Terra di ulivi, di aranci, di fiori è la Sicilia. Il 17 aprile 1973, in mezzo alla primavera splendente, a Ramacca (Catania) nasce Sonia Cutrona, figlia di una bella famiglia con papà Salvatore, mamma Maria, e una sorella, Letizia. Cresce, simpatica e vivace, una bambina sorridente e buona. Ama giocare con i bambini del suo borgo, attenta a far piacere a tutti. I suoi la educano alla fede, a sentirsi responsabile delle sue azioni, a rendersi utile. Gesù entra presto nella sua vita. La scuola, quando incomincia a frequentarla, diventa subito la sua seconda famiglia. Riesce stupendamente bene e si preoccupa di aiutare i compagni che hanno qualche difficoltà, sempre solidale con loro. È felice, assai felice, quando sa che deve prepararsi alla Prima Comunione e frequenta il catechismo: attenta, con vivo desiderio di conoscere e di amare Gesù. Il 30 maggio 1982, la Prima Comunione. Un anno dopo, il 28 maggio 1983, riceve la Cresima. È Dio, che con il suo figlio Gesù e lo Spirito di verità e di amore ha preso possesso di lei. Un compagno di giochi la ricorda così: «Nei pomeriggi d’estate, giocavamo insieme. Eravamo tanti bambini. Sonia sembrava dedita solo a giocare. Ma quando la sua mamma la chiamava per qualche faccenda in casa, saliva subito nella sua abitazione e faceva subito ciò che la mamma le chiedeva. Spesso quando io la chiamavo dal mio balcone per giocare, ella mi rispondeva: “Non posso ora, devo aiutare la mamma”. Sonia è fedelissima alla Messa festiva e prega e canta in chiesa, dolce e fervente come un angelo. Un giorno, interrompe i giochi per dire a due donne che non si parlavano più tra loro: “Ma perché non fate la pace?”. Una volta, vedendo che alcuni bambini più piccoli sono rimasti soli per l’assenza momentanea dei loro genitori, resta con loro a giocare finché quelli arrivano. Sarà questo il suo stile di vita nella scuola elementare, nella scuola media: in semplicità e letizia, “cresce in età, sapienza e grazia” a immagine di Gesù, abitata dalla sua presenza, partecipe delle realtà più belle e grandi: la bellezza della natura, la fede che si fa intensa e grande, l’amicizia per tutti, in primo luogo per chi soffre.
La vita come dono A 14 anni, inizia a frequentare il Liceo presso le Figlie di Maria Ausiliatrice. L’ambiente salesiano, fatto di amore a Gesù, di amicizia e di gioia, la conquista. Studia con molto impegno e, intelligente com’è, si trova tra gli alunni migliori. Ai grandi perché sul senso della vita, del dolore e della morte, trova risposte stupende in Gesù: nella fede in Lui, fede approfondita anche nello studio, e vissuta, fatta sempre più sangue e linfa dei suoi giovani anni. Sonia ora sa davvero di avere un grande meraviglioso amico: Gesù! E trasmette Lui, Gesù, ai compagni e con la sua gioia, la sua parola buona, l’aiuto dato a tutti con generosità. In un tema in classe, scrive: “Non è giusto essere felici da soli, ma purtroppo, dico purtroppo, lo siamo. Sono sicura che rendendo gli altri felici, la nostra felicità si innalza fino alle stelle, perché l’ho già provato”. “Alcune persone si sacrificano anche lasciando la famiglia, partendo per le missioni... Ma so che anch’io posso fare il mondo più bello: basta un po’ di buona volontà e tantissima fede in Colui che ci ha creati, perché dobbiamo sempre tenere in mente che siamo figli dello stesso Padre, Dio”. Tutto interessa Sonia, i problemi sociali, i problemi della sua età, ed ella sa vederli alla luce della fede. Crede al valore inestimabile della purezza, della verginità, della fedeltà a Gesù, ai suoi comandamenti, tutti e dieci, perfezionati dal Vangelo. In una lettera scrive: “Dio pensa a me... I miei cari stanno bene. Il ragazzo io non ce l’ho e non mi interessa di averlo. Anzi, sì, mi interessa averlo nel 3000!”. Le amiche le fanno confidenze personali. Sonia ascolta, partecipa ad ansie e dolori, illumina e sdrammatizza con la sua parola schietta, il suo sorriso, la sua capacità di voler bene. Accetta di passare interi pomeriggi, invece che a divertirsi, a spiegare algebra e latino alle compagne in difficoltà. A scuola si offre di essere interrogata al posto di chi non ha studiato. Un giorno, si accorda con le compagne, per dire all’insegnante: “Non abbiamo capito e non siamo riuscite a prepararci”, anche se lei è preparatissima. Ma vuole che nessuna si prenda un brutto voto e l’insegnante rispieghi. Il segreto della sua vita, del suo fascino? “Siamo figli dello stesso Padre”. Ed è Gesù, incontrato spesso nella Confessione e nella Comunione eucaristica, meditato nel suo Vangelo che glielo ricorda. Sonia, come Don Bosco, Maria Mazzarello, i Santi salesiani che ella ha imparato a conoscere nella sua scuola, sa e crede che la vita è dono di amore.
