Elizaveta Jurevna Pilenko era nata l’8 dicembre 1891 a Riga, in Lettonia, in una ricca famiglia dell’aristocrazia russa. Quando nel 1906, la madre Sofia, rimasta vedova del marito Yuri, si trasferì con la famiglia a San Pietroburgo, la giovane Liza prese a frequentare i circoli intellettuali radicali, facendosi presto conoscere per la sua passione politica e per il suo talento poetico. Nel 1910, a sorpresa, sposò Dmitriy Vladimirovich Kuz'min-Karavaev, un giovane bolscevico (che in seguito diventerà cattolico e sarà ordinato prete), da cui si separò nel 1913. Da una relazione passeggera, avuta poco dopo, nel corso di una vacanza ad Anapa, sul mar Nero, nacque la sua prima figlia, Gaiana. Militante del Partito socialista rivoluzionario, fu in questa stessa città che, nel 1918, delusa dagli sviluppi della rivoluzione, si trasferì e, lì, dove la famiglia paterna era ben conosciuta per avervi dei possedimenti, fu nominata vice-sindaco. Quando la città fu occupata dalle forze anticomuniste dell’Armata Bianca, la giovane fu denunciata e processata come collaboratrice dei bolscevichi, ma riuscì a dimostrare la sua innocenza. Un amico del suo avvocato, il giovane ufficiale cosacco Daniek Skobtsov s’innamò di lei e la sposò poco dopo. Quando i bolscevichi presero di nuovo il sopravvento, la nuova famiglia si spostò, dapprima, in Georgia, dove, il 27 febbraio 1921, nacque il secondogenito,31 Youri Skotsov.jpg Yuri, poi a Costantinopoli e in Serbia, dove, il 4 dicembre 1922, nacque Anastasia, e infine a Parigi, nel 1923. La morte improvvisa per meningite della figlia più piccola, il 7 marzo 1926, segnò profondamente la madre e la avviò ad un processo di profonda conversione. Liza cominciò a dedicarsi ai più indigenti tra i rifugiati russi, visitandoli in prigione, negli ospedali, nei manicomi o nelle periferie degradate della città. Diceva: “Ogni persona è l’autentica icona del Dio incarnato nel mondo”. Conobbe e frequentò anche i maggiori rappresentanti dell’ortodossia russa in esilio, come Bulgakov, Berdjaev e il metropolita Evlogij. Fu quest’ultimo che le consigliò di diventare monaca. Dopo aver chiesto ed ottenuto, nel 1927, il divorzio dal secondo marito, Liza emise i voti monastici, nel 1932, assumendo il nome di Maria (in ricordo della penitente Maria Egiziaca). Fondò allora il suo monastero, nella rue de Lourmet, a Parigi, dove, vivendo in assoluta povertà, si dedicò all’accoglienza dei più bisognosi tra i suoi fratelli, alla preghiera, e alla riflessione, portata avanti con i suoi compagni di fede, su come rinnovare la vita dell’Ortodossia. Il figlio Yuri, che aveva abitato inizialmenteto con il padre, raggiunse a questo punto la madre. Divenuto lettore e poi suddiacono, officiava le liturgie nella cappella che, nella casa-ospizio materna era stata dedicata alla Protezione della Madre di Dio, partecipando inoltre a tutte le attività della madre a favore dei poveri (che lui chiamava la sua liturgia fuori del tempio) e, successivamente, durante l’occupazione nazista, a favore degli ebrei. È in questo contesto che il giovane venne arrestato dalla Gestapo, l’8 febbraio 1943. Due giorni dopo venne arrestata la madre e le altre persone coinvolte negli aiuti agli ebrei. Madre Maria venne inviata nel campo di concentramento di Ravensbruck. Lì trascorse due anni in condizioni indescrivibili di crudeltà e disumanità, consolando, incoraggiando e testimoniando fino alla fine la civiltà dell’amore tra le sue compagne di sventura. Morì nella camera a gas il 31 marzo 1945. Il figlio Yuri l’aveva preceduta. Dopo un soggiorno a Dachau, dal 16 dicembre 1943 al 25 gennaio 1944, fu inviato a Buchenwald, per lavorare nelle officine sotterranee Dora. Dieci giorno dopo il suo arrivo in questo campo, colpito da un’acuta forma di foruncolosi, fu mandato in infermeria, che però non funzionava ancora. Aggravatesi ulteriormente le sue condizioni, lo inviarono ad una destinazione ignota, quella finale. Prima dell’arresto aveva scritto: “Non esiste un problema ebraico, esiste un problema cristiano. Se noi fossimo davvero cristiani, avremmo indossato tutti la stella gialla. È giunto il tempo di confessare. La maggior parte cadranno nella prova, ma il Salvatore ha detto: Non abbiate paura, piccolo gregge”. Madre Maria e suo figlio Yuri sono stati canonizzati dal Santo Sinodo del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli il 6 gennaio 2004, assieme ai loro compagni d’avventura, padre Dimitri Klépinine e Ilya Fondaminsky.
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