Nato ad Artena (Roma), il 14 ott. 1908, da Attilio e Italia Cioccali, nell'ago. 1918 entrò nel collegio serafico di Artena, il cui rettore, p. Elia Carosi, così disse di lui alcuni anni dopo: «Se dovessi descrivere la vita di collegio del servo di Dio mi sarebbe necessario un libro intero i cui titoli principali non potrebbero essere che questi: semplicità, sincerità, innocenza, purezza, diligenza in i tutto...». Il 10 set. 1923 entrò come novizio dell'Ordine dei Frati Minori nel convento di S. Francesco a Fpntecolombo (Rieti), dove vestì l'abito francescano e gli venne dato il nome di Ginepro; qui emise la professione dei voti semplici il 15 ott. 1 1924. Durante gli studi di teologia nel Collegio Internazionale di S. Antonio a Roma, tra gli insegnanti vi era il servo di Dio Ignazio Beschin e tra i compagni il ven. Gabriele Allegra. L'8 die. 1929 fece la professione solenne e il 19 lug. 1931 venne ordinato sacerdote nella chiesa di S. Ignazio a Roma. Dopo un'udienza privata dal Santo Padre, assieme ad altri 33 missionari, il 30 set. fra Ginepro si imbarcò sulla nave «Venezia» alla volta della Cina. Due mesi dopo sbarcò, insieme ad altri 15 francescani, a Taiyuanfu, accolto dal vicario apostolico della diocesi, mons. Agapito Fiorentini. Completati gli studi di teologia, venne mandato a Kuo-hsien come coadiutore; nel gen. 1933 raggiunse Ting-Shiang, dove si perfezionò nella lingua cinese. Nel lug. dello stesso anno gli venne affidata la cura dei distretti missionari del Wu-Tai (roccaforte del buddismo cinese) e di Ting-Shiang. Nel 1936, quando si riaccesero le ostilità cino-giappo-nesi, era rettore del distretto di Kuo-Hsien; nell'ott. dell'anno successivo i giapponesi, per circa un mese, martellarono la città con devastanti bombardamenti. Fra Ginepro non l'abbandonò, e si prodigò nell'assistere la popolazione cristiana e pagana, senza distinzione, alleviando i disagi degli indifesi, soprattutto quando il territorio cadde sotto il controllo nipponico. Nel 1939 decise di riprendere l'opera capillare di evangelizzazione rallentata dagli eventi bellici. H 22 feb. lasciò Kuo-Hsien, accompagnato dal suo domestico Hsing-Shang-Pao, diretto nei villaggi a nord e a nord-ovest della città, dove la guerriglia comunista aveva i suoi centri di attività. Il 6 mar. 1939 giunse nel villaggio di Nan-Tsuen: ai fedeli accorsi per la messa disse: «Io morrò, ma dopo la mia morte state attenti ai lupi, siate costanti nella fede abbracciata. Siate pronti a soffrire qualsiasi cosa piuttosto che rinnegare il Vangelo». Giunto nel villaggio di Shang-Lien-Ti si trovò coinvolto in uno scambio di messaggi tra un corriere della cellula comunista della zona e una catechista: alla giovane veniva intimato di riprendere il suo posto nell'organizzazione politica locale. Informato di quanto stava accadendo, il religioso pregò il rnilitare di riferire che la catechista non intendeva seguirlo. Sul far della sera, mentre i cristiani ascoltavano l'insegnamento evangelico del missionario, all'improvviso una trentina di militari irruppero nella stanza: p. Ginepro venne insultato, spogliato, percosso e trascinato fuori dal villaggio; poco lontano, sul greto del torrente, il servo di Dio venne ucciso da diversi colpi di arma da fuoco. Accolto per le esequie da tutta la popolazione, cristiana e pagana della sua città, che aveva visto il missionario prodigarsi nei duri giorni di assedio, in seguito i suoi resti mortali vennero tumulati nel cimitero cattolico della missione a Taiyuanfu. L'inchiesta diocesana super martyrio, aperta il 12 mar. 1995, si concluse il 3 mar. dell'anno successivo. La Congregazione delle Cause dei Santi ha emanato il decreto di validità degli atti diocesani il 29 mar. 1996; la Positio super martyrio è stata inviata presso lo stesso Dicastero il 27 mar. 1998.
Autore: Paolo Lombardo
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