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Servo di Dio Antonino Baglieri Volontario con Don Bosco

Festa: .

Modica, Ragusa, 1° maggio 1951 – 2 marzo 2007

Antonino Baglieri, detto Nino, nasce a Modica, in provincia di Ragusa e diocesi di Noto, il 1° maggio 1951. Dopo aver frequentato le scuole elementari e aver intrapreso il mestiere di muratore, a diciassette anni, il 6 maggio 1968, precipita da un’impalcatura alta diciassette metri. Ricoverato d'urgenza, Nino si accorge di essere rimasto completamente paralizzato. Sua madre si oppone ai medici che vorrebbero l’eutanasia, confidando in Dio e dichiarandosi disponibile ad accudirlo personalmente per tutta la vita. Nino passa quindi da un centro ospedaliero all'altro, senza alcun miglioramento. Nel 1970 torna a Modica: trascorre gli anni successivi in un totale isolamento. Alle quattro del pomeriggio del 24 marzo 1978, Venerdì Santo, Nino avverte una nuova forza dentro di sé, mentre alcuni membri del Rinnovamento nello Spirito e un sacerdote pregano su di lui. Da allora, accetta la propria condizione di malato, ma non si rassegna: impara a scrivere con la bocca, aiutando molte persone. Dal 6 maggio 1982 in poi considera giorno di festa quello in cui ebbe il suo incidente: è il suo «anniversario della Croce». Nello stesso anno aderisce all’Associazione Salesiani Cooperatori. Il 31 agosto 2004 emette la professione perpetua nell’Istituto Secolare Volontari con Don Bosco. Muore tre anni dopo, alle 8 del 2 marzo 2007. L’inchiesta diocesana sulla sua vita, le sue virtù e la sua fama di santità si è svolta nella Diocesi di Noto dal 2 marzo 2014 al 5 maggio 2024. I suoi resti mortali riposano nel cimitero di Modica.



