Non c’è da dilungarsi molto a raccontare la vita di Guido, non perché ci sia da dire poco, al contrario perché ha detto, fatto e scritto talmente tanto che qualche riga in più non aggiungerebbe nulla a chi si è dimostrato un vero capolavoro, un giovane che dietro di sé ha lasciato una scia luminosa che ancora rischiara e dà speranza a quanti come lui hanno l’animo missionario e la passione per gli altri. Guido nasce a Lecco nel 1964 e, come la maggior parte dei giovani, cresce insieme alla sua famiglia, ai suoi amici, dividendosi tra studio e divertimento, servizio agli altri e…ricerca per sé. Se è vero che l’uomo è per antonomasia un cercatore di senso, Guido era uomo fino in fondo: non ha mai smesso di interrogarsi, ad esempio su quanto era chiamato a fare mettendolo a paragone con quanto avrebbe desiderato fare. È il problema della vocazione che investe tutti i giovani, e a cui occorre rispondere per non sbagliare la via della propria vita.
Si chiamava Guido,in realtà si è lasciato guidare dalla “voce interiore” che lo chiamava a mettersi in gioco più per gli altri che per sé. Intelligente e profondo, aveva capito che giocarsi era la direzione giusta da imprimere alla propria vita, perché voleva dire impegnarsi per sé, costruirsi un futuro di senso “alto”, perciò anche gratificante, capace di riempire le giornate e la vita. Accompagnato dalla sua chitarra, fedele compagna di ogni viaggio, Guido macina chilometri ed esperienze che gli permettono di fare una scoperta meravigliosa: sia il lavoro sia il volontariato hanno un comune denominatore: il servizio, il dono di sé. Lavora, infatti, presso una comunità di recupero per ex tossicodipendenti e trascorre il suo tempo libero al “Sidamo”, gruppo missionario che ha sede presso l’oratorio salesiano. A questo punto è bene ricordare un’esperienza che rappresenta il suo approdo alla consapevolezza dell’”altro”. Nell’estate del 1989 trascorre un mese in Etiopia in due missioni salesiane e qui la povertà e la realtà del non poter arrivare a domani sono davvero drammatiche.
A questo punto l’adesione al volontariato diventa vocazione e scelta professionale. Così decide che le sue energie siano spese là dove più grande è il bisogno. Il suo diario ci permette di ripercorrere il suo iter di maturazione umana e spirituale. Vale la pena riportarne qualche stralcio. ”Sembra che molti parlino ma pochi vivano come il Cristo ci ha mostrato: in umiltà semplicità, amore, preghiera. Voglio vivere come Lui mi ha insegnato lasciando la porta aperta a chiunque voglia entrare, specialmente per i più poveri.(…) Appena credetti che c’era un Dio, capii di non poter fare altro che vivere soltanto per Lui”. Dall’Etiopia scrive: ”A Zway ho potuto scoprire l’importanza della disponibilità a tutto ciò che il Signore ci offre, quindi l’andare oltre le cose del momento per scoprire il messaggio di Verità che ciascuna nasconde (…) Nella missione di Dilla ho scoperto uno dei doni più grandi di Dio: la ricchezza che si può provare nell’essere liberi dalle “cose”, che sempre più oggi condizionano il nostro vivere. È purissima l’aria che respiri dove il “progresso” non è ancora giunto (…) E poi trovi che Dio c’è ed è particolarmente presente non in un palazzo di comodità ma in una catapecchia di oscenità”. Il 25 agosto 1993 nei pressi di Codigoro, dove Guido prestava servizio come educatore nell’oratorio salesiano, ebbe un tragico incidente. Rimase alcuni giorni ricoverato in ospedale e quando le cose sembravano avviate al meglio, improvvisamente la morte lo colse nel sonno. Era il 18 settembre 1993.
Autore: Serena Manoni
|
