María del Refugio Aguilar y Torres nacque il 21 settembre 1866 a San Miguel de Allende, in Messico, e ricevette il Battesimo tre giorni dopo, nella ricorrenza della Beata Vergine Maria della Mercede. Primogenita di otto figli, crebbe in una famiglia benestante seppur non di ceto sociale elevato, e ricevette la prima educazione con insegnanti privati: imparò a leggere, scrivere, suonare il pianoforte, cucire e qualche elemento di lingua francese. La sua principale educatrice e catechista fu però sua madre.
Il 4 novembre 1886 sposò Ángel Cancino Arce, vedovo trentaseienne, nella chiesa parrocchiale di San Miguel de Allende. Lo sposo era un esattore delle tasse d’idee liberali, dalla promettente carriera politica, maturata grazie alle amicizie con alcuni politici di spicco. Ebbero due figli: Ángel e Refugio Teresa, nata due anni dopo il matrimonio, il 28 dicembre poco dopo che si furono trasferiti a Toluca. La felicità familiare fu purtroppo infranta dalla morte del signor Cancino, il 6 febbraio 1889, per una polmonite fulminante.
María del Refugio, rimasta vedova ad appena ventidue anni, si ritrovò quindi ad assumersi l’intera responsabilità dell’educazione dei suoi bambini. Inoltre, avendo posto tutte le proprie aspirazioni nella carriera del marito, alla sua morte si vide privata di ogni possibilità di miglioramento sociale. Tornò quindi nella casa di suo padre, dove trascorse mesi interi senza uscire di casa. La situazione peggiorò quando il piccolo Ángel si ammalò di angina e, il 10 marzo 1891, morì.
L’inconsolabile vedova ebbe tuttavia una possibilità di risollevarsi partecipando a un corso di esercizi spirituali nel marzo 1896, predicati da fra José Sánchez Primo, guardiano dei Frati Minori di San Miguel de Allende; erano i primi organizzati nella città, dedicati esclusivamente alle signore. Il 18 marzo comprese di dover rientrare in se stessa e prese una serie di propositi: Comunione frequente, assumere l’abitudine di dialogare col Signore e di esaminare quotidianamente la propria coscienza, evitare dispiaceri in famiglia, aver ritrosia nel guardare gli esponenti del sesso opposto, non seguire le mode né assistere a spettacoli pubblici, purificare gli affetti ed evitare gli amori disordinati, tenersi occupata evitando l’ozio e la lettura di romanzi, intercedere per il prossimo e per i defunti e, infine, pregare il Rosario. Fu il passaggio da una fede vissuta per abitudine a un modo d’incarnarla nella propria esistenza.
La grazia ottenuta con la Comunione frequente le produsse effetti benefici: imparò ad amare e rispettare la natura, ma anche ad apprezzare l’arte, la musica e la letteratura, nelle quali percepiva qualcosa della bellezza, della gloria e della maestà divina. Allo stesso tempo, crebbe in lei la speranza nell’amore infinito di Dio.
Per intensificare il proprio impegno religioso, María del Refugio aderì al Terz’Ordine di San Francesco, nel quale professò il 4 ottobre 1896; in seguito, fu ministra e maestra delle novizie. Secondo l’uso del tempo, si diede in particolare all’insegnamento del catechismo in preparazione alla Prima Comunione. In quella veste si rese conto che, per poter trasmettere realmente i contenuti della fede, in particolare quelli relativi all’Eucaristia, doveva farli propri, per poter captare qualcosa della grandezza del Mistero eucaristico.
L’impulso a servire il prossimo nelle opere di misericordia venne naturale: prese quindi a sostenere famiglie e persone singole in difficoltà economica, portando loro vestiario, alimenti e carbone; ogni settimana, inoltre, visitava i prigionieri del carcere municipale e gli ammalati dell’ospedale, provvedendo che i moribondi ricevessero i conforti religiosi. In più si preoccupava per le situazioni matrimoniali difficili e ascoltava tutti coloro che le si accostavano per chiederle consiglio. Infine, trattava i suoi domestici come membri della famiglia e tutti i giorni pregava il Rosario con loro. Da chiusa che era divenne socievole e amica di persone di ogni classe sociale e stato di vita.
Pur potendosi risposare, e non mancandole pretendenti, decise di dedicarsi completamente alla propria missione di madre nei confronti della figlia rimasta, come aveva compreso negli esercizi che le cambiarono la vita. Lungi dall’essere iperprotettiva, badò che Refugio Teresa non frequentasse cattive compagnie e le suggerì buone letture. Nel 1904, poi, l’iscrisse a un collegio di Città del Messico per farle concludere gli studi elementari.
Fu durante uno dei suoi viaggi per andare a trovarla che la donna, entrata nella cattedrale, sostò in preghiera di fronte all’immagine della Madonna di Guadalupe. Durante l’orazione, concepì il progetto di fondare un istituto religioso, non dedicato a una specifica classe sociale, per estendere l’amore al Santissimo Sacramento in spirito di riparazione per i peccati del mondo. Espose l’idea a un sacerdote di sua conoscenza, Vicente Maria Zaragoza, e insieme cercarono di portarla a compimento, anche grazie all’aiuto di due amiche di María del Refugio. Nel 1908 alla piccola comunità si unì Refugio Teresa, ormai maestra diplomata.
Il 25 marzo 1910 l’arcivescovo di Città de Messico, José Mora y del Río, benedisse la casa dove la fondazione, col nome di “Apostolato di Gesù Eucaristico”, ebbe inizio. Il 15 aprile fu la volta dell’inaugurazione della Scuola del Santissimo Sacramento (in spagnolo, “Colegio del Santísimo Sacramento”), la prima di una serie d’istituti dallo speciale progetto educativo.
In sintesi, l’idea di María del Refugio è che Dio costituisce il centro di tutte le scienze e non c’è autentica vita cristiana senza la partecipazione all’Eucaristia e la protezione di Maria. In tal senso, l’apprendimento deve diventare un’esperienza mistica, capace di far scoprire e apprezzare la presenza e la grandezza di Dio. Il tutto, s’intende, senza trascurare i programmi ufficiali e l’utilizzo dei più avanzati metodi di pedagogia.
L’epoca di fondazione dell’Istituto coincide con la caduta del governo di Porfirio Diaz, che diede inizio a un periodo turbolento della storia messicana. Il 9 febbraio 1913 ci fu una rivolta militare, terminata il 18 seguente, al prezzo di numerosi morti e feriti. Durante quei giorni sanguinosi, Maria del Refugio, le sue compagne e alcuni medici loro amici si prestarono a curare i feriti e organizzarono una raccolta di viveri: ogni giorno alle porte della scuola si presentavano più di quattrocento persone.
Nel 1917, anno della nuova Costituzione che negava personalità giuridica alla Chiesa, la Scuola del Santissimo Sacramento si trasferì in una villa in Avenida Chapultepec 183, piccola e in condizioni penose. Per parecchi anni la fondatrice e le sue compagne dovettero convivere con gli operai e i falegnami, spesso senza poterli pagare perché senza denaro. Per compensare almeno in parte, María del Refugio pregava con loro, li preparava ai sacramenti e al matrimonio cristiano e insegnò a leggere a quanti erano analfabeti.
La comunità, tuttavia, aveva bisogno di un direttore spirituale. Fu probabilmente grazie a uno dei vescovi che avevano iniziato a frequentarla, monsignor José Juan de Jesús Herrera y Piña, vescovo di Tulacingo, che sul finire del 1918 si presentò padre Alfredo Scotti, Provinciale edl Messico dell’Ordine della Mercede, per controllare l’andamento delle cose. Fino ad allora si era svolto secondo un semplice regolamento di base, ma senza regole canoniche propriamente dette.
Nel frattempo, le aderenti all’Istituto si moltiplicarono, in modo tale che fu necessaria l’apertura della prima casa filiale: avvenne il 2 febbraio 1919, a Popotla. Cinque mesi dopo s’inaugurò la seconda a San Luis de la Paz, seguita in dicembre da quella di Real del Monte e da quelle a Jalapa, Sayula, San Luis Potosí, Monterrey, Saltillo, Toluca e Tacubaya.
Di fronte a quell’ampliamento, l’arcivescovo Mora y del Rio consegnò a padre Scotti la richiesta di approvazione diocesana dell’Apostolato di Gesù Eucaristico, insieme alle lettere commendatizie di svariati vescovi, affinché le consegnasse personalmente alla Sacra Congregazione dei Religiosi, a Roma. L’approvazione arrivò il 15 giugno 1922, quell’anno festa del Corpus Domini, ma col nome cambiato in “Apostolato del Santissimo Sacramento”. Le Costituzioni, ritoccate da padre Scotti secondo le richieste dell’Arcivescovo, furono approvate “ad experimentum” il 29 gennaio 1924.
In più, l’Istituto stava maturando una fisionomia spirituale sempre più vicina a quella dell’Ordine della Mercede, ossia collaborare mediante atti eroici di carità al riscatto dell’uomo dalle sue schiavitù antiche e moderne. In tal senso venne la decisione di cambiare l’abito nero che le suore portavano con uno bianco, simile a quello dei Mercedari. Padre Scotti non voleva imporre a tutti i costi la propria spiritualità, però madre María del Refugio si sentiva sempre più attratta da essa: non intendeva limitarsi al cambio dell’abito, ma chiese l’aggregazione formale all’Ordine della Mercede, scrivendo personalmente al Maestro Generale, padre Inocencio López Santamaría. L’autorizzazione fu concessa l’11 luglio 1925: da allora, il nome fu “Religiose Eucaristiche Mercedarie”.
Nel frattempo, il 30 novembre 1924 era salito al potere Plutarco Elías Calles, che moltiplicò gli attacchi anticlericali arrivando, nel febbraio 1926, a far chiudere la maggior parte delle scuole cattoliche. Per la riapertura, i vescovi spinsero i direttori delle scuole a firmare delle dichiarazioni d’impegno all’osservanza dell’articolo 3 della Costituzione del 1917, che obbligava le aggregazioni religiose a non intervenire nell’educazione.
Le Religiose Eucaristiche Mercedarie non si sentivano capaci di acconsentire a una legge palesemente contraria a Dio e che, in più, attentava alla libertà dell’uomo. Pertanto, madre María del Refugio interpellò monsignor Crespi, Segretario della Delegazione Apostolica in Messico, il quale affermò che la Santa Sede preferiva che venissero abbandonate le scuole piuttosto che scendere a patti con le autorità civili. Di fronte ai consigli del Vicario Generale della diocesi, Maximino Ruiz y Flores, che l’invitò a non ribellarsi a ordini superiori, ella cedette, ma inviò una laica a firmare in vece sua. Le lezioni ripresero il 27 aprile, ma il Crocifisso e le immagini religiose rimasero al loro posto, come parte integrante dell’ambiente.
Giovedì 27 maggio si presentarono alle porte della Scuola del Santissimo Sacramento due agenti della Segreteria del Governo con un mandato di perquisizione. Percorsero la casa armi in pugno, perché avevano ricevuto ordine di sparare su qualsiasi prete avessero trovato. Per evitare la profanazione, madre María del Refugio prese il Santissimo Sacramento e, tenendolo sotto il vestito, li accompagnò per tutta la casa, rispondendo coraggiosamente alle loro domande con affermazioni come: «Non ho paura che mi chiudiate, come dite, gli oratori, perché l’oratorio che porto nel cuore, questo sì che non potrete chiuderlo».
Per altre volte, negli anni a venire, si ripeterono scene del genere, anche a causa della cosiddetta “Legge Calles”, promulgata il 2 luglio 1926, che assoggettava il ministero spirituale al potere civile. Di fronte alla lettera con cui i vescovi del Messico comunicavano la decisione di sospendere il culto pubblico in tutte le chiese del Paese a partire dal 30 del mese, anche la chiusura delle Scuole Eucaristiche fu inevitabile. Il 15 luglio fu l’ultimo giorno di lezioni in Avenida Chapultepec; tuttavia, alcune suore proseguirono clandestinamente l’insegnamento a gruppi di bambine in case private.