Antonino Baglieri, detto Nino, nasce a Modica, in provincia di Ragusa e diocesi di Noto, il 1° maggio 1951. Dopo le scuole elementari, comincia a lavorare come muratore. Il 6 maggio 1968 precipita da un’impalcatura, facendo «un volo di diciassette metri, un metro per ogni anno della mia età».
In quel giorno si infrangono tutti i sogni del giovane muratore, al quale, oltre al femore destro, diagnosticano la frattura della quinta e della settima vertebra. Nel suo letto d’ospedale si risveglia tetraplegico, incapace di qualsiasi benché minimo movimento, ad eccezione della testa.
Per i medici che lo hanno in cura si tratta di un caso disperato e arrivano a proporre l’eutanasia, cui si oppone con tutte le sue forze soltanto la madre, che da quel momento inizia a prendersi cura di lui, accompagnandolo in un calvario senza fine. A cominciare dai ricoveri ospedalieri dei primi due anni, che non gli portano alcun miglioramento, come avevano pronosticato i medici.
Ritornato nel 1970 a casa, devastato nel fisico ma ancor più nell’anima com’è facilmente intuibile, si rinchiude in un isolamento sempre più totale, rifiutando ogni contatto con l’esterno per evitare la commiserazione e la curiosità di chi potrebbe incontrare: soltanto in estate accetta alcune ore di aria e di sole nel cortile di casa, ma in una posizione in cui nessuno lo possa vedere.
Fino al 1978 sono anni di ribellione, di bestemmie e di solitudine; il 24 marzo, Venerdì Santo, un gruppo del Rinnovamento nello Spirito insieme a padre Aldo Modica si riunisce attorno al suo letto per una preghiera, sollecitata da lui, che ha sentito parlare di questi incontri in cui si verificano anche guarigioni.
Al momento dell’imposizione delle mani da parte del sacerdote «ecco, un grande calore e un grande formicolio invadere tutto il mio corpo; come una forza nuova entrava in me e qualcosa di vecchio usciva». Non si tratta però della guarigione fisica che ha tanto sognato, «ma il Signore ha operato qualcosa di più grande: ha guarito il mio spirito».
Da quel preciso istante inizia per lui un cammino all’insegna della speranza e della gioia, con un’esplosione di vitalità che ha bisogno di essere comunicata agli altri. Un giorno scopre per caso di poter disegnare con la matita in bocca; poi, con lo stesso sistema, impara a scrivere e si appassiona al punto da elaborare preghiere e poesie.
Si fa conoscere leggendo alcuni suoi lavori in una radio locale: le sue parole parlano al cuore e tanta gente comincia a cercarlo. Arrivano le prime telefonate, le lettere e molte persone, la sua casa e il suo letto diventano un crocevia della speranza.
Accoglie ogni giorno 80 persone e la sua testimonianza di gioia arriva ovunque: da ogni continente gli scrivono e lui risponde a più di 7000 lettere. Incomincia anche a viaggiare, per testimoniare in convegni ed incontri com’è passato dalla disperazione alla gioia di vivere e regalando speranza e conforto. Attorno al suo letto si registra anche un viavai di seminaristi e religiosi, molti dei quali vi ritornano per celebrare proprio lì, accanto a lui, una delle loro prime Messe.
Dal 1982 inizia a festeggiare ogni 6 maggio l’«anniversario della Croce», con la stessa intensità con cui si festeggia l’anniversario di matrimonio o di ordinazione, perché «se non fosse stato per quella caduta dal quarto piano, tutta questa grazia di Dio non l’avrei mai conosciuta».
Si affeziona anche a Domenico Savio, il santo festeggiato in quel giorno, che diventa il suo modello e il suo protettore. Nello stesso 1982 chiede ed ottiene di entrare a far parte dell’Associazione Salesiani Cooperatori, ovvero i laici che aderiscono alla missione educativa dei Salesiani di Don Bosco. Il 31 agosto 2004 emette la professione perpetua tra i Volontari con Don Bosco (in sigla, CDB), un Istituto Secolare legato sin dalle origini alla Famiglia Salesiana.
Particolarmente ai giovani sono indirizzati le sue appassionate testimonianze ed i suoi infuocati inviti, arrivando a dire in un convegno giovanile a Loreto: «Se qualcuno di voi è in peccato mortale, sta molto peggio di me!».  Le sue riflessioni e meditazioni diventano libri, alcuni già pubblicati, altri in attesa di esserlo, perché ci sono ancora ben sessantanove suoi quaderni autografi da mandare in stampa.
Muore la mattina del 2 marzo 2007 con un quadro clinico che lascia intuire tutta la sofferenza di quest’uomo che ha saputo vivere il dolore con il sorriso sulle labbra. Nella bara, secondo le sue disposizioni, lo rivestono con la tuta e con le scarpe da ginnastica ai piedi perché possa, questa volta correndo liberamente, andare incontro a Dio.
La fama di santità di Nino è tale per cui già il 3 marzo 2012, cioè il giorno successivo al quinto anniversario della sua morte, nella cattedrale di San Nicolò a Noto, il Postulatore Generale della Famiglia Salesiana, don Pierluigi Cameroni, ha consegnato a monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto, il “Supplex libellus”, ossia il documento con cui veniva ufficialmente chiesta l’apertura della causa di beatificazione e canonizzazione.
Il 18 aprile 2012, i vescovi della Conferenza Episcopale Siciliana si sono detti favorevoli all’introduzione della causa. Col decreto del 20 febbraio 2014, monsignor Staglianò ha costituito il Tribunale ecclesiastico nominandone i membri.
La prima sessione dell’inchiesta diocesana su vita, virtù e fama di santità del Servo di Dio Antonino Baglieri si è svolta il 2 marzo 2014, nella cappella privata del Palazzo Vescovile di Noto, che si è infine conclusa il 5 maggio 2024.

Preghiera (per la devozione privata)

Adoriamo Te nel tuo mistero Dio-amore
guida le nostre anime Padre pastore
custodisci la nostra vita Figlio redentore,
Spirito Santo, roveto ardente,
infiamma il nostro cuore.
Lodiamo Te per l’epifania del tuo amore
nel tuo discepolo diletto Nino Baglieri,
che sull’esempio di don Bosco
prese la Tua croce su di sé
amò Gesù Eucarestia, Maria SS. Ausiliatrice e la Chiesa
facendosi vittima e offerta come Te.
Benediciamo Te per la via dell’amore
che spinse a tanto dono Nino Bagheri
consacrato nel mondo, nella Famiglia Salesiana,
testimoniò la gioia di Cristo a tutti
ai giovani e ai sofferenti,
perché la nostra vita diventasse più umana.
Ringraziamo Te per la fecondità dell’amore
nelle opere grandi della carità
che Tu stesso hai compiuto in Nino Bagheri
a gloria del Tuo nome, a nostro favore,
per essere oggi cristiani più veri
mentre ti chiediamo in tutta umiltà:
sia riconosciuto dalla Chiesa
quale testimone esemplare di santità.
Concedici, per sua intercessione,
la grazia che imploriamo …,
in particolare la nostra conversione
per aderire con fede alla tua verità
non permettere mai che ci stanchiamo
di fare sempre la Tua volontà.

+ Antonio Staglianò, vescovo
Noto, 19 febbraio 2012


Autore:
Gianpiero Pettiti ed Emilia Flocchini


Note:
Per segnalare grazie o favori ricevuti per sua intercessione, oppure per informazioni, rivolgersi al Postulatore Generale della Famiglia Salesiana: postulatore@sdb.org

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Aggiunto/modificato il 2024-05-03

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