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Beati Federico Bachstein e 13 compagni Martiri francescani

Festa: 15 febbraio

† Praga, Repubblica Ceca, 15 febbraio 1611

Federico Bachstein, nato a Baumgarten (Boemia), era vicario e maestro dei novizi nel convento di Praga (S. Maria ad Nives); tutti i membri della stessa comunità francescana furono massacrati il 15 febb. 1611, per mano dei luterani al servizio del vescovo di Passau, Leopoldo, per il fatto di essere cattolici e in odio alla fede, denudati e martirizzati in diversi modi. Federico fu trafitto con una lancia al cuore. Giovanni Martinez, spagnolo e sacerdote, come sacrista cercava di nascondere il Santissimo, e per questo gli furono tagliate la mano destra e la testa. Simone, francese e sacerdote, ebbe il cranio spaccato con un grosso bastone e il corpo trafitto. Bartolomeo Dalmasoni, nato a Ponte San Pietro (Bergamo), sacerdote e autore di un Diario (perso), fu flagellato e ucciso a sciabolate. Girolamo dei conti Arese, nato a Milano, diacono, fu trafitto con la spada, ai piedi dell'altare della Madonna. Gaspare Daverio, nato a Bosto (Varese) il 27 apr. 1584, ordinato suddiacono nel 1610, si nascose nel campanile con Giacomo e Diego-Giovanni, ma furono buttati giù dal tetto della chiesa, alla fine del massacro. Giacomo di Augusta svevo, chierico. Clemente, svevo, chierico e novizio, ebbe la testa tagliata in due con una scure. Cristoforo Zelt, olandese, laico e cuoco, il più anziano della comunità, predisse tre giorni prima il martirio: con una mazza di ferro gli fracassarono la testa. Giovanni Bodeo (o Rode), nato a Mompiano (Brescia), laico, ucciso a sciabolate, come Emanuele (boemo, laico, cuoco), Antonio (boemo, novizio laico) e Giovanni (boemo, novizio chierico). Molti degli assassini morirono poco dopo di fame e di peste. I martiri furono sepolti nella cappella della Madonna, sotto l'altare di S. Pietro d'Alcantara (1616); esumati nel 1667. Il processo ordinario di non cultu finf nel 1677; riaperto nel 1930; nel 1947 si aprì il processo ordinario sul martirio. Il 10 maggio 2012 è stato promulgato il Decreto che riconosce il loro martirio. Il 13 ottobre 2012 sono stati beatificati solennemente a Praga.



I primi ad essere beatificati nell’Anno della Fede sono 14 frati francescani massacrati nel XVII secolo dai protestanti. Fra loro anche quattro italiani. Questa beatificazione assume, quindi, un carattere decisamente significativo. Martiri per la Fede che versarono il loro sangue nel convento di Santa Maria della Neve a Praga per mano di una folla inferocita formata da Hussiti, Calvinisti, Luterani. Il Rito di beatificazione si è svolto oggi, 13 ottobre, nella Cattedrale di Praga ed è stato presieduto dal Cardinale Angelo Amato.
Era il 15 febbraio del 1611 quando si compì il massacro e questi sono i volti (scarne sono le notizie sulla loro vita) di chi ha pagato il prezzo dell’odium fidei:
- Padre Federico Bachstein, boemo. Era il Vicario del convento e Maestro dei novizi, uomo dotto. Dal nome latino del paese natale, Pomerio (Pomerium) fu chiamato comunemente «Pomeranus». È stato da sempre considerato responsabile del gruppo dei martiri perché il Guardiano, padre Emilio Schout, si trovava a Vienna. (Anni 50 ca.)
- Padre Giovanni Martìnez di nazionalità spagnola, sacrestano e confessore per gli Spagnoli che abitavano a Praga, era dotto e controversista, ovvero colui che trattava materie oggetto di controversia. (Anni 40 ca.).
- Padre Simone, francese e sacerdote. Era addetto a raccogliere l’elemosina. (Anni 30 ca.).
- Padre Bartolomeo Dalmasoni, italiano, originario di Ponte San Pietro (Bergamo). Si prendeva cura del restauro della chiesa e del convento.
Tutti e quattro erano predicatori e confessori, insegnavano teologia e tenevano dibattiti religiosi.
- Fra Girolamo dei Conti Arese, italiano, originario di Milano, diacono. (Anni 24 ca.).
- Fra Gaspare Daverio, italiano, nato in Lombardia, ordinato suddiacono nel 1610. (Anni 27 ca.).
- Fra Giacomo, tedesco di Augusta, chierico minorista con voti temporanei. (Anni 18-20 ca.).
- Fra Clemente, tedesco di Sassia, minorista con voti temporanei. (Anni 18-20 ca.).
- Fra Giovanni, boemo, novizio chierico.
- Fra Cristoforo Zelt, olandese, fratello laico e cuoco, il più anziano della Comunità. Predisse il martirio tre giorni prima e fu il primo del gruppo a subirlo. (Anni 70 ca.).
- Fra Didak Jan (Diego-Giovanni), tedesco, fratello laico.
- Fra Emanuele, boemo, fratello laico.
- Fra Giovanni Bodeo (o Rode), italiano, nato a Monpiano (Brescia), fratello laico, ortolano e aiutante del sacrestano.
- Fra Antonio, boemo, novizio laico.
I Frati minori di San Francesco nel 1228 partirono dall’Italia e dalla Germania per fondare numerosi conventi in Moravia, Boemia, Slesia, Polonia. Rodolfo II (1552-1612), imperatore del Sacro Romano Impero e re di Boemia concesse la libertà religiosa alle confessioni non cattoliche presenti in Boemia con un editto del 1609. Il fatto acuì il contrasto tra cattolici e protestanti. Questi ultimi erano sostenuti dall’arciduca Mattia (1557-1619), fratello dell’imperatore, che tramava per spodestare Rodolfo e prenderne il posto. I protestanti presero d’assalto il convento francescano e fra le ore 11 e le ore 15 si consumò l’efferato eccidio.
Le cronache raccontano di un’aggressione violentissima. Padre Federico Bachstein fu trafitto con una lancia al cuore. Giovanni Martinez, mentre cercava di nascondere il Santissimo, gli furono tagliate la mano destra e la testa. Padre Simone ebbe il cranio spaccato con un grosso bastone e venne trafitto. Padre Bartolomeo fu flagellato e ucciso a sciabolate. Fra Girolamo fu trafitto con la spada, ai piedi dell’altare della Madonna. Fra Gaspare si nascose nel campanile con Fra Giacomo e Diego-Giovanni, ma, alla fine del massacro, furono gettati dal tetto della chiesa. A fra Clemente tagliarono la testa in due, con una scure, mentre a fra Cristoforo gli fracassarono la testa con una mazza di ferro. Giovanni Bodeo (o Rode) venne ucciso a sciabolate, come Emanuele, Antonio e Giovanni. Il castigo divino non tardò ad arrivare: dopo poco tempo molti assassini morirono di fame e di peste.
Qualcuno, con grande coraggio, ebbe pietà di quell’orrore: Donna Maria Massimiliana, moglie del conte Adamo de Sternberg, e Donna Anna, vedova del vicecancelliere Giovanni Enrico de Pisnice, insieme a due cittadini di Praga, nella notte e di nascosto avvolsero le salme dei martiri in teli bianchi; poi li seppellirono nella terra, in un sito adiacente all’ingresso del convento.
L’arciduca Mattia, proprio a causa di quello scempio compiuto dai riformati, riuscì a diventare re di Boemia e sotto il suo governo il conflitto religioso-politico si inasprì. La lotta tra le parti si concluse con la battaglia della Montagna Bianca (1620), guidata dal nuovo imperatore Ferdinando II (1578-1637), che segnò il rafforzamento delle forze cattoliche e la sconfitta definitiva del fronte protestante nelle terre boeme.
I martiri (dal greco μάρτυς, «testimone») sono quei fedeli che per diffondere il messaggio evangelico sono incorsi in pene e torture, fino alla pena capitale, considerando gli esiti estremi della loro vocazione come sacrificio della propria vita, sull’esempio del sacrificio di Gesù Cristo sul Calvario.
La figura del martire è antitetica a quella dell’apostata, di colui cioè che tradisce la Fede. Aspetti teologici e dottrinali del martirio cristiano sono contenuti direttamente negli Atti degli Apostoli. Per un cristiano il martirio è una eventualità da considerare all’interno della propria fede. La Prima lettera di Giovanni dice infatti che «Dio ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Gv 3,16).
Il martirio rosso è un battesimo di sangue, purificatore di ogni peccato: subendo il martirio la santità è assicurata e il passaggio in Paradiso è diretto. Questa è la ragione per la quale il martirio nell’antichità era non solo accettato, ma addirittura ricercato. Lascia scritto il padre della Chiesa Eusebio di Cesarea (265-340 ca.), descrivendo la condanna dei Martiri della Tebaide: «Fu allora che noi osservammo una meravigliosa brama e un vero potere divino e zelo in coloro che avevano posto la loro fede nel Cristo di Dio. Appena emessa la sentenza contro il primo, alcuni da una parte e altri da un’altra si precipitarono in tribunale davanti al giudice per confessarsi cristiani, non facendo attenzione quando erano posti davanti ai terrori e alle varie forme di tortura, ma senza paura e parlando con franchezza della religione verso il Dio dell'universo, e ricevendo la sentenza finale di morte con gioia, ilarità e contentezza, così che essi cantavano e innalzavano inni e ringraziamenti al Dio dell'universo, ur ormai all’ultimo respiro» (Storia Ecclesiastica, 8,9,5).
I 14 martiri di Praga furono sepolti nella loro chiesa, Madonna della Neve, dove la cappella della Vergine Santissima, sotto l’altare di San Pietro d’Alcantara. Il 10 maggio 2012 è stato promulgato il Decreto che riconosce il loro martirio ed oggi la loro palma di sacrificio è diventata il timbro di questo Anno speciale, perché il vero seguace di Cristo, quello che non corre dietro ad altri credi religiosi e non giunge a patti con essi, è disposto anche a perdere la propria vita per la Fede.


Autore:
Cristina Siccardi

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Aggiunto/modificato il 2012-10-13

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