Etty Illesum nasce nel 1914 a Middelburg in Olanda da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica. Il padre è preside di liceo, cultore della classicità, poliglotta e lettore della Bibbia.
La madre donna passionale e caotica inserisce una nota di instabilità nel menage famigliare, segnando anche un tratto del carattere di Etty, l’intensa emotività. Etty e i suoi fratelli erano ragazzi molto intelligenti portati allo studio; il fratello minore già da bambino eccelle con il pianoforte; nel momento dello sterminio questa singolare dote gli aprirà la possibilità di salvarsi, ma egli rifiuterà decisamente di abbandonare i genitori e la famiglia, condividendo così, fino alla fine, il destino comune.
Etty è una giovane brillante, appassionata di letteratura e filosofia. Si laurea in giurisprudenza e quindi si iscrive alla facoltà di lingue slave studiando il russo. Quando intraprende lo studio della psicologia, divampa la seconda guerra mondiale e la persecuzione degli ebrei.
Noi conosciamo il mondo interiore e la vicenda umana e spirituale di Etty Illesum grazie agli undici quaderni di diario, scritti fittamente, con una calligrafia non facile da decifrare, negli ultimi anni della sua vita, precisamente dal 1941 al 1943. I quaderni furono affidati dalla Illesum ad una amica prima di essere deportata con la famiglia ad Auschwitz; l’autrice dimostra una singolare capacità di descrivere la realtà e di mettersi spietatamente a nudo; la pubblicazione avvenne solo nel 1981 provocando un diffuso consenso per la caratteristica franchezza di linguaggio e per una specie di progressiva iniziazione all’incombente risoluzione finale della shoah. Sono gli stessi giorni, mesi ed anni nei quali Anna Frank, poco distante, scrive il famoso diario. Edith Stein viene arrestata dalla Gestapo assieme alla sorella nel convento di Echt, sempre in Olanda, il 2 agosto 1942 è internata nel campo di Westerbork, e infine trasferita ad Auschwitz Birkenau il 9 agosto.
Al diario della Illesum si aggiungono le Lettere, successivamente raccolte dai destinatari. Per una di queste lettere, nelle quali descrive la tragica condizione degli ebrei nel campo di raccolta di Westerbork, Etty Illesum divenne nota tra i membri della resistenza clandestina.
La vicenda della Illesum è davvero singolare e può descriversi in sintesi come un itinerario accelerato verso la luminosità spirituale e la donazione di sé a Dio e ai fratelli; la sua coscienza emerge da una situazione personale contraddittoria e conflittuale, attraversando con estrema lucidità l’epoca delle barbarie estreme. Il nome di Dio appare all’inizio del diario con espressioni proprie del senso comune per poi manifestare una forte ed autentica esperienza di dialogo con il divino con forti venature mistiche ed evangeliche.
Dagli scritti si ricava la consapevolezza di trovarsi di fronte ad una personalità ambivalente, affettivamente instabile, sentimentalmente complicata. Forse anche a seguito di carenze educative e vuoti affettivi, dovuti al burrascoso matrimonio dei suoi genitori, vive relazioni complicate con uomini più attempati; dapprima con il proprietario dell’appartamento in cui decide di abitare ad Amsterdam, poco prima dell’inizio della guerra, e in seguito con uno psicologo ebreo tedesco, Spier, di molti anni più anziano di lei. Lo Spier incarna la caratteristica ambiguità della psicologia di tendenza spiritualista, la sua specialità è lo studio delle mani, ambiguità che sorprende nelle primissime pagine del diario. Coinvolto in una relazione, lo Spier comunica comunque la decisa consapevolezza della necessità di conquistare l’armonia tra corpo e anima, indicando alla Illesum fonti originarie di pensiero, come l’esperienza di sant’Agostino.
Possiamo aggiungere solo poche notizie certe sulla vita della Illesum.
Nel maggio del 1940 l’Olanda subisce l’invasione tