Strambino, Torino, 1° marzo 1578 - Nagasaki, Giappone, 25 marzo 1643
Antonio Rubino nacque a Strambino nel Canavese ed entrò a Torino nella Compagnia di Gesù. Proseguì gli studi ad Arona e a Milano. Nel 1612 fu inviato in missione in India, a Goa, centro commerciale, amministrativomilitare dell’Impero coloniale portoghese delle Indie Orientali. Qui resse il collegiogesuitico, insegnò teologia, si dedicò alla predicazione al popolo e si fece amare da tutti. Nel 1639 ricevette l’ordine di portarsi alla colonia portoghese di Macao e di qui in Giappone, di cui venne nominato visitatore. Purtroppo non è permesso a nessun missionario di entrare in quella nazione, perciò egli siporta dapprima nelle Filippine, colonia spagnola, chiede il parer ad altri religiosi ed infine, con quattro di essi, nell’agosto del 1642 si imbarca per l’isola giapponese di Sodsuma. Magiunti a Nagasaki furono arrestati, condotti in prigione e barbaramente torturati. Quindi furono caricati su giumenti con la museruola alla bocca ed una scritta sulla schiena, poiappesi ad un palo capovolti. Infine, sepolti a metà in una fossa e lasciati morire. E’ il 25 marzo 1643. I loro corpi furono bruciati e le ceneri disperse in mare.
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Antonio nacque a Strambino (Torino) il 1° marzo 1578 in una famiglia distinta. Sin da ragazzino sentì la vocazione religiosa e poté formarsi nel prestigioso Collegio torinese della Compagnia di Gesù, fino ai 17 anni. L’annessa chiesa era in costruzione, voluta per accogliere le reliquie dei protomartiri cittadini Avventore, Ottavio e Solutore. I Gesuiti erano in cittàdal 1566, chiamati dai sovrani e dalla Compagnia di San Paolo, la confraternita nata per “la difesa della fede cattolica”. Antonio maturò la volontà di entrare nella Compagniadi Gesù e fu mandato al noviziato di Arona, dove entrò il 21 settembre 1596. Studiò Filosofia al Collegio Brera di Milano sino al 1601, nella primavera di quell’anno comunicò ai genitori il desiderio di partire missionario e per salutarli li incontrò a Torino. Il 25 marzo 1602 salpò finalmente da Lisbona diretto in India.
A Goa proseguì gli studi di teologia e insegnòmatematica;fu molto apprezzato, come ricordòin una lettera del 1603 padre Francesco Riccio al Generale Claudio Acquaviva. Ordinato sacerdote nel 1605, Antonio fu impegnato, fino al 1613, nelle missioni nel regno meridionale di Vijayanagar, con l’obiettivo di estenderle in Madurai, Gingee e Tanjore. Nel 1607 introdusse nella città di Chandragirilo studio della matematica, dell’astronomia e della cosmografia europee. Tradusse inoltre una “Descrittione di tutto il mondo”con una parte in lingua badagà. Nello stesso anno si dedicò alla “Carta del regno di Bisnagà” servendosi delle effemeridi (tabelle) di Giovanni Antonio Magini. Padre Rubino studiò inoltre la storia e la religione di Vijayanagar. Nel 1608 scrisse una “Relatione d’alcune cose principali del regno de Bisnagà”che può essere considerata la prima dettagliata descrizione della religione praticata nell’India del Sud. Come il confratello Roberto De Nobili, padre Antonio si impegnò a elaborare una metodologia missionariache venisse accolta dalle popolazioni locali. Tra i valori che volle trasmettere, troviamo quello della castità. Nel 1609 iniziò a lavorare a una “Descrittione dei regni e delle cose di Vijayanagar”, ma nel 1610-11 la missione fu temporaneamente sospesadal re del Portogallo a causa di contrasti col clero indo-portoghese. Nel 1611 padre Antonio fu imprigionato, per quasi due mesi, da Nayak di Tanjore, successivamente venne ancora incarcerato, per altri due mesi, mentre fungeva da mediatore nella guerra tra portoghesi e Venkata II.
