Chi ha detto che l’eroismo è cosa d’altri tempi? Chi ha detto che gli eroi sono scomparsi? Sono scomparsi quelli patinati, da copertina, ma gli eroi feriali, quelli che nessuno conosce e lottano in silenzio e con il sorriso sulle labbra la loro vita, questi sì, esistono ancora, e sono più numerosi di quanto crediamo. Nella sua vita Maria Teresa (Esa per gli amici) ha conosciuto solo casa, chiesa, oratorio. Come persone ha avuto rapporti fitti con mamma Dina, papà Ivo, i fratelli Cristiano e Rodolfo, gli amici e le amiche dell’oratorio e… i medici. È cresciuta come uno splendido fiore, amando il Signore della vita, e il Signore l’ha colto quand’era ancora fresco e profumato, perché maturato e abbellito, sì abbellito, dalla sofferenza. Una tribolazione tenuta dentro di sé, verrebbe da dire “coltivata”, per 25 anni. Esa ha lottato in silenzio, con il sorriso che le illuminava il volto e la gioia che le riempiva il cuore: sorriso e gioia contagiosi, perché aveva bisogno di aiuto e s’è prodigata per aiutare; aveva bisogno di conforto, ma più che altro è stata di conforto, aveva bisogno di solidarietà e s’è fatta solidale… Sono i tratti, riconoscibili a occhio nudo, della santità, dell’eroismo feriale. E nessuno nel suo oratorio, anzi nella sua Ancona, ne ha mai dubitato. Esa è morta il 12 febbraio del 2008, consumata da un linfoma che le è stato compagno fin dall’età di 10 anni. A casa i suoi familiari le hanno voluto un bene dell’anima, l’hanno circondata di cure, si sarebbero buttati sul fuoco per lei, per vederla guarita, e si sono fatti suoi angeli custodi, ma non hanno mai faticato a rasserenarla, perché l’ha fatto per conto suo, forse come ringraziamento per la loro continua preoccupazione per la sua salute, il che ha sorpreso sempre tutti sia i suoi familiari sia coloro che conoscevano il male che si portava dentro. Esa ha fatto breccia anche nel cuore di tanta gente comune, di tanti giovani dell’oratorio proprio per la dignità con cui ha vissuto senza farla pesare la sua malattia, senza un moto di ribellione, un gesto d’impazienza, una parola fuori posto, uno sguardo sfiduciato. Il supporto di una famiglia dotata di una fede salda come la roccia e, da parte sua, di un carattere solare, uniti alla volontà indomabile di dare comunque un senso alla sua vita, di percorrere la sua strada con discrezione ma con decisione, l’ha aiutata a non arrendersi mai. Non è stata con le mani in mano, Teresa: ha lavorato prima in un megastore, poi come segretaria in uno studio medico, e sempre come animatrice all’oratorio della sua parrocchia, nonostante che sapesse bene che un raffreddore poteva diventare pleurite e un’influenza poteva facilmente trasformarsi in polmonite… I suoi occhi limpidi e nerissimi e il suo viso dolce rimediavano a tutto e tutto diventava accettabile. L’hanno aiutata fino all’ultimo scontro contro “il nemico” dei suoi polmoni, vinto per un quarto di secolo, e poi uscito vincitore ma non trionfatore.Il trionfo è stato tutto per lei. La malattia ha vinto solo il suo corpo, non la sua bell’anima, non il suo perenne sorriso, non la sua grande fede, non la sua interiore serenità, non la sua santità.
Autore: Serena Manoni
|