I primi anni
Michael Joseph McGivney nacque a Waterbury, nel Connecticut, il 12 agosto 1852. I suoi genitori, Patrick McGivney e Mary Lynch, erano irlandesi, partiti nel 1849 a causa della Grande Carestia. A lui, il primogenito, seguirono altri dodici figli, ma sei morirono durante l’infanzia.
Michael studiò presso la scuola parrocchiale della chiesa di San Pietro, venendo ammesso direttamente alla terza classe, grazie al punteggio eccezionale ottenuto all’esame di ammissione. Pe le funzioni religiose, invece, frequentava la chiesa dell’Immacolata Concezione. Lasciò la scuola a tredici anni, per aiutare suo padre, che già lavorava in una fabbrica specializzata nella fabbricazione di cucchiai in ottone.
Vocazione sacerdotale
Intanto, però, aveva dichiarato di voler diventare sacerdote, seguendo l’esempio del suo parroco, padre Thomas Hendricken. Suo padre, pur essendo un cattolico devoto, non era sicurissimo che quella fosse la via giusta per il suo primogenito, per cui gli rispose con un rifiuto. Quando lui ebbe sedici anni, alla fine, gli diede il proprio benestare.
Così Michael partì, nel settembre 1868, accompagnato da padre Hendricken, per il seminario di San Giacinto in Canada. La scelta non dipendeva da lui, ma dal suo vescovo, monsignor Francis McFarland, perché la diocesi di Hartford non aveva all’epoca un proprio seminario; gli studenti americani avevano lì una sezione speciale.
Fu un allievo molto impegnato nello studio, specie per colmare le sue lacune nelle lingue classiche. Di carattere appariva timido, anche se cercava ugualmente di farsi degli amici. La sua permanenza durò fino all’estate 1870: dopo un anno di pausa, riprese gli studi nel seminario di Nostra Signora degli Angeli a Niagara Fall, nello Stato di New York. Si fortificò nel latino e nel greco, ma scoprì anche una nuova passione: il baseball, che del resto stava prendendo sempre più piede in tutti gli Stati Uniti.
Verso il sacerdozio
Per il seminario maggiore partì nuovamente per il Canada, diventando allievo del Santa Maria, retto dai padri Gesuiti, mentre il San Giacinto era tenuto dai padri Vincenziani. Scelse quella struttura perché gli sembrava fornire un ambiente accademico rigoroso e adatto alla sua voglia d’imparare: riteneva infatti che le materie di studio dovessero essere fondamentali per il suo futuro ministero.
Tuttavia, il 6 giugno 1873, morì suo padre Patrick. Tornò a casa, ma aveva bisogno di sostegno per completare gli studi. La notizia arrivò a monsignor McFarland, che gli concesse, fatto inedito per i tempi, una borsa di studio completa. Grazie alla sua amicizia col vescovo di Baltimora, lo fece ammettere nel locale seminario di Santa Maria, i cui educatori erano sacerdoti della Società di San Sulpizio. Grazie a loro, Michael abbandonò le sue velleità erudite, che l’avevano anche condotto a pensare di farsi gesuita, e le riconobbe come sussidiarie nel cammino sacerdotale: doveva, invece, essere più attento a salvare le anime.
Il 22 dicembre 1877, nella cattedrale dell’Assunzione di Baltimora, vari seminaristi accedettero agli ordini minori e a quelli maggiori; Michael, invece, fu ordinato sacerdote. Il giorno di Natale celebrò la Prima Messa solenne nella parrocchia dell’Immacolata Concezione a Waterbury, festeggiato da amici e familiari.
Viceparroco a New Haven
La sua prima nomina, all’inizio del 1878, fu come viceparroco nella chiesa di Santa Maria a New Haven, situata in una strada residenziale, Hillhouse Avenue. L’edificio sacro, in pietra, aveva sostituito una precedente costruzione in legno, bruciata in un incendio. La costruzione della nuova chiesa suscitò vivaci proteste e arrivò perfino sul New York Times, che se ne occupò in un articolo intitolato «Come una strada aristocratica possa essere macchiata da una chiesa romana». In più, la parrocchia era carica di debiti.
Padre McGivney affiancò il parroco, padre Patrick Murphy, nel far fronte a quei problemi e ad altri, come il crescente, anche tra i giovani, abuso di alcol. Per questo scopo, istituì una società per l’astinenza totale, intitolata a san Giuseppe, che consentiva anche svaghi moderati, ad esempio tramite il teatro; arrivò anche a includere donne nella compagnia teatrale.