A quel punto, madre María del Refugio cominciò a pianificare l’invio delle sue suore fuori dal Paese. Inviò le novizie negli Stati Uniti d’America, dove furono accolte dalle Suore della Misericordia in Oklahoma, che le considerarono proprie novizie. Ancora una volta, fu padre Scotti a dirimere la questione, così le novizie passarono nell’edificio del Seminario diocesano, mentre alcune professe si trasferirono in episcopio. La prima fondazione fuori dal Messico fu nel settembre 1925 a Placetas, nell’isola di Cuba, seguita da una all’Avana, poi in Cile, grazie alla mediazione del Mercedario padre Luis Márquez Eyzaguirre. Nel 1927 le Suore Mercedarie sbarcarono in Europa, precisamente a Pasajes de San Pedro in Spagna, fondazione seguita nel 1938 da quella di San Sebastián. S’installarono anche in Italia, a Caltanissetta.
Intanto, le frequenti perquisizioni portarono le autorità a sospettare la presenza di una comunità religiosa. In previsione del peggio, madre María del Refugio fece demolire la cappella della Casa Madre, per evitare che venisse profanata, e si trasferì insieme alle consorelle nel quartiere di Coyoacàn, nel Distretto Federale di Città del Messico, presso una casa in affitto. Per riparare ai numerosi atti antireligiosi che si ripetevano con frequenza, decise accogliere sette orfanelle, una per ciascuno dei dolori della Madonna: poté ospitarne solo cinque, prima di morire.
Entrata per la prima volta nella nuova casa di Avenida Martì 126, ebbe una sorta di presentimento: ordinò d’installare un corrimano sulla scala d’ingresso, così gli impiegati delle pompe funebri avrebbero potuto appoggiarsi nel portare fuori la sua bara. Poche settimane dopo, mentre pregava la novena alla Madonna di Guadalupe, si ammalò di polmonite per aver preso una corrente d’aria nella stanza che era stata adattata a cappella. All’inizio del 1927 si trovò affetta da tifo, peggiorato, a metà febbraio, da una broncopolmonite e dalla nefrite. Ogni volta che doveva cambiare posizione, debole com’era, provava dolori terribili, ma sopportò tutto con pazienza.
Scrisse quindi a tutte le suore, per affidarsi alle loro preghiere. In particolare, raccomandò alle consorelle che badavano a lei di non abbandonarla neanche da morta e che non smettessero di pregare per lei, pensandola già salva e non (come lei credeva che sarebbe successo) in Purgatorio.
Il 23 aprile si aggravò e dovette ricevere una trasfusione di sangue, che le causò una reazione atroce. Giunse al suo capezzale padre Zaragoza, il direttore dei primi tempi, cui chiese l’assoluzione. Quando lui vide che era ormai prossima a morire, le prese la mano destra e le disse: «Benedici le tue figlie». Con un ultimo sguardo e pronunciando le parole: «Arriva, arriva...», si addormentò nella pace del Signore. Mancavano venti minuti all’una di notte del 24 aprile 1937. Il suo corpo venne sepolto nel Cimitero Monumentale del Tepeyac.
Nel giro di dieci anni, le case e il personale raddoppiarono. Il 22 luglio 1948 papa Pio XII concesse il Decreto di lode: da allora l’istituto si chiamò “Suore Mercedarie del Santissimo Sacramento”.
A fronte della sua perdurante fama di santità, il 2 aprile 1982 la Congregazione vaticana per le Cause dei Santi ha concesso il nulla osta per l’apertura del suo processo di beatificazione, svoltosi nell’Arcidiocesi di Città del Messico dal 28 ottobre 1982 al 4 novembre 1993. L’inchiesta diocesana è stata convalidata il 17 giugno 1994, mentre la “Positio super virtutibus” è stata consegnata a Roma l’11 aprile 1997.
Nel pomeriggio del 16 luglio papa Francesco, ricevendo in udienza il cardinale prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, Angelo Amato, ha autorizzato la promulgazione di otto decreti sulle virtù eroiche di altrettanti candidati agli altari, inclusa madre María del Refugio Aguilar y Torres.
I suoi resti mortali riposano dal 1987 presso la cappella della Casa Generalizia a Coyoacán. Oltre che a Caltanissetta, in Italia le Suore Mercedarie del Santissimo Sacramento sono presenti a Roma, dove hanno la Casa provincializia.
Autore: Emilia Flocchini
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