Le principali fonti di informazioni su San Marcello e San Codrato sono i sinassari bizantini, raccolte di vite di santi compilate tra il IX e il XV secolo. Questi sinassari offrono un breve annuncio della loro festa, commemorata il 20 o il 22 maggio, ma non forniscono dettagli significativi sulla loro vita o sul loro martirio.
Ulteriori informazioni si possono ricavare dai distici che li celebrano, presenti in alcuni menei, calendari liturgici bizantini. Questi distici rivelano il genere del loro martirio: Marcello morì dopo essere stato costretto a bere del piombo fuso, mentre Codrato fu squartato da cavalli selvaggi.
L'assenza di informazioni dettagliate rende difficile ricostruire la vita di San Marcello e San Codrato con precisione. Tuttavia, è possibile ipotizzare che siano vissuti durante l'era delle persecuzioni cristiane, tra il III e il IV secolo. La loro fede incrollabile li portò ad affrontare torture e sofferenze inimmaginabili, culminando nel loro martirio.
La leggenda narra che San Marcello fu condannato a bere del piombo fuso, una punizione particolarmente crudele e simbolica. Il piombo, un metallo pesante e tossico, rappresentava il peso del peccato e della corruzione. Il fatto che Marcello sopravvisse a questa atroce tortura è stato interpretato come un segno del suo potere spirituale e della sua incrollabile fede.
San Codrato, invece, subì un martirio ancora più brutale: fu squartato da cavalli selvaggi. Questa forma di esecuzione era particolarmente efferata e serviva da monito per chiunque osasse sfidare l'autorità imperiale e la religione pagana.
Autore: Franco Dieghi
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