Bordeaux, Francia, 18 novembre 1927 – Le Barroux, Francia, 28 febbraio 2008
Dom Gérard, fondatore e primo abate di Le Barroux, glorioso monastero benedettino che fondò egli stesso nelle campagne provenzali francesi, meta di molti sacerdoti e fedeli da tutto il mondo, tra i quali l’allora Cardinal Joseph Ratzinger. Col suo ardente e gioioso amore per la liturgia, seppe tramandare il patrimonio trasmesso dalla tradizione della Chiesa scegliendo per il suo monastero la celebrazione della liturgia in lingua latina secondo i libri liturgici antecedenti la riforma seguita al Concilio Vaticano II. Entrò nel monastero di Madiran nel 1950 e, dopo il trasferimento della comunità, fu a Tournay che pronunciò i suoi primi voti il 4 febbraio 1951 e che fu ordinato sacerdote il 13 maggio 1956. Fondata la comunità di Bédoin nel 1970, intraprese in seguito la costruzione dell’abbazia del Barroux della quale, dopo il riconoscimento canonico, fu nominato primo abate dalla Santa Sede e ricevette la benedizione abbaziale il 2 luglio 1989. Rinunciò infine alla carica abbaziale nel novembre 2003. Al momento della sua morte Benedetto XVI – che aveva visitato Le Barroux come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede – ricordava in un messaggio di condoglianze che “Dom Gérard ha passato la maggior parte della sua esistenza rivolto verso il Signore (…) perché tutti siano sempre più vicini al nostro Creatore e Salvatore”.
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Gérard Calvet nacque il 18 novembre 1927 a Bordeaux, nel 1940 entrò nell'Ecole des Roches (Maslacq) sotto la direzione di André Charlier e nel 1949 svolse regolarmente il servizio militare in Marocco, ma nel 1950 entrò nel monastero di Madiran dove il 2 febbraio dello stesso anno ricevette la vestizione. Dopo il trasferimento della comunità, fu a Tournay che pronunciò i suoi primi voti il 4 febbraio 1951 e i voti solenni il 18 febbraio 1954. Infine, il 13 maggio 1956 ricevette l'ordinazione sacerdotale. Nel 1963 si unì alla fondazione aperta da Tournay in Brasile dal 1961 ma nel 1968, rientrato in Francia, iniziò una nuova fase della sua vita che lo porterà a diventare uno dei simboli della tradizione cattolica. Infatti, incontrando sempre maggiori difficoltà ad accettare le innovazioni nel frattempo introdotte nella liturgia e nella disciplina ecclesiastica, chiese di allontanarsi dalla comunità per un certo tempo. Fu quindi accolto per sei mesi nell'abbazia di Fontgombault e per tre mesi alla Chartreuse di Montrieux. Così, nella primavera del 1969 si insediò finalmente negli eremi di Montmorin nelle Alpi insieme a Padre Emmanuel di Floris monaco di En-Calcat. Nell’agosto 1970 si trasferì al Priorato di Bédoin ma, al posto, dei vecchi monaci che sperava di trovare, si trovò davanti a dei giovani che chiedevano di aderire alla sua fondazione come postulanti. Il nuovo monastero non si configurava, in realtà, come una fondazione dell'Abbazia di Tournay, ma, comunque, poteva esistere solo grazie al permesso del suo abate, il quale ricevette i voti del primo novizio già nel 1972 e di buon grado incoraggiava il contatto con la Santa Sede per trovare ad esso uno statuto canonico. Nel 1974, dom Gerard invitò mons. Lefebvre, che aveva conosciuto pochi mesi prima, a conferire gli ordini minori ma, di fronte a un tale fatto compiuto, l'abate di Tournay si dissociò completamente dalla piccola fondazione e, nel maggio 1975, nonostante i nuovi canali aperti con Roma, dom Gerard venne escluso dalla Congregazione di Subiaco. Risale al 1977 la decisione di costruire un vero e proprio monastero per ospitare la comunità che aveva ormai raggiunto i trenta membri. Nel 1980 avvenne quindi la posa della prima pietra e già a Natale del 1981 potè avvenire il trasferimento della comunità a Le Barroux. Nel 1986 dom Gerard procedette all’invio di fondatori in Brasile, mentre a soli 2 km da Sainte-Madeleine iniziava a fiorire un monastero di monache, quella che sarà presto l’Abbazia di Nostra Signora dell'Annunciazione. In seguito alle ordinazioni episcopali di Ecône del 30 giugno precedente e alle nuove offerte dalla Santa Sede, l’8 Luglio 1988 dom Gerard inviò una lettera al Santo Padre per chiedere di stabilizzare definitivamente la sua comunità. Avvenne così la separazione di fatto con l'arcivescovo Lefebvre che aveva ordinato tutti i sacerdoti della comunità dal 1976 al 1987. Il 25 luglio arrivò la risposta affermativa del Vaticano firmata dai Cardinali Ratzinger e Mayer la quale concedeva finalmente lo statuto canonico a cui seguirono, il 2 giugno 1989, il decreto di erezione del monastero di Sainte Madeleine come monastero autonomo con il titolo di Abbazia e la nomina di dom Gerard quale primo abate che, il 2 luglio 1989, ricevette la Benedizione Abbaziale per le mani del cardinal Mayer. Nel novembre 2003, dom Gerard rassegnò le dimissioni dalla carica abbaziale permettendo l’elezione del suo primo successore, l’amico dom Louis-Marie e, il 28 febbraio 2008, morì in seguito ad un incidente vascolare avvenuto nella notte. Col suo ardente e gioioso amore per la liturgia, seppe tramandare il patrimonio trasmesso dalla tradizione della Chiesa scegliendo per il suo monastero la celebrazione della liturgia in lingua latina secondo i libri liturgici antecedenti la riforma seguita al Concilio Vaticano II. Al momento della sua morte, Benedetto XVI – che aveva più volte visitato Le Barroux non solo in qualità di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ma anche privatamente – ricordava in un messaggio di cordoglio che “Dom Gérard ha passato la maggior parte della sua esistenza rivolto verso il Signore (…) perché tutti siano sempre più vicini al nostro Creatore e Salvatore”. Pur avendo vissuto la maggior parte della su vita in monastero, questo grande personaggio del XX secolo, no fu mai lontano dalla realtà ecclesiale e civile che lo circondava. Per quanto riguarda la prima, fu evidente la sua attenzione alla questione liturgica, sensibilità che lo portò alla fondazione di quell’oasi di santità che è il monastero di Le Barroux. Ma anche l’aspetto civile della cristianità gli stava a cuore e lo dimostrò, per esempio, con l’omelia pronunciata nella cattedrale di Chartres nel corso della Santa Messa celebrata dall'abbé Lecareux in chiusura del terzo grande pellegrinaggio organizzato dal Centro Charlier nella Pentecoste del 1985. Essa suona come un’arringa alla cristianità europea, in particolare francese, a rendersi conto della secolarizzazione in atto a danno della sua stessa identità: “[…] noi non abbiamo paura della rivoluzione: temiamo piuttosto l'eventualità di una controrivoluzione senza Dio. Questo significherebbe rimanere chiusi nel ciclo infernale del laicismo e della desacralizzazione. Non ci sono parole per significare l'orrore che deve ispirarci l'assenza di Dio nelle istituzioni del mondo moderno. Guardate l'ONU: architettura curata, aula gigantesca, bandiere delle nazioni che sventolano nel cielo. Niente crocifisso! Il mondo si organizza senza Dio, senza riferimento al suo Creatore. Immensa bestemmia! Entrate in una scuola di stato: i fanciulli vi sono istruiti su tutto. Silenzio su Dio! Scandalo atroce! Mutilazione dell'intelligenza, atrofia dell'anima - senza parlare delle leggi che permettono il crimine abominevole dell'aborto. Ciò che è più triste, cari fratelli, e più vergognoso, è che la massa dei cristiani finisce per abituarsi a questo stato di cose. Non protestano, non reagiscono. Oppure, per darsi una scusante, invocano l'evoluzione dei costumi e delle società. Che vergogna! Vi è qualche cosa di peggio del rinnegamento dichiarato, diceva uno dei nostri, è l'abbandono dei principi col sorriso sulle labbra, scivolare lentamente dandosi arie di fedeltà. Non è un odore putrido quello che esala dalla civiltà moderna? […]”. Ma non ne fu soltanto accorto ma passivo osservatore, infatti, nella stessa omelia, citando Santa Giovanna d’Arco e gli altri grandi Santi che hanno costruito l’Europa cristiana, indicò chiaramente come la cristianità stessa sia l’unica via d’uscita e ricordò che la terra e la società sono proprietà di Dio e prefigurazione visibile del suo Regno: Egli ce ne fa dono perchè le amministriamo nel modo migliore. Infine, nella stessa predica ci lasciò un’immagine davvero significativa per comprendere quale sia il vero significato del comando ad essere operatori di pace, monito alle innumerevoli interpretazioni relativiste e laiciste di tale pace: “Se noi cerchiamo di pacificare la terra, di abbellire la terra, non è per sostituire il Cielo, ma per servigli da scala.”. Il grande invito che, come un testamento, dom Gerard lascia a tutti gli uomini di buona volontà si trova ancora in quella meravigliosa omelia ed è questo: “Ah, possono perseguitarci, ma non permetto che ci si compatisca. Perché noi apparteniamo a una razza d'esiliati e di viandanti, dotati di un prodigioso potere d'invenzione, ma che rifiuta - è la sua religione - di lasciarsi distogliere lo sguardo dalle cose del Cielo. Non è forse quello che canteremo tra poco alla fine del Credo: Et exspecto, - e attendo, - Vitam venturi saeculi, - la vita del secolo futuro. Oh, non un'età dell'oro terrestre, frutto di una supposta evoluzione, ma il vero paradiso di Dio, di cui Gesù parlava quando disse al buon ladrone: "Oggi sarai con me in paradiso".”
Autore: Emanuele Borserini
Note:
Per conoscere il monastero di Le Barroux: www.barroux.org
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