Secondogenito del marchese Raffaele e della contessa Giuseppina de Zulueta, Raffaele Merry del Val nacque il 10 ottobre 1865 a Londra, dove il padre era allora Segretario dell’Ambasciata Spagnola. Nelle sue vene, date le diverse nazionalità dei suoi antenati, scorreva il sangue di illustri famiglie dell’Irlanda, della Spagna, dell’Inghilterra, della Scozia e dell’Olanda: in particolare, il sangue della famiglia paterna era nobilitato da quello versato da un suo glorioso avo, san Dominguito del Val, crocifisso, non ancora settenne, da ebrei in odio alla fede di Cristo nel giorno del Venerdì Santo del 1250.
Fin da giovanissimo non ebbe dubbi sulla vocazione ecclesiastica che la Provvidenza gli aprì in maniera sfolgorante: incaricato di Missioni pontificie a 22 anni, con il titolo di “monsignore”, prima ancora di essere ordinato sacerdote; presidente della Pontificia Accademia dei Nobili Ecclesiastici a 34 anni; arcivescovo a 35; cardinale e Segretario di Stato a 38 anni, al fianco di un Papa destinato ad entrare come un gigante nella storia della Chiesa!
Eppure Raffaele Merry del Val seguì questa strada per obbedienza, non per inclinazione: il suo sogno – riassunto nell’epigrafe, che volle scolpita sulla sua tomba: “Da mihi animas, coetera tolle” – era stato quello di dedicarsi all’apostolato. Lo zelo per la conversione dei protestanti, soprattutto degli anglicani, l’aveva spinto a scegliere per i suoi studi il Collegio Scozzese di Roma, ma Leone XIII, ricevendolo in udienza, gli aveva intimato con fermezza: «No! Non al Collegio Scozzese, all’Accademia dei Nobili ecclesiastici!».
Il futuro card. Merry del Val ubbidì al desiderio del Pontefice e nell’obbedienza trovò la perfezione della sua vocazione. Quasi al termine della sua vita terrena, chiudendo una sua lettera del 28 ottobre 1928, scriveva: «Come sono volati gli anni!… Quarant’anni sacerdote, ventotto che sono Vescovo e venticinque Cardinale. Come è stata la mia vita diversa da quella che avevo sperato e pregato! Sia fatta la volontà di Dio!».
Merry del Val e Pio X: due anime gemelle
Leone XIII aveva intuito le virtù e le capacità del giovane ecclesiastico, ma sarà il successore a legarne indissolubilmente il nome al suo Pontificato.
Nel conclave che seguì la morte di Leone XIII, i voti del Sacro Collegio si erano raccolti sopra il cardinale Giuseppe Sarto, Patriarca di Venezia. Mentre nel silenzio della Cappella Paolina scongiurava il Signore di allontanare dalle sue labbra il calice tremendo del Pontificato, il futuro san Pio X vide una figura profilarsi al suo fianco: era mons. Merry del Val, segretario del Conclave, che per ordine del cardinale decano gli rinnovava la richiesta, sussurrando queste semplici parole: “Coraggio, Eminenza!”.
Il giorno successivo il Patriarca di Venezia salì sulla Cattedra di Pietro con il nome di Pio X.
Alla sera, il nuovo Papa concesse la sua prima udienza a mons. Merry del Val, che prendeva congedo da lui. Ponendo la sua mano sulla spalla del giovane prelato gli disse in tono quasi di rimprovero: «Monsignore, mi vuole abbandonare? No, no: resti, resti con me. Non ho deciso nulla ancora: non so che cosa farò. Per ora non ho nessuno; rimanga con me come Pro Segretario di Stato…, poi vedremo. Mi faccia questa carità».
In questo primo incontro si decise il destino di due uomini così diversi per nascita, educazione e temperamento, ma uniti in una sola mente ed in un solo cuore dagli imperscrutabili disegni della Provvidenza. Il 18 ottobre 1903, con sua lettera autografa, san Pio X nominò mons. Merry del Val Segretario di Stato e cardinale.
Quando mons. Merry del Val ricevette la notizia supplicò vivamente il Papa di destinare qualcun altro a questo incarico. Dopo aver ascoltato le sue ragioni, san Pio X si limitò a rispondergli: «Accetti! è la volontà di Dio. Lavoreremo e soffriremo insieme per amore della Chiesa».
