Una famiglia ricca, benestante, numerosa di figli, luminosa di fede e di carità: questi i signori Dufour di Genova, tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX. Nella loro bella casa di Cornigliano Ligure, non lontano dalla parrocchia dei Domenicani, da Gustavo e Anna, il 23 settembre 1895, nacque Maria Dufour. Bambina intelligente, vivace, riceve dai genitori una forte e dolce educazione cristiana. La mamma è la sua prima maestra di scuola e di fede. Il papà, il suo primo modello di vita. La nonna, l’angelo della sua fanciullezza. Fin dai primi anni, Gesù è l’unico suo Amato, così che a otto anni appena si accosta alla Prima Comunione, con il cuore in festa. Da quel giorno, Gesù Eucaristico diventa “tutto” per Maria: vuole riceverlo molto spesso, poi dall’autunno di quell’anno, riesce a fare la Comunione tutti i giorni, senza lasciarla mai, con il proposito, lo slancio, sempre più vivo di farsi santa. A dieci anni, va per la prima volta a Lourdes: è la scoperta dell’amore della Madonna, amore che Maria ricambierà con la preghiera quotidiana del Rosario, con l’impegno di imitarla nelle sue virtù, per tutta la vita. Un’istitutrice tedesca completa la sua istruzione: Maria cresce bella, serena, simpatica e riservata, impara a suonare il pianoforte, le lingue straniere, sa intrattenersi con chiunque, ma nel suo intimo – la “cella” del cuore – custodisce un segreto tra lei e Gesù. Adolescente, si consacra a Lui con il voto di verginità per sempre, continuando a vivere in famiglia come “sposa di Cristo”, con l’intento di amarlo e di farlo amare. Chi la vede passare, chi la osserva mentre prega in chiesa, non può far a meno di commentare: “Sembra un angelo”. Studio, lavoro, preghiera sono le sue occupazioni. Maria ha sete di conoscere Gesù e si impegna a fondo nello studio del Cattolicesimo, conseguendo nel 1914, il “diploma di Religione”. Il Cardinale di Genova le assegna il secondo premio. La nonna non tollera ozio e ha organizzato in casa un laboratorio in cui Maria e le sorelle imparano e cucire, a ricamare, a preparare indumenti per i bambini più poveri, per coloro che non hanno nulla. Maria lavora serena, contenta di fare della sua vita un dono.
Gesù a tutti i costi Ogni sua giornata comincia prestissimo con la Messa. Maria non lascia mai la Comunione eucaristica, a costo di qualunque sacrificio. Si prepara con la Confessione settimanale per purificarsi da ogni colpa anche lieve. Il suo direttore spirituale le dà il gusto delle vette più alte della santità e Maria sale in alto, sempre più in alto perché Gesù l’attira. Gesù, ricevuto nella Comunione quotidiana è la sua felicità, la sua Vita, Colui che la santifica nell’intimo e nelle opere. Né contrattempi né malattie né viaggi le impediscono di ricevere quotidianamente Gesù Eucaristico, preparandosi con fervore, adorandolo, ringraziandolo, intercedendo per la Chiesa e per le anime. Spesso arriva – come allora era richiesto – fino a mezzogiorno ancora digiuna per poter accostarsi alla Comunione:“Di quale tesoro immenso si privano – spiega – quelli che lasciano la Comunione!”. Prima di sera, ogni giorno, Maria ritorna in chiesa a pregare davanti al Tabernacolo: “Restituisco la visita a Gesù” – dice – e la sua preghiera davanti a Lui si fa così intensa che a volte occorre scuoterla per riportarla a casa. “Io chiedo a Gesù qualunque cosa e Lui mi esaudisce sempre” – rivela con semplicità. “Ma alcune donne stamane in chiesa chiacchieravano forte – le dicono le sorelle – e non si poteva pregare”. Risponde Maria: “Davvero? Io non ho sentito nulla!”. Ed aggiunge: “Il posto più bello è là con Gesù: io vorrei portarmi il lavoro in chiesa per stare sempre con Lui”. Il suo “sposo” divino la trasforma a sua immagine. “Dobbiamo fare sempre la volontà di Dio, anche quando costa” – ripete spesso. “Tutto per suo amore”. Vivace, facile allo scatto, riesce a dominarsi e si fa mite, semplice, paziente, sempre uguale nelle gioie e nei dolori. “Ma perché tu non ti inquieti mai?” – le domandano. Maria vive sempre unita a Gesù con il desiderio e l’impegno di non offenderlo mai, di cercare sempre ciò che piace a Lui, di evitare anche il più piccolo peccato, di lasciargli pieno spazio nella sua vita. Nel lavoro, nelle conversazioni, quando è facilissimo parlare di questo e di quello, nessuno sente mai Maria dire male del prossimo. È portata a vedere le virtù degli altri. Non potendolo fare, scusa le intenzioni, perdona, prega per la loro conversione, per la conversione di tutti. Sì, perché Gesù le ha dato un’anima apostolica, missionaria. Vuole portare tutti coloro che incontra, il mondo intero, a Lui. Fino al 1915, la vita in casa Dufour scorre serena, ma in quell’anno la guerra si porta al fronte i ragazzi Dufour. Maria, in pena per loro e per tutti i giovani d’Europa, mandati ad uccidersi, non si dà pace. Prega, si sacrifica, chiede a Gesù nella Comunione e nelle visite sempre più ferventi al Tabernacolo, la fine della guerra. Fa voto di andare a Lourdes a ringraziare la Madonna, se i suoi fratelli torneranno salvi. Intanto moltiplica le sue iniziative apostoliche.
Apostola del Tabernacolo Dal Papa Pio X, aveva imparato il grande amore all’Eucaristia e la sua ansia di “ricapitolare in Cristo tutte le cose” (Ef 3,9). Dal Papa Benedetto XV, accoglie l’invito a diffondere la Verità, Gesù, a tutti i fratelli, a lavorare per la pace tra i popoli. Maria comincia con il preparare i bambini alla prima Confessione e Comunione. Lo fa con un ardore così travolgente che anche i più discoli, i più lontani, le famiglie spesso indifferenti alla fede, ne sono conquistati. Questa singolare catechista ha un “chiodo” fisso: dopo la prima comunione, essi dovranno tornare spesso da Gesù, essere i suoi amici. Per loro, Maria organizza la Confessione e la Messa con la Comunione al 1° venerdì del mese; con i migliori, i più fedeli, ogni domenica. Il parroco la chiama a diventare presidente del circolo giovanile parrocchiale e elle si muove, allegra, ardente, piena di iniziative per istruire la gioventù nella fede e nell’amore a Cristo e portare ragazze e ragazzi all’incontro frequente con Lui nella Confessione e nella Comunione, il più spesso possibile. Ispirandosi all’insegnamento e all’esempio di San Giovanni Bosco, il santo dei tre grandi amori, l’Eucaristia, la Madonna, il Papa, spiega loro:“Non si può piacere a Dio, non si può essere né uomini né cristiani se non andiamo sovente a confessarci, più sovente ancora a ricevere Gesù Pane di vita, in grazia di Dio”. Maria si domanda: “Ma io faccio abbastanza perché Gesù sia conosciuto, amato?”. La sete, lo zelo delle anime da portare a Lui la tormenta, così che le capita di non poter dormire di notte. Ella predilige i più poveri, i più abbandonati. Va nelle vie e nelle case di Genova a cercare i ragazzi e i giovani più soli e più lontani e, con la sua dolcezza, la sua parola convincente, li porta a Dio. Scopre i malati più gravi: va da loro con le medicine, il denaro e il cibo, e si preoccupa di riconciliarli con Dio mediante la Confessione, donando loro, l’Amico, il consolatore più grande: Gesù Eucaristico. In una parola: Maria, così umile e riservata, diventa colei che prepara la via al sacerdote, a Gesù che penetra nelle anime. Le domandano: “Come fai, come riesci in tanto?”. Risponde: “Non sono io a fare: è Gesù che fa tutto. È Lui che ama, perdona, conquista!”. E ha una cura particolare a pregare e a offrirsi per i sacerdoti in difficoltà, per le vocazioni. Nel 1920, verso la fine di agosto, con i suoi genitori e i fratelli tornati incolumi dalla guerra, va a Lourdes. Trascorre ore di Paradiso, partecipando alla Messa, pregando con il Rosario, meditando la Via Crucis. Alla Madonna, Maria chiede solo una grazia: “Aiutami, o Immacolata, a fare sempre la volontà di Dio, a rassomigliare a Gesù”. Nel ritorno in Italia, passa a Paray-le-Monial, dove nel 1675, Gesù si era rivelato a Margherita Maria Alacoque con le ineffabili dolcezze del suo Cuore. Maria rinnova a Lui, la sua dedizione, il suo voto di verginità: “Che io ti ami e ti faccia amare, o mio Sposo diletto”. Non è più lontana dalla vetta. Parla della morte con intima serenità da stupire. “Ma tu non temi la morte?”, le domandano. “Perché temere? – risponde – non è una bella cosa trovarsi davanti al Signore per sempre?”. Continua il suo servizio, il suo apostolato eucaristico.
Il suo testamento: la Comunione Nel maggio 1922, va a Roma al Congresso Eucaristico internazionale. Gode del trionfo che i pellegrini da tutto il mondo offrono a Gesù Eucaristico. Nel ritorno si ferma ad Assisi, dove digiuna fino oltre le ore 12, si accosta alla Comunione. Rinnova il suo impegno a essere “un altro-Gesù” come Francesco d’Assisi, del cui Terz’Ordine fa parte. Sono gli ultimi mesi della sua vita. Li consuma, facendo catechismo in parrocchia fino all’ultimo per preparare i ragazzi alla Confessione e alla Comunione. Il suo testo è il “glorioso” Catechismo di San Pio X, limpido e preciso. Il Giovedì Santo, partecipa alla Messa con le “sue” fanciulle. Poi un male terribile, la meningite, la blocca per sempre. Il suo letto diventa un altare. Maria soffre, con Gesù, dolori atroci. Lo riceve per l’ultima volta, serena e felice. Si spegne a Genova il 4 aprile 1923 a soli 27 anni. A coloro che l’avevano avvicinata, aveva lasciato come testamento: “Andate ogni giorno in grazia di Dio a ricevere Gesù nella Comunione. Amate la Madonna e fatela amare”.
Autore: Paolo Risso
|