In ascolto dei problemi delle famiglie
Più sul piano del ministero, invece, insegnava il catechismo e ascoltava i problemi delle famiglie degli operai irlandesi che frequentavano la parrocchia. In quel modo, venne a sapere dell’interesse di molti per le società segrete, che, se da una parte fornivano il mutuo soccorso tanto necessario, specie se veniva a mancare il capofamiglia, dall’altra rischiavano di avvicinare gli aderenti a dottrine non conformi al cattolicesimo.
Cominciò dunque a chiedersi se esistesse un modo sia per rafforzare la fede, sia per provvedere ai bisogni delle famiglie in difficoltà. Di certo, avrebbe dovuto essere un’organizzazione indipendente e controllata da laici.
La nascita dei Cavalieri di Colombo
Nel pomeriggio di domenica 2 ottobre 1881, nel seminterrato della parrocchia di Santa Maria, indisse un incontro preliminare aperto agli uomini di tutte le parrocchie della città. Da quell’appuntamento sorse un comitato di dodici membri, con presidente James T. Mullen e segretario padre McGivney. Nei mesi successivi, il sacerdote scrisse a parecchi confratelli per presentare l’iniziativa e visitò personalmente altre organizzazioni analoghe.
Il 2 febbraio 1882 il comitato si riunì di nuovo, per scegliere il nome da dare alla nuova realtà. Padre McGivney propose “Sons of Columbus”, “Figli di Colombo”, anche se gli aderenti erano solo irlandesi-americani. In Cristoforo Colombo, ancora all’epoca, i cattolici americani riconoscevano, se non lo scopritore dell’America, un eroe nazionale. Mullen, invece, propose di sostituire a “Sons” “Knights”, “Cavalieri”, per dare una forma rituale agli aderenti. Il 29 marzo l’assemblea dello Stato del Connecticut riconobbe formalmente i Cavalieri di Colombo come corporazione legale. Tre giorni dopo, a Santa Maria, avvenne l’iniziazione dei primi membri.
Il suo stile sacerdotale
L’impegno come segretario non distolse padre McGivney dal ministero più ordinario, specie dalla predicazione. Aveva una dizione perfetta, con un tono di voce che all’occorrenza poteva cambiare da dolce ad austero. Parlava con lentezza, scegliendo con cura i termini da usare. C’era un anziano mendicante cieco, non cattolico, che andava a Santa Maria solo per ascoltare la sua voce.
La sua difesa dei poveri arrivava anche a portarlo a presentarsi in tribunale, come quella volta, nel 1881, in cui si alzò in piedi per assumere la tutela di Alfred Downes, un giovane rimasto orfano. Nel 1882, poi, fece la conoscenza di James “Chip” Smith, in carcere perché accusato di aver ucciso il poliziotto Daniel J. Hayes. Lo visitò con frequenza, come del resto faceva con i carcerati della città, ma in lui notò un particolare bisogno di consolazione. Alla fine Smith fu condannato a morte per impiccagione. Padre McGivney non sentiva di poterlo assistere durante l’atto, ma celebrò una Messa solenne per lui la domenica precedente, nello stesso carcere.
Lo sviluppo dei Cavalieri di Colombo
Negli anni successivi i Cavalieri di Colombo ebbero alcuni contrasti interni, ma vennero istituiti altri Consigli, ossia aggregazioni locali: alla fine del 1885 ce n’erano trentuno nell’intero Connecticut. Padre McGivney, consapevole della situazione, aveva incoraggiato i membri nei primissimi tempi: «Noi incontreremo ostacoli e anche rifiuti, ma con l’aiuto di Dio, non falliremo». Nel 1884 rifiutò di essere rieletto segretario, rimanendo però Cappellano Supremo, per favorire l’autonomia dell’organizzazione.
Parroco a Thomaston
Nello stesso anno fu nominato parroco di San Tommaso a Thomaston, non lontano dalla sua città natale. Affrontò gli stessi problemi incontrati a New Haven: una grave situazione debitoria, l’emarginazione dei cattolici, le difficoltà della classe operaia.
In più, dovette difendere i Cavalieri di Colombo dalle accuse che arrivavano dalle colonne del «Connecticut Catholic», replicando che non si trattava di una società segreta come le altre e che, soprattutto, non insegnava nulla di contrario alla Chiesa.
