Mons. Nicola Riezzo, terzo di sei figli, nacque a Squinzano (LE) l’11 dic. 1904 e fu battezzato il giorno successivo nella chiesa matrice di S. Nicola. Fin da piccolo fu avviato ad una vita di intensa pietà cristiana dai genitori e dallo zio sacerdote, don Vincenzo Riezzo. Frequentò la scuola ginnasiale presso l’Istituto Calasanzio di Campi Salentina e nel 1923 entrò nel Collegio Capranica di Roma frequentando la Pontificia Università Gregoriana dove conseguì la laurea in sacra Teologia. Fu quindi ordinato sacerdote il 21 ag. 1927 da Mons. Gennaro Trama. In seguito, insegnò nel Seminario di Lecce, in quello di Assisi e fu docente di filosofia nel liceo; per molti anni nel Seminario di Molfetta fu titolare della cattedra di teologia dogmatica, di ascetica e mistica. Il suo insegnamento è ricordato come esemplare e metodico, accompagnato da una vita di intensa preghiera, raccoglimento e di sostegno spirituale ai numerosi seminaristi che ricorrevano a lui. Fu per questo maestro di moltissimi sacerdoti pugliesi e anche di numerosi vescovi.
Il 25 mar. 1958, fu eletto Vescovo di Castellaneta (TA) e consacrato nella cattedrale di Lecce il 29 giu. dello stesso anno da Mons. Francesco Minerva. Per oltre dieci anni giudò la diocesi ionica con santità, saggezza e zelo apostolico facendosi amare e venerare da tutti i sacerdoti che lo consideravano un padre umile e fermo nello stesso tempo. Il 28 apr. 1969, venne promosso alla sede arcivescovile di Otranto dove svolse il suo ministero di solerte pastore per oltre undici anni visitando le parrocchie della diocesi, incoraggiando e stimolando i sacerdoti, incontrando spesso i fedeli. Durante il suo episcopato, riprese il processo dei beati martiri idruntini, fece costruire nuove chiese e, soprattutto, cosa non comune, si dimostrò molto vicino ai seminaristi con i quali era solito soffermarsi a pranzo la domenica. Le stesse qualità e lo stesso zelo pastorale pose a servizio della diocesi di Ugento - S. Maria di Leuca, della quale fu per diversi anni Amministratore Apostolico.
Il 27 gen. 1981, si ritirò nella natia Squinzano, dove si distinse ancora come modello di virtù sacerdotali in sapienza, pietà e umiltà. Offriva, infatti, il suo ministero come vice parroco in particolare nella parrocchia matrice di S. Nicola. Tutti lo ricordano al confessionale, all’altare, a visitare gli ammalati, a tenere la catechesi ai giovani fidanzati, a girare per le vie del paese intrattenendosi amabilmente con la gente. Con discrezione aiutò tante persone bisognose e donò i suoi risparmi per la costruzione delle chiese della Madonna di Lourdes e della Madonna di Fatima. Partecipò fino alla fine ai ritiri spirituali e agli altri incontri del clero diocesano, lasciando a tutti un luminoso esempio di fedeltà e amore alla Chiesa.
Si addormentò nel Signore il 20 ag. del 1998 e il 22 ag. furono celebrati i solenni funerali dall’Arcivescovo Mons. Cosmo Francesco Ruppi nella Chiesa matrice di Squinzano dove il Servo di Dio aveva ricevuto il battesimo ed era stato consacrato sacerdote. Lo stesso mons. Ruppi il 27 giu. 2005 apriva ufficialmente il processo diocesano di canonizzazione. Egli non lasciò in eredità segni prodigiosi o atti eroici ma la sua naturale umanità, il suo calore umano, la sua spiritualità profonda, la sua spontaneità, il suo intenso prodigarsi quasi a consumare la sua vita per gli altri come un padre che non si arrende mai. L’eroismo e l’elemento prodigioso di mons. R. sono proprio nella fedeltà a Dio e alla Chiesa, al suo compito di pastore, nella sua umiltà costante. La sua santificazione passò per uno stile ordinario di vita, nel servizio instancabile alla Chiesa ma con uno slancio vitale insopprimibile come ineluttabile era la fiducia cieca in Gesù Cristo. Mons. R. nella sua vita seppe conciliare con armonia la cultura teologica e la dimensione poetica dell’uomo, che è afflato dello Spirito, con la consapevolezza che nel gioco d’amore fra Dio e l’uomo vince l’amore di Dio, il Verbo che si fa carne per amore, l’ontologica presenza dell’Infinito nel finito. Si tratta di una figura di sacerdote e vescovo pienamente compenetrata dal soprannaturale con una vena di misticismo che evoca il linguaggio dei poeti, con una predisposizione naturale alla parola che provoca con dolcezza e con dolcezza porta fremiti all’anima degli smarriti recalcitranti alla grazia e ai doni dello Spirito. Egli, nella meditazione quotidiana, si estraniava completamente dalla ribalta del mondo per fare della Santissima Trinità, dell’Eucaristia, della Vergine Maria e della Sacra famiglia l’apogeo della sua preghiera, il fulcro del suo pensiero. E in questo invadere l’Assoluto trascinava con sé tutta la sua umanità e tutta la sua comunità cristiana verso la Terra promessa del Regno dei Cieli.
Autore: Emanuele Borserini
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