Nella corte vaticana destò una certa sorpresa il fatto che il Papa avesse destinato a tale carica un prelato così giovane e per di più non italiano. Ad un cardinale, che si era permesso una timida osservazione sulla giovane età di mons. Merry del Val, Pio X rispose con queste parole: «Ho scelto lui perché è un poliglotta. Nato in Inghilterra, educato nel Belgio, spagnuolo di nazionalità, vissuto in Italia, figlio di un diplomatico e diplomatico egli stesso, conosce i problemi di tutti i Paesi. È molto modesto, è un santo. Viene qui tutte le mattine e mi informa di tutte le questioni del mondo. Non gli devo mai fare un’osservazione. E poi non ha compromissioni».
Da allora, per undici anni, in intima e profonda unione di pensiero e di cuore, senza interruzioni e senza incertezze, il cardinale Merry del Val legò la sua vita a quella dell’intrepido Pontefice, affiancandolo in tutte le battaglie, a cominciare da quella, epica, contro il modernismo.
«Undici anni – osserva mons. Dal Gal – ‘cor unum et anima una’ con il suo Papa e con il suo Sovrano, con il suo Maestro e con il suo Padre, in ogni evento ed in ogni vicenda, nella gioia e nel dolore, tra le angosce del Getsemani e nella gloria della Resurrezione, tra l’effimero tripudio dei nemici della Chiesa come nella grandezza di una stessa fede e di una stessa speranza immortale».
La sera del 19 agosto 1914, il cardinale Merry del Val ebbe il conforto di raccogliere l’ultimo anelito del Papa morente.
Il santo Pontefice, che aveva perduto la parola ma conservava lucida la mente, tenne strette a lungo tra le sue le mani del suo Segretario di Stato, volendo esprimergli in questo gesto silenzioso tutta la riconoscenza per l’illimitata dedizione al Soglio pontificio e alla sua persona.
Fino al giorno della inaspettata morte, il 26 febbraio 1930, quando si trovava ancora nel pieno delle sue forze, il cardo Merry del Val rimase all’interno della Chiesa il punto di riferimento di tutti coloro che si richiamavano idealmente al luminoso pontificato di san Pio X.
Nel conclave del 1922, che secondo quanto testimonia uno dei suoi protagonisti, il cardinale Gasparri, fu uno dei più contrastati della storia, il card. Merry del Val fu vicino all’elezione al Pontificato. Una elezione che avrebbe forse cambiato il corso della storia della Chiesa di questo secolo.
Magnificenza ed umiltà, esempio di perfetta nobiltà
Il card. Merry del Val fu un perfetto esempio di vero aristocratico, non solo di sangue, ma soprattutto di animo. In lui, come è tipico della vera nobiltà, la magnificenza e la grandiosità si associarono alla più profonda semplicità ed umiltà.
Quando passava per le vie di Roma – notava l’accademico di Francia René Bazin – «era oggetto dell’ammirazione universale: lo si guardava con interesse, lo si salutava con simpatia»; ma, quando, appariva nello splendore della Basilica Vaticana, sembrava che dalla sua persona emanasse un fascino irresistibile.
«Il cardinale Merry del Val, assiso in trono, con i paludamenti liturgici – ricorda un giornalista americano – nella sua meravigliosa figura dava l’idea della maestà, della grandezza e della universalità della Chiesa».
Alle cerimonie liturgiche, da lui celebrate fino alla morte come Arciprete della Basilica Vaticana, con scrupolosa esattezza e con incomparabile dignità, accorrevano in folla i romani e gli stranieri come ad un avvenimento. Nella sua dignità principesca egli incarnava, contro ogni miserabilismo ed egualitarismo, lo splendore della Chiesa romana.
Questa magnificenza non andò mai disgiunta da una profonda umiltà: fu anzi il frutto della sua vita interiore. «La Santa Messa del piissimo Cardinale – testimonia un prelato – era la rivelazione della sua vita interiore e l’anima di tutto il suo apostolato». Una principessa polacca poteva dire: «Solamente una volta ho veduto il cardinale Merry del Val pregare in San Pietro. È a lui che io devo il mio ritorno alla Chiesa cattolica».
