Giovanni Barra nasce a Riva di Pinerolo il 14gennaio 1914 da una famiglia contadina numerosa che darà alla Chiesa due figli sacerdoti, di cui uno missionario ed una figlia anch’essa suora missionaria.
Nel 1925 entra nel Seminario vescovile di Pinerolo dove svolge i suoi studi e il 29 giugno 1937 riceve l’ordinazione sacerdotale dal Vescovo Gaudenzio Binaschi.
Inizia il suo ministero sacerdotale nella città di Pinerolo, dapprima come insegnante di materie letterarie nel Seminario minore diocesano e di religione nella scuola media statale.
Ma è nel mondo giovanile dove egli sente soprattutto di dover esercitare la sua missione. Valorizza,pertanto, i luoghi tradizionali di riferimento per i giovani della città: l’Oratorio san Domenico e l’Associazione della Gioventù di Azione Cattolica“Silvio Pellico” dove per diversi anni sarà assistente.
Intensa è, sin da quegli anni, la sua predicazione serale ai giovani delle diverse parrocchie della diocesi, i corsi di esercizi spirituali, la partecipazione con loro ai pellegrinaggi mariani e ai congressi eucaristici nelle varie diocesi piemontesi, ai convegni nazionali dell’A.C.I. e l’impegno profuso nel 1949 durante la “Peregrinatio Mariae”.
Nel 1943 da vita alla FUCI,ai Laureati ed ai Maestri Cattolici,alla Gioventù studentesca femminile,alla Conferenza di san Vincenzo per i giovani e le ragazze della città.
Dedica lunghe ore, ogni sabato e domenica in Cattedrale, al ministero della riconciliazione e le porte di casa sua sono sempre aperte per un colloquio, perla direzione spirituale, per attingere dalla sua fornitissima biblioteca qualche libro da leggere.
Quando lascia l’insegnamento in seminario, si fa promotore culturale portando a Pinerolo le voci più vive della cultura cattolica italiana per incontri ai quali partecipano moltissime persone e non solo credenti.Assecondando la sua vocazione di prete giornalista e scrittore, intrattiene un’intensa corrispondenza con alcuni di loro.
Dal 1948 al 1967, è divulgatore in città dei fermenti culturali che animavano la cattolicità italiana e che nel Concilio Vaticano II troveranno largo spazio. Conosce a Lione il vescovo mons. Alfredo Ancel e già nel 1950 traduce i suoi scritti. Ama i preti operai e di alcuni di loro diffonde il pensiero e la testimonianza di vita. Legge e consiglia la lettura di romanzi, poesie e saggi d’ispirazione cristiana, con la profonda convinzione che la cultura può aprire nuovi orizzonti e attraverso ad essa può passare il messaggio evangelico.
Fonda con don Carlo Chiavazza “Il Nostro Tempo”di Torino ed è tra i primi collaboratori di “Adesso”,la rivista di don Primo Mazzolari.
Predicatore ricercato percorre tutta l’Italia: dai piccoli paesi alle grandi città, dai corsi di formazione ai convegni dei movimenti laicali cattolici, dagli istituti religiosi ai monasteri. Le sue pubblicazioni sono numerosissime, anche perché si serve spesso di amici per le traduzioni di testi francesi e inglesi e per la raccolta del materiale sul quale egli elaborerà l’opera finale.Ha una passione particolare per le testimonianze di vita, per i convertiti, per le problematiche giovanili,per i mistici, per la figura del prete.
Il tema centrale dei molti libri di preghiera e di meditazione è quello del comandamento dell’amore. Presenta il cristianesimo come gioia, come avventura,novità di vita, scelta eroica.
Nell’estate del 1946 inizia l’attività di quella che diverrà “Casa Alpina” a Soucheres Basses di Pragelato. Per trent’anni vi trascorre i mesi estivi ospitando giovani, famiglie, gruppi che provengono da ogni parte d’Italia. La Casa, che via via si amplia, è un luogo di calda accoglienza, di fraternità sincera tra ragazzi e ragazze, di animazione spirituale.
Nell’ottobre del 1962, designato dal vescovo,promuove la costruenda nuova parrocchia Madonna di Fatima in Pinerolo, dove sarà parroco fino al 1969.
Fare il parroco era stato il sogno della sua vita.Aveva di fronte a sé due modelli ai quali ispira le sueesperienze pastorali: il padre Bevilacqua a Brescia e don Mazzolari a Brozzolo.
Il suo motto sarà “costruire insieme” la nuova comunità cristiana e a questo nuovo impegno dedicherà tutto se stesso: dalla costruzione della chiesa a quella delle opere parrocchiali, dalla formazione dei gruppi giovanili, alle famiglie. Un’intensa vita liturgica anima la comunità, accanto a momenti di fraternità e di forte evangelizzazione.
Nonostante l’apparenza esteriore di un uomo forte, pieno di vitalità, sempre sorridente e premuroso con chi lo avvicina, la sua salute è cagionevole, anche se non ne parla.
Nel 1967, su invito del fratello missionario, compie un viaggio in Africa per riprendere quelle energie fisiche che gli stanno venendo meno.
Nel 1969 è chiamato a Torino dal compianto card.Michele Pellegrino, alla direzione del Seminario delle vocazioni adulte. Sono anni difficili per la Chiesa e la società italiana. Egli offre ai seminaristi una testimonianza di intensa preghiera, di forte obbedienza, di dedizione totale a Dio e alle anime. Predilige il colloquio personale ai dibattiti, considera il dialogo e l’ascolto più arricchente,rifugge da frettolosi giudizi. Non sceglie mai lui per gli altri: suggerisce ed attende la risposta.
La mistica della Croce accompagna negli ultimi anni la sua sofferenza fisica e psicologica.
Sente in modo straziante l’allontanamento di alcuni preti dalla Chiesa e lo turba una contestazione religiosa e civile troppo marcata e troppo astiosa.
Accosta con intensità più profonda la Bibbia e la sua predicazione, come i suoi ultimi scritti, riflettono questa sua profondità interiore.
Dopo il 1972 sembra percepire che la vita gli stia sfuggendo: improvvisi dolori, svenimenti anche durante la celebrazione della Messa e la predicazione. Il malessere lo blocca e lo fa soffrire soprattutto perché la diagnosi della sua malattia è incerta.
Dopo un ennesimo ultimo ricovero ospedaliero si spegne il 28 gennaio 1975 a Torino. Riposa nel cimitero del suo paese natale.
PREGHIERA PER LA BEATIFICAZIONE
Signore Gesù,
tu hai indicato ai giovani, sentinelle del mattino,
la via delle beatitudini e il cammino della gioia.
Sulla loro strada, in ogni tempo,
hai posto guide generose e credibili,
per aiutarli a volare alto
nella vita cristiana ordinaria.
Dona anche oggi alla tua Chiesa
sacerdoti come don Giovanni Barra,
entusiasti del loro ministero
e capaci di suscitare nei giovani
sete di Assoluto,
desiderio di preghiera
e spirito di servizio.
Ti chiedo inoltre, per sua intercessione,
la grazia…
Amen.
Quanti ricevono grazie per intercessione del Servo di Dio don Giovanni Barra sono pregati di darnenotizia a:
Archivio Diocesano
Via Vescovado, 1 - 10064 Pinerolo (To)
info@diocesipinerolo.it
Tel. 0121.37.33.43
Fonte: www.diocesipinerolo.it
Giovanni Barra nacque in una famiglia contadina di Riva di Pinerolo (provincia di Torino, ma diocesi di Pinerolo) il 14 gennaio 1914. Penultimo di undici figli, la fede testimoniata e vissuta in famiglia fece nascere tre vocazioni religiose. Anche un fratello e una sorella del Servo di Dio si consacrarono al Signore, però in istituti missionari.
