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Beati Leonardo Kimura e 4 compagni Martiri giapponesi
Festa:
18 novembre
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† Nagasaki, Giappone, 19 novembre 1619
Discendente da Rimura, primo giapponese ad essere stato battezzato da Francesco Saverio, il beato Leonardo entrò nell’ordine gesuita, anche se non divenne sacerdote. Venne condannato ad essere bruciato durante la persecuzione del 1619, all’età di quarantaquattro anni. Secondo testimoni oculari nel momento in cui morì non provava alcun dolore per le fiamme che stavano lambendo il suo corpo. Suoi compagni di martirio furono: Andrea Murayama Tokuan, Cosma Takeya, Giovanni Yoshida Shoun e Domenico Jorge.
Martirologio Romano: A Nagasaki in Giappone, beati martiri Leonardo Kimura, religioso della Compagnia di Gesù, Andrea Murayama Tokuan, Cosma Takeya, Giovanni Yoshida Shoun, Domenico Jorge, arsi nel fuoco in quanto cristiani.
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Giapponese, nacque a Nagasaki nel 1575 e subito fu consacrato dai genitori al Signore. Tredicenne, come catechista passò a convivere con i Gesuiti che lo avevano educato; ventisettenne, domandò di essere accolto nella Compagnia di Gesù, ma, per umiltà, sebbene avesse un’istruzione superiore a quella richiesta per l’ammissione agli studi superiori e al grado sacerdotale, volle essere fratello coadiutore.
Nel 1616 venne chiuso in carcere sotto l’accusa di omicidio e, pur dichiarato innocente, non ne fu liberato rimanendovi per due anni e mezzo fra mille angustie e disagi. Ma questa permanenza fu benedetta da Dio: il Chimura, infatti, riuscì a battezzare novantasei idolatri e a farne dei buoni cristiani; instaurò un clima e un orario da noviziato religioso nella prigione, dove si tenevano meditazioni spirituali, preghiere, penitenze, sotto la guida di lui che stimolava i prigionieri coll’esempio e distribuiva fra loro le elemosine offertegli da anime pie.
Finalmente, nel novembre del 1619 fu chiamato dinanzi al governatore Gonrocu, che gli chiese perché fosse rimasto in Giappone nonostante il divieto dell’imperatore sotto pena di morte. Il Chimura rispose: “Sono rimasto per farvi conoscere il vero Dio e praticare la sua legge; né smetterò mai di farlo, finché vivrò”. Immediatamente fu pronunziata la condanna a morte, accolta con gioia dal martire. Il 19 dello stesso mese, rivestito dell’abito religioso, con infitta fra le spalle una bandierina su cui era scritta a sentenza, il Chimura fu portato, con quattro compagni, sulla santa collina e, legato al palo, vi morì consumato lentamente dal fuoco. Fu beatificato il 6 luglio 1867. La sua festa ricorre il 18 novembre.
Autore: Celestino Testore
Fonte:
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