Le litanie dell’umiltà, che recitava quotidianamente, così come il cilicio che indossava sotto la veste talare, erano espressione di quel profondo spirito cattolico, che si manifesta nel negare tutto a se stessi, per offrire ogni grandezza ed ogni splendore alla Chiesa, nel perfetto abbandono alla Divina Provvidenza.
Nell’Offerta del mattino, che recitava ogni giorno prima di celebrare la Messa, il Principe della Chiesa così pregava:
«Sono disposto, o mio Dio, ad accettare dalle Tue mani, e nel modo che più Ti piace, salute o malattia, ricchezza o povertà, vita lunga o vita breve, onori o disgrazie, amicizie o avversioni, e così delle altre cose, scegliendo unicamente ciò che è più conforme alla Tua gloria. E se sei tanto buono da chiamarmi ad imitarTi più strettamente ed intimamente nella povertà, nell’ignominia e nella sofferenza, o caro Gesù, eccomi pronto».
Accogliendo gli onori come una croce, il cardinale Merry del Val cercò il proprio nascondimento e l’esaltazione della Santa Chiesa. Attende ora, accanto a san Pio X, l’ora del trionfo di quella Chiesa che tanto fedelmente servì.
Autore: Roberto de Mattei
Fonte: Radici Cristiane
Raffaele Merry del Val nasce a Londra il 10 ottobre 1865. Di famiglia nobile, suo padre don Raffaele e sua madre donna Giuseppina De Zulueta sono cattolici ferventi, di profonde convinzioni e di pratica religiosa quotidiana. Le origini della famiglia Merry del Val erano irlandese e spagnola e da quest'ultima discendenza era nato nel 1250 san Dominguito del Val, crocifisso a sette anni nei dintorni della cattedrale di Saragozza da alcuni ebrei e oggi venerato soprattutto in Spagna.
All'età di sei anni, alla domanda rivoltagli da un padre gesuita «Che cosa vuoi diventare da grande?-», Raffaele risponde: «Voglio essere prete». Il suo unico svago consiste nella costruzione di piccoli altari, nel formare arredi sacri e mettere insieme candelabri ed immaginette; si diverte, inoltre, ad imitare il sacerdote nel celebrare la messa, invitando ad assistervi i suoi fratelli e coetanei.
Ancora adolescente si trasferisce a Bruxelles con la famiglia, dove studia presso il Collegio di San Michele. I suoi compagni di studio si compiacevano ammirando in lui bontà e dolcezza senza pari, unite ad un'intelligenza superiore alla media. Venuto quindi a Roma nel 1885 per poter studiare nel Collegio Scozzese, viene indirizzato dallo stesso Leone XIII alla Pontificia Accademia dei Nobili Ecclesiastici. Frequenta poi la Pontificia Università Gregoriana laureandosi in filosofia e successivamente in teologia.
Viene ordinato sacerdote il 30 dicembre del 1888 a Roma. Particolarmente forte in lui è il desiderio di ricondurre i cristiani dissidenti alla religione cattolica e così si occupa personalmente di coloro che tornano alla fede, persuaso che una persona convertita è quasi sempre occasione di nuove conquiste spirituali nella propria famiglia o fra le proprie conoscenze.
Durante il pontificato di Leone XIII riceve incarichi importanti affidatigli dallo stesso papa, che aveva grande stima di lui. Consacrato arcivescovo titolare di Nicea il 6 maggio 1890, a soli 35 anni, anziché offrire il consueto rinfresco di tali occasioni, il novello consacrato offre un pranzo a duecento poveri d'ambo i sessi, regalando anche un vestito nuovo ad ognuno di loro.
Frattanto, nel 1903, moriva Leone XIII e la contemporanea morte di monsignor Volpini, che avrebbe dovuto essere il segretario del conclave, porta alla nomina del cardinale Merry del Val come segretario del Sacro Collegio dei cardinali e quindi del conclave.
La scelta di Pio X
Con l'elezione pontificia del cardinale Sarto, che assume il nome di Pio X, inizia la fruttuosa collaborazione del cardinale Merry del Val con il santo pontefice che, fin da subito, ripone in lui piena fiducia; gli sarebbe stato illuminato collaboratore e amico devoto nelle sofferenze e nelle lotte del pontificato.