Giovanni entrò in seminario nell’autunno 1925, per poi passare, cinque anni dopo, a quello Maggiore. Fu ordinato sacerdote da Mons. Gaudenzio Binaschi il 29 giugno 1937. Tra i primi incarichi del novello sacerdote ci fu l’insegnamento di Religione in una scuola media statale e di materie letterarie nel Seminario Minore. Si avvicinò così, fin dai primi tempi, alla complessa realtà del mondo giovanile. Nel 1942 divenne assistente della sezione giovanile di Azione Cattolica “Silvio Pellico”, alternando tale compito con l’impegno all’oratorio San Domenico. Di sera, in particolare, predicava ai ragazzi nelle diverse parrocchie cittadine, organizzando per loro corsi di esercizi spirituali, pellegrinaggi mariani e la partecipazione a congressi eucaristici. Nel 1943 diede vita ad una sezione locale della Fuci e alla Conferenza di San Vincenzo per i giovani. Nel 1948 divenne assistente dei Laureati Cattolici, dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici e della Gioventù studentesca femminile. L’anno 1949 lo vide impegnato nella Peregrinatio Mariae della sua diocesi. Nel 1946, per dedicarsi principalmente a tali attività, aveva lasciato l’insegnamento. Per lunghe ore, soprattutto il sabato e la domenica, don Giovanni confessava in cattedrale; le porte di casa sua erano sempre aperte per i suoi “figli spirituali” che potevano anche usufruire di una fornitissima biblioteca. Promotore di iniziative culturali, frequentate pure dai non credenti, riuscì a portare a Pinerolo importanti esponenti del mondo culturale cattolico. In qualità di prete giornalista intrattenne una fitta corrispondenza con molte personalità, partecipando al dibattito preparatorio del Concilio Vaticano II. Don Barra stimava i preti operai, fu loro amico e testimone della loro opera. Strinse amicizia con il Card. Michele Pellegrino, Carlo Carretto, Igino Giordani, Primo Mazzolari e Giulio Bevilacqua. A Lione conobbe l’arcivescovo Alfred Ancel con il quale, dal 1950, iniziò a collaborare per la traduzione in italiano delle sue opere. Era profondamente convinto che la cultura fosse il mezzo privilegiato per diffondere il messaggio evangelico. Fondò con don Chiavazza Il Nostro Tempo a Torino e fu tra i primi collaboratori della rivista di don Primo Mazzolari Adesso. La sua attività lo condusse in tutta Italia, soprattutto negli anni ’50, dai piccoli paesi alle grandi città, per corsi e convegni. Poté così visitare numerosi istituti religiosi e monasteri. La sua attività di scrittore fu fecondissima. Grazie alla collaborazione di alcuni amici poté tradurre testi dal francese e dall’inglese. Studiò e fece conoscere molti “testimoni di Dio”, sia santi che “candidati agli altari”, convertiti e mistiche. Molti testi li dedicò allo studio delle problematiche giovanili.
Un’opera che vide don Barra impegnato per oltre trent’anni fu la Casa alpina a Soucheres Basses di Pragelato che aprì nel 1946. In particolare nei mesi estivi vi ospitò giovani e famiglie da ogni parte d’Italia. Nell’ottobre 1962 promosse la costruzione della parrocchia in Pinerolo dedicata alla Madonna di Fatima, dove, profondendovi un grande impegno, fu parroco fino al 1969. Nel 1967, su invito del fratello missionario, compì un viaggio in Africa, con la speranza di ritrovare quelle forze che, anche per la sua infaticabile attività, cominciavano a venir meno. Nel 1969 il card. Pellegrino lo chiamò a Torino alla direzione del Seminario Regionale per le vocazioni adulte. Erano anni molto difficili per la Chiesa che vedeva, nel clima astioso della contestazione, l’allontanamento di alcuni sacerdoti. Iniziarono però a manifestarsi, anche durante le celebrazioni liturgiche, stati di malessere accompagnati da una diagnosi incerta della sua malattia.
Don Giovanni Barra morì a Torino, dopo un ennesimo ricovero ospedaliero, il 28 gennaio 1975 e fu sepolto nel cimitero del suo paese natale. Nel 2004 si aprì la causa di beatificazione su proposta dell’Ufficio di pastorale giovanile diocesano, si iniziò la pubblicazione del bollettino: “Don Giovanni Barra, una vita ad alta quota”, si costituirono il “Fondo Archivistico don Barra” e l’Associazione Amici di don Barra per la raccolta delle sue opere, dei manoscritti e di materiale fotografico. Già dal 2000 il Centro Giovanile pinerolese aveva istituito a suo nome un “Concorso letterario”. Nel 2008 la salma del Servo di Dio è sta traslata nella chiesa di San Maurizio a Pinerolo. Nel dicembre 2011 è stata posta la prima pietra di una scuola finanziata dalla diocesi di Pinerolo in Burkina Faso che gli è stata dedicata.
Autore: Daniele Bolognini
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