Laura: per condividere Quindicenne, si lamenta, un giorno, di forti dolori alla schiena e alle gambe. Seguono esami clinici, visite accurate all’ospedale. Presto si scopre il terribile male che l’ha invasa: sarcoma. Uno sconquasso nella sua vita, ma ella non si arrende, forte della sua fede. Nel maggio 1988, va al “Rizzoli” di Bologna per curarsi, porta già il busto, ma sorride: “Dio è con me, Gesù non mi abbandona”. Con i suoi genitori, va a pregare al Santuario del Sacro Cuore, dai Salesiani. Prega come un angelo davanti a Gesù. Ritorna a casa, serena. Il suo parroco, Don Giacomo, la sostiene con la luce e la forza della fede. È il 1988, il centenario di Don Bosco, celebrato dappertutto con solennità. Il 3 settembre 1988, al Colle Don Bosco (Asti), il Papa Giovanni Paolo II, beatifica Laura Vicuña, la tredicenne cilena che ha offerto la sua vita per la conversione della mamma. Sonia, con le compagne di scuola, va in pellegrinaggio a Torino ai luoghi di Don Bosco. Soffre già molto e le cure che deve fare sono assai dolorose. Accetta, nasconde le lacrime, e sul treno pensa a far felici quelli che incontra, un bambino che piange, una vecchietta sola. Prega intensamente sulla tomba di Don Bosco, nella Basilica dell’Ausiliatrice a Torino. Le “sue” suore salesiane le fanno conoscere Laura Vicuña, le danno una sua statuetta, la invitano ad affidarsi a lei, a imitarla, a pregarla per la sua guarigione. Laura – la beata Laura Vicuña – diventa la grande amica di Sonia, colei che la rasserena nel dolore, la prepara all’offerta suprema, all’incontro con Dio. Le sue lettere alle amiche, il suo diario, si riempiono di riflessioni intense e di invocazioni alla sua santa Amica del Paradiso. Sonia vuol guarire e va a Lourdes: chiede alla Madonna il miracolo. Torna a Ramacca, carica di serenità, di pace. Ora ama di più la Madonna e sa che non l’abbandonerà mai. Il Rosario diventa la sua preghiera prediletta, di tutti i giorni. Fin quando può, frequenta la scuola, preoccupata di studiare, di non perdere tempo, di aiutare le compagne, di nascondere più che può il dolore ai suoi cari. Diranno i suoi amici: “Sonia ci ha voluto bene, anche nei momenti infelici. Pur nella sofferenza, cercava di sorridere e avere premure per tutti”. Un giorno, Sonia dice ad un’amica, Cinzia: “Tu sai che io soffro molto, ma nonostante questo io riesco a vivere, a sorridere, a stare calma”. Un’altra amica, Maria, ricorderà: “Sonia ci ha fatto comprendere che la nostra vita non ci appartiene, che in qualunque momento possiamo essere chiamati a rendere conto al Signore”. Prima delle feste di Natale del 1989, va a scuola per l’ultima volta. Tutti le fanno festa. Sonia, sorridente, dà l’impressione di una grande gioia che le sale dal cuore. A ognuno lascia un biglietto dove ha scritto: “Ti voglio bene”.
“Gesù, io Ti guardo” Ora le sue giornate trascorrono tra casa e ospedale, alternando momenti terribili a lievi speranze. Quasi ogni giorno, Don Giacomo le porta Gesù Eucaristico: la Comunione è il momento più bello della sua giornata. Tra le mani, Sonia fa scorrere il Rosario alla Madonna. Riempie il suo diario di invocazioni. “6 febbraio 1990. La mia assistente mi ha mandato un’immagine di Gesù che porta la croce. Propongo di arrabbiarmi il meno possibile”. “7 febbraio. Oggi sono venuti a casa mia il Parroco, il Vescovo Mons. Mondello (allora a Caltagirone), pregheranno per me... Dirò il Rosario ogni giorno”. “12 febbraio. Mio Dio, perché permetti certe cose? Ti prego, aiutami, fammi stare meglio”. In ospedale, è sottoposta a flebo lunghe e dolorose che la spaventano. Sonia prega: “24 febbraio. Spero in Te, Laura Vicuña. Ti prego, aiutami”. “28 febbraio. Laura, non mi abbandonare”. “12 marzo. Il cuore mi si spezza a veder soffrire i miei cari. Laura Vicuña mi ha tirata un po’ su”. “21 marzo. Gesù, ti raccomando i miei genitori, che siano conservati il più a lungo possibile”. Sonia conosce anche la storia di San Domenico Savio, il miglior allievo di Don Bosco, il santo di 15 anni. Scrive: “28 marzo. San Domenico Savio, voglio seguire il tuo esempio. Voglio essere sempre fedele alla Legge di Dio”. “2 aprile. Mio Dio, sono nelle Tue mani, per mezzo di Gesù, tuo Figlio, ti chiedo di guarire”. Dal suo letto, dove consuma la sua vita, Sonia, sull’esempio di Laura e di Domenico, diffonde serenità e pace attorno a sé. Ripete sovente, con il suo sorriso rassicurante: “Non preoccupatevi, io sto bene, non ho niente”. Si preoccupa dei genitori, della scuola, degli altri. Ormai sa che la sua vita sta per finire su questa terra. Non dispera; ha un’incrollabile certezza: “Il Signore è buono e non mi abbandonerà, ne sono certa!”. I dolori si fanno insopportabili. Sonia, con una forza incredibile sorride ancora. Spesso ripete sottovoce, lentamente, questa preghiera: “Gesù, io ti guardo con occhi di fede... con occhi di speranza attendo da Te un futuro migliore per il mondo intero... Gesù, io ti guardo con occhi di amore che si uniscono a Te e vorrebbero esprimerti la profonda attrattiva che mi porta a Te... Gesù, io ti guardo con occhi di gioia che trovano in Te una felicità sconosciuta sulla terra, felicità dal sapore di Cielo”. E il Cielo dell’amato amico Gesù si apre per lei alle 10,30 del 18 giugno 1990, a 17 anni. Una vita come dono d’amore. Un fiore della terra trapiantato nel giardino di Dio.
Autore: Paolo Risso
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