vacherie, comune di St-Marcel, cantone di Chalon), sarebbe stato invitato a partecipare al banchetto con il quale quel notabile festeggiava gli dèi. Essendosi Marcello dichiarato cristiano, sarebbe stato suppliziato, sepolto fino all'altezza della cintola e lasciato morire. Se i particolari sono sospetti, non lo è il fatto del martirio in sé; Gregorio di Tours, infatti, ne fa menzione nel suo De gloria martyrum (I, 5). Già nel sec. IV la basilica dedicata a Marcello appariva come un luogo di culto frequentato e un monastero venne ben presto ad affiancarla. Nel 1050, quest'ultimo entrò nell'obbedienza di Cluny e il culto del santo si diffuse rapidamente in altre regioni. Un'iscrizione su di un antico reliquiario a St-Marcel-de-Carreiret (cantone di Lussan, dipartimento del Gard), datata della fine del IV sec, testimonia della presenza delle reliquie « dei santi martiri Marcello e Valeriano che patirono nel territorio di Chalon ». Tracce del culto si trovano anche in Germania (Colonia, Treviri, Worms) e in Spagna (Toledo, Siviglia). Marcello è menzionato nel Martirologio Geronimiano (in qualche cod. con l'errato titolo di vescovo), al 4 sett., data nella quale è pure commemorato dal Martirologio Romano, che parla di lui solo come martire senz'altra qualifica.
Autore: Gérard Mathon
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