Il cardinale Merry del Val a 38 anni viene infatti scelto da Pio X come nuovo segretario di Stato e di fronte alla titubanza del prescelto, che non si credeva all'altezza, il pontefice risponde: «lavoreremo insieme, soffriremo insieme per amore della Chiesa».
Inizia così un pontificato tra i più difficili della storia. Pio X rinforza la gerarchia accostandola più strettamente alla cattedra di san Pietro; accresce la responsabilità e la missione del clero; disciplina il laicato cattolico, diviso fra intransigenti e democratici-cristiani, cerca di gettare i fondamenti perché la società cristiana possa fondarsi su rette basi e sui princìpi immutabili di dottrina e di morale, che le teorie utopistiche ed eversive e il ritorno di vecchi errori già condannati avevano deformato o fatto perdere di vista.
Per condurre a compimento un tale programma occorrono uomini di metodo e di azione, e Pio X sa scegliersi come segretario di Stato un uomo dalle rare qualità.
Nel corso della lotta contro il modernismo, il papa e il segretario di Stato diventano oggetto di ampie critiche ed insulti e dichiarati fanatici intolleranti dai modernisti. Mentre l'anticlericalismo in Italia cresceva, aizzato soprattutto dalla stampa massonica, lo stesso cardinale segretario di Stato, trovandosi in villeggiatura a Castel Gandolfo, per poco non rimane vittima di un agguato tesogli da anticlericali di Marino. Ma il modernismo viene smascherato e perseguito ovunque possibile, e dopo la morte del pontefice, il cardinale Merry del Val, con la carica assegnatagli da Benedetto XV di segretario della Sacra Congregazione del Sant'Offizio, vigilerà affinché si mantenga integro il frutto di tanti sforzi.
Due anime gemelle
A Pio X e al cardinale Merry del Val si devono la riforma dei seminari, l'istituzione della Commissione Biblica, di quella per la liturgia, per la musica sacra, la restaurazione dell'insegnamento catechistico, l'importante riforma delle congregazioni, dei tribunali, degli uffici della Curia romana, riforme che segnano altrettante tappe di un cammino irto di spine e di dolori in cui però i successi della Chiesa sono molti e duraturi.
Il 19 agosto 1914 san Pio X muore, e il cardinale Merry del Val ne rimane profondamente colpito per il grande legame che lo avevano legato al papa.
Pio X e Merry del Val: tanto distanti per nascita, per età, per formazione e anche per cultura, in realtà erano due anime gemelle, unite dal dovere soprattutto, dalla sottomissione alla volontà di Dio, dall'obbedienza gerarchica, dalla purezza della dottrina insegnata e da una volontà inflessibile al servizio di questi ideali. Per volere dello stesso pontefice, il cardinale assume, nel 1914, la carica di arciprete della Basilica e Prefetto della Rev. Fabbrica di San Pietro, che mantiene fino alla morte, nel 1930. Fonda anche la pia associazione del Sacro Cuore di Gesù, che seguirà e amerà come una famiglia. L'associazione aveva sede in Trastevere e quando il cardinale aveva tempo disponibile, tra i molteplici impegni di arciprete e segretario della Sacra Congregazione del Santo Offizio, lo dedicava ai giovani, che lo amavano profondamente.
Sarà legato Pontificio nel 1920 ad Assisi per l'anniversario del ritrovamento del corpo di san Francesco. Negli anni prima della morte assolve i suoi compiti e il suo ministero con l'unico fine della conquista delle anime a Dio, con carità, umiltà e profondo spirito di mortificazione.
Il 26 febbraio 1930 si spegne nella Città del Vaticano ed il 26 febbraio 1953 inizia il suo processo informativo ordinario sulla fama di santità. Tale processo viene richiesto con voto solenne dall'episcopato spagnolo, che indirizzando la richiesta al santo Padre, diceva del cardinale: «La sua fama di santità non è mai venuta meno tra il popolo, specialmente tra il clero, il quale guarda a lui come ad un sacerdote santo degno di meritare gli onori dell'altare». Nell'Anno Sacerdotale 2009-2010, indetto da papa Benedetto XVI, il cardinale Merry del Val risplende come una luce nel firmamento del sacerdozio cattolico e come modello per i futuri presbiteri.
Autore: Don Giovanni Poggiali
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