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Suor Rita Dametto Figlia di Maria Ausiliatrice

Festa: Testimoni

Fagare, Treviso, il 17 febbraio 1945 – 26 novembre 1993


Un volto bello e radioso di luce e di sorriso, uno sguardo singolarmente limpido e puro. Così Rita Dametto si presentava già al primo incontro con lei, lasciando in chi la vedeva e l’ascoltava il segno vivo della presenza di Gesù.

Missionaria?
Era nata a Fagare (Treviso) il 17 febbraio 1945, nel tempo in cui la guerra volge al termine, ma tante sono ancora le tribolazioni per tutti.
I suoi genitori, Vittorio Dametto e Maria Vanzella, sono sposi cristiani esemplari, ricchi di fede, che si guadagnano la vita lavorando da mane a sera nei campi. Hanno otto figli. La piccola Rita cresce con sei sorelle e due fratelli, alla luce della fede: una ragazzina vivace e buona.
Ha appena dieci anni, quando, nel 1955, sperimenta una grande sofferenza: gli muore il papà al quale è affezionatissima. Il dolore la unisce ancora di più al Signore, che sente ogni giorno di più Amico, Padre, quindi, via via, colui che può diventare lo Sposo della sua vita. L’amore eterno, da amare sino all’ultimo, anzi da far conoscere e amare.
Ha uno zio missionario (è il fratello del papà) ardente e luminoso, dedito alla salvezza delle anime. Rita scriverà nel suo diario: “La presenza di questo zio mi mise dentro un desiderio grande di imitarlo. Quando mi disse: “Sì, sarai missionaria tra i più poveri”, si accese in me un grande entusiasmo che mi accompagnò per tutta la vita”.
Nel frattempo, Dorotea, una delle sue sorelle, entra tra le Figlie di Maria Ausiliatrice, le suore di Don Bosco. Anche Rita si sente chiamata a consacrarsi al Signore, ma innanzi tutto vuol essere missionaria. Così attende la sua ora. Nel 1963, quando è certa che anche tra le Figlie di Maria Ausiliatrice potrà essere missionaria, entra in Congregazione, seguendo la sorella, lieta di darsi tutta a Gesù, come quelle suore che fin dagli inizi, erano partite per la lontana Patagonia.
Scrive nel diario: “Sono felice di dire di sì a Gesù. Voglio essere tutta di Gesù e missionaria tra i più poveri. Voglio farmi santa, occupata solo a darmi alle anime per amore di Gesù”.

Per il Cuore di Gesù
Il suo ideale, il suo luminoso progetto di vita, fin dal primo giorno di vita religiosa, è essere tutta di Gesù e donarsi tutta per la salvezza delle anime. Nell’amore personale a Gesù, vivo nell’Eucarestia, nell’affidamento e nella devozione filiale alla Madonna, nello slancio di apostolato per i fratelli e portarli a Dio, c’è tutta la sua vita, la sua offerta.
Dopo il noviziato vissuto come “attesa di nozze” con Gesù Sposo e Signore, suor Rita il 5 agosto 1967, a Pessione (Torino) offre a Lui i suoi primi voti. I suoi voti perpetui a Giaveno, il 5 agosto 1973. Ora è tutta di Gesù, non ha altri che Lui da amare. Dalla sua prima professione, si susseguono i suoi incarichi: lo “juniorato” a Chieri, fino al 1968, maestra di scuola materna a Collegno, Osasco, Riva di Chieri, quindi a Perosa, a Torino Cavoretto, sempre impegnata con la gioventù in oratorio, fino al 1981-1982.
Così per 15 anni: dedita ai bambini, all’oratorio, alla catechesi, alle opere parrocchiali. Un apostolato intenso, con dedizione piena al Signore e a ogni fratello, tanto più se piccolo, che incontra. Attende con intima sofferenza che le Superiore accolgano la sua domanda di partire per le missioni. Ma questo “sì” da parte di chi dirige la sua Famiglia religiosa non arriva.
Suor Rita si sente missionaria e vive in profondità la missione là dove l’obbedienza la chiama, ma presto comprende che “non c’è amore più grande di chi dà la vita per coloro che ama” e che “il buon pastore dà la vita per le sue pecorelle” come ha spiegato e fatto Gesù.
Per questo, per dare fecondità massima alla sua giovane esistenza, nel 1982, nelle mani del suo direttore spirituale, suor Rita si offre come vittima al Cuore di Gesù per la santificazione dei sacerdoti, come facendo la cosa più semplice e più naturale del mondo. Verrà il giorno, in cui il Signore la prenderà in parola.