Il suo ultimo impegno per i Cavalieri di Colombo fu il viaggio nel Rhode Island, nel luglio 1889: a Providence era infatti stato fondato il primo Consiglio al di fuori del Connecticut.
La morte
Nello stesso anno stava circolando quella che un tempo era considerata un’influenza proveniente dalla Russia, ma che, secondo studi recenti, era invece causata da un coronavirus. Padre McGivney, inizialmente, sembrava avere solo un raffreddore, per cui continuò i suoi impegni, anche se si sentiva sempre più spossato. A dicembre si ammalò definitivamente, mentre a gennaio 1880 sopraggiunse la polmonite. Cercò di curarsi spostandosi in altri Stati, ma invano.
Ormai costretto a letto, continuava a preoccuparsi dei suoi parrocchiani e a pensare che non sarebbe riuscito ad assistere all’ordinazione sacerdotale dei suoi due fratelli minori.
Morì quindi il 14 agosto 1880, due giorni dopo aver compiuto trentotto anni. La maggior parte dei suoi effetti personali venne bruciata, per evitare rischi di contagio. I suoi resti mortali, invece, riposano dal 1982 nella chiesa di Santa Maria a New Haven.
La causa di beatificazione e canonizzazione fino al decreto sulle virtù eroiche
La fama di santità di padre McGivney ha portato all’avvio della sua causa di beatificazione e canonizzazione nella diocesi di Hartford. Il nulla osta fu concesso dalla Santa Sede il 15 settembre 1997, mentre l’inchiesta diocesana iniziò tre mesi dopo, il 18 dicembre 1997; terminò il 6 marzo 2000, ottenendo la convalida giuridica il 14 aprile seguente.
La “Positio super virtutibus”, presentata nell’estate del 2002, fu esaminata dai Consultori Storici della Congregazione delle Cause dei Santi (erano passati più di cinquant’anni dalla morte del Servo di Dio, quindi la sua era una causa antica o storica) il 28 ottobre 2003.
Il 12 febbraio 2008, i Consultori Teologi si pronunciarono a favore dell’eroicità delle virtù di padre McGivney, confermata dalla Plenaria dei cardinali e dei vescovi membri della stessa Congregazione, l’11 marzo 2008. Il 15 marzo 2008, ricevendo in udienza il cardinal José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Benedetto XVI autorizzò la promulgazione del decreto con cui padre Michael McGivney veniva dichiarato Venerabile.
Il miracolo per la beatificazione
Per ottenere la sua beatificazione fu presentato il caso di un neonato di Dickson nel Tennessee, a cui erano state diagnosticate prima la Trisomia 21, poi un idrope fetale non immune, ovvero un accumulo di liquidi nelle cavità del suo corpo: la morte intrauterina era altamente probabile proprio perché unita alla Trisomia 21.
Al marito della gestante, Daniel Schachle, Agente Generale (impegnato nel campo assicurativo) dei Cavalieri di Colombo, venne naturale affidare a padre McGivney il nascituro; in più, promise a lui che, se l’avesse salvato, l’avrebbe chiamato non Ben come aveva pensato, bensì Michael come lui. Alla sua preghiera si unirono i suoi colleghi, gli amici e la stessa moglie, Michelle. La sua quattordicesima gravidanza ebbe termine il 15 maggio 2015, alla trentunesima settimana di gestazione; il padre mantenne la promessa.
Il 26 maggio 2020, ricevendo in udienza il cardinal Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco autorizzò la promulgazione del relativo decreto, aprendo la via alla beatificazione di padre McGivney.
La beatificazione
La Messa col rito della beatificazione di padre Michael McGivney è stata celebrata il 31 ottobre 2020 nella cattedrale di San Giuseppe a Hartford. A presiederla, in qualità di rappresentante del Santo Padre, il cardinal Joseph William Tobin, arcivescovo di Newark. La sua memoria liturgica è stata fissata al 13 agosto.
I Cavalieri di Colombo oggi
Oggi i Cavalieri di Colombo sono una società di mutuo soccorso attiva su moltissimi fronti caritativi, oltre a quelli che li caratterizzano dalle origini, basati su quattro concetti fondamentali: Unità, Carità (i primi delineati, nel 1882), Fraternità e Patriottismo.
Forniscono anche aiuti economici a parrocchie, seminari, congregazioni e organizzazioni cattoliche, come pure garantiscono borse di studio e finanziano restauri di opere d’arte.
Autore: Emilia Flocchini
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