Emessi nel 1613 i quattro voti della Compagnia (castità, povertà, obbedienza e quello particolare di speciale obbedienza al Papa), chiese inutilmente al Generale di essere mandato in Cina. Fino al 1617 fu rettore di SãoTomé (Chennai), insegnò Teologia, fu consultore e ammonitore del rettore in Cochin (1617-19), mentre la guerra civile aveva bloccato la missione nel regno di Vijayanagar. A Cochin ebbe contrasti col vescovo Sebastião de São Pedro, il quale era impegnato a rafforzare il controllo sugli ordini religiosi. Nella primavera del 1619 padre Antonio domandò di partire per una nuova missione e fu inviato come rettore al collegio di Colombo, nello Sri Lanka, dove rimase sino al 1623. Fu poi rettore, dal 1623 al ’27, a Punical in Pescaria (Tuticorin). Nel 1627 viaggiò nel Madurai per negoziare la protezione di Nayak ai cristiani di Pescaria e incontrò padre Roberto De Nobili. L’infaticabile apostolato di padre Rubino ben rappresenta l’attività gesuitica in Asia e il relativometodo di adattamento necessario per l’attività missionaria. In Pescaria trovò numerosi cristiani nativi, molti di loro erano Parava, migrati nelgolfo di Mannar per la pesca delle perle. Durante il viaggio da Goa a Tuticorin,padre Rubino fu coinvolto negli scontri tra gruppi rivali di Parava. Dal 1627, per un decennio, fu nuovamente rettore a Cochin.
Nel 1638, per mandato del Generale Vitelleschi, fu inviato nella Provincia gesuita del Giappone che, a causa della persecuzione dei Tokugawa, era concentrata a Macao. Vi giunse il 19 maggio, in settembre partecipò alla congregazione provinciale e il 21 ottobre 1639 fu nominato visitatore della Provincia giapponese e della Viceprovincia della Cina. Trovò però grandi resistenze da parte della comunità gesuita portoghese, contrapposta per vari aspetti a quella italiana. In difesa del metodo di evangelizzazione del suo Ordinepadre Rubino scrisse, insieme a Diego de Morales, una “Relazione”in risposta alle osservazioni e alle critiche del domenicano Juan Bautista de Moralessul metodo utilizzato in Cina, critiche che aprirono la “controversia dei riti cinesi” e condussero alla loro prima condanna, nel 1651, da parte di Innocenzo X. Padre Rubino analizzò le pratiche religiose diffuse in Cina nel tardo periodo Ming e,com’era consuetudine, riservò la parte iniziale dell’opera alla storia della missione, dall’arrivo di san Francesco Saverio, rimarcando la primogenitura alla Compagnia di Gesù dell’introduzione del Cristianesimo in Cina. L’opera fu pubblicata a Lione nel 1665 per volontà del provinciale del Giappone con il titolo di “Metodo della dottrina che i Padri della Compagnia di Gesù insegnano ai neofiti nella missione della Cina, ma nel 1678 il vicario apostolico François Pallu, ne chiese a Propaganda Fide la condanna. La posizione dei Gesuiti era in pericolo e padre Antonio chiese ai confratelli Giovanni Francesco Ferrari e Alexandre de Rhodes di “restaurare” la missione. Nel 1638, con un compagno, partì da Macao diretto in Cocincina dove rimase sino all’aprile 1641, impegnato a estendere il suo apostolato in Giappone. Nonostante fosse pericoloso, fin dal 1640, nel 1642 salpò da Manila. Insieme ai padri Antonio Capece, Diego de Morales, Alberto Meçinski e Marques-Ogi, tutti travestiti da mercanti cinesi, giunse l’11 agosto nell’isola di Shimo Koshiki. Furono catturati qualche giorno dopo e processati sommariamente, con un gesuita apostata come interprete. Padre Rubino fu sottoposto alla tortura dell’acqua e al tormento della fossa. Morì per decapitazione a Nagasaki il 25 marzo 1643. Davvero aveva speso tutta la sua vita, fino al martirio,”Ad Maiorem Dei Gloriam”.
Autore: Daniele Bolognini
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