Missione in clinica
Proprio in quell’anno, invece dell’autorizzazione a partire missionaria, è chiamata a diventare infermiera professionale. Dal 1982 al 1985, studia per prepararsi con competenza e amore a compiere questa – e non un’altra – missione, dove il Signore la vorrà. Nel 1985, le sono affidate le Suore ammalate e lungo degenti della Casa di Cura “Villa Salus”.
Ormai, a 40 anni, nella chiamata della sua Superiora, suor Rita sente la chiamata di Gesù al sacrificio a lasciare il suo sogno giovanile: sarà missionaria non in terre lontane, come le consorelle dell’America Latina o dell’Africa, da lei viste come modello, ma sarà missionaria fra le consorelle anziane e ammalate. Nel loro volto, ella vedrà Gesù, asciugherà le sue lacrime, conforterà i suoi dolori, condurrà, fraternamente, alla serenità e alla gioia, nel cuore di Gesù, le sue “sorelle” inferme.
Con questo stile di fede, suor Rita si consacra al loro servizio con una dedizione totale: ormai il suo mondo sarà costituito da loro, offrendo però ogni giorno con Gesù, nel Santo Sacrificio della Messa, per la gloria del Padre e per la salvezza del mondo intero, in primo luogo per la santificazione dei sacerdoti. Trova anche lo spazio per fare catechismo in parrocchia: chi vive lo spirito salesiano non è mandato, sulle orme di San Giovanni Bosco, in primo luogo ai piccoli, ai ragazzi, alla gioventù? Suor Rita è sempre salesiana!
Per sette anni – gli ultimi della sua esistenza tutta offerta e donata – la sua vita sarà così. Lo testimoniano le Sorelle che in questo tempo godono delle sue cure premurose, da vera professionista dell’amore: “L’accoglienza nel suo reparto era meravigliosa, sentivi che non ti spalancava solo la portadella cameretta, ma ti spalancava il cuore e ti metteva a tuo agio, guadagnandosi subito la tua confidenza”.
“Da lei non ricevevi solo una medicina o una cura, ma anche la parola della fede e dell’incoraggiamento, per accettare e offrire con Gesù i mali che ti facevano soffrire”.
La sua direttrice, nel 1990, sente di doverle scrivere: “Grazie, suor Rita, per tutto il tuo dono. Stai scrivendo con la tua vita una bella e efficace pagina per Gesù, per la Chiesa, per il nostro Istituto. Grazie con il cuore della Madonna”.
Nel suo servizio, sembra che non ci sia mai posto per la stanchezza, sa prendersi a cuore, a fondo, ogni sorella del suo reparto, della cui salute si sente davvero responsabile, come una mamma per ciascuna di loro.
Pur con sacrificio, con un oblio notevole di se stessa, riesce a sorridere sempre: per essere gradita al Signore con la carità teologale, per infondere pace e coraggio a chi soffre, per avvicinare a Dio le anime. L’energia la trova nella preghiera, nell’adorazione eucaristica, nel contatto vivo e intenso con Gesù, nella Santa Messa e nel Tabernacolo.
Lo rivelano le pagine del suo diario, le “note d’anima”, così colme soprattutto di preghiera, in cui è testimoniata la sua “storia d’amore” con Gesù, come se a ogni istante ella dica a Lui: “È ora, a noi due: Tu ed io”.

“Perfettissimo amore”
Il 5 agosto 1992, suor Rita festeggia il suo XXV di consacrazione religiosa. Il suo cuore è colmo di gioia e di pace. Rinnova la sua dedizione a Gesù, come il primo giorno: “Soffrire con gioia. Non fuggire la croce, ma amarla. Umiltà e dolcezza”. Il 6 settembre 1992, è festa grande anche nella sua parrocchia natia a Fagarè.
Nell’autunno del medesimo anno, è trasferita da “Villa Salus” al “Santa Teresa” di Chieri. È sacrificio grande, ma anche lì si dedica con amore al suo compito di infermiera. Sulla porta della sua camera mette una sua piccola foto, sotto cui scrive: “Suor Rita: disponibile”.
Ma ora la sua salute si è fatta fragile: suor Rita non sta bene.
Seguono cure ed esami clinici, fino a quando a giugno 1993 è scoperto il “male” che da qualche mese l’ha invasa: tumore maligno. Prova paura e angoscia, ma subito ricorda la sua offerta vittimale al Cuore di Gesù per i sacerdoti, fatta nelle mani del suo direttore spirituale nel 1982: ora il Signore accoglie la sua offerta e ne moltiplica i frutti al cento per uno.
Il sacerdote che la guida, le ricorda: “Gesù ti vuole tanto bene. Questa malattia è una nuova chiamata e Gesù ha scelto te, non altri. Lui ti apre davanti un cammino luminoso e sta a te scoprirlo”. Suor Rita scrive alla sorella suor Dorotea: “Non voglio perdere tempo! Prega per me!”.
E le chiede di ripeterle fino all’ultimo la sua preghiera di offerta totale: “Gesù, che io viva di amore, che io muoia di amore, che il mio ultimo battito del cuore sia un atto di perfettissimo amore”.
Qualche tempo dopo: “Il desiderio e la passione per la missione mi divorano. Il Signore forse voleva prepararmi a questa grande prova: sia Lui benedetto in eterno”. È ormai la sua salita al Calvario, con Gesù, per le anime per i sacerdoti. In mezzo ai dolori, sempre più lancinanti, suor Rita ripete: “Gesù, è tutto per Te, ti offro tutto: grazie, va bene così dammi solo la forza per mezzo di Maria”.
Nel settembre 1993, va in pellegrinaggio a Lourdes. Lì gode dei momenti di grande intimità con la Madonna, con Gesù eucaristico nella chiesa dedicata a San Pio X: “Nell’adorazione silenziosa sentivo Lui, l’unico Assoluto, e mi immedesimavo anche in ciascuno dei malati e sofferenti, fino alle lacrime”. Non ottiene il miracolo di guarire, ma di sperimentare la pace e l’abbandono in Gesù: “La Madonna mi ha fatto capire che non mi avrebbe fatta felice sulla terra, ma in Cielo, come promise a Bernardetta. E io sono contenta così”.
Alla sorella suor Dorotea, confida: “La sofferenza la vivo come un dono, per rispondere alla chiamata di Gesù, mio sposo Crocifisso”. Alla sua superiora che le è accanto con tenerezza: “Quando avrà notizia della mia morte, sappia che io muoio felice”.
Dal Veneto viene la sua mamma a salutarla con i familiari. È uno strazio, ma infine dice loro che si sente “come un bimbo sereno in braccio a sua madre”. La notte prima di morire, il 26 novembre 1993, gode di una grande gioia: vede accanto a sé, in sogno, Gesù luminoso e dolcissimo, che è sempre vicino a lei per aiutarla e per trarre vantaggio dalla sua offerta per le anime e per i sacerdoti. Suor Rita trova la forza di alzarsi e di scrivere nel diario questa “visione”.
Ormai, sofferenza e morte a un passo da lei, sono accolte come atto di amore purissimo. Con questo amore a Lui, con la preghiera nel cuore e sulle labbra, quella che aveva chiesto a Dorotea di suggerirle fino all’ultimo, il 27 novembre 1993, va incontro “al suo Gesù”, per il quale soltanto è vissuta.
Qualche giorno prima, il 21 novembre, domenica, solennità di Cristo Re, il Padre spirituale del suo noviziato, don Cesare Allocco, le aveva scritto: “Mi unisco in modo tutto particolare a te in questo momento, vertice della tua vita di Ostia per i sacerdoti. Grazie, sorella mia, e sii benedetta per la tua fedeltà sponsale a Gesù Crocifisso per amore di tutti e gloria del nostro Padre divino”.
Davvero la sintesi della vita di Suor Rita Dametto, a soli 48 anni di età: una vita offerta.


Autore:
Paolo Risso

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Aggiunto/modificato il 2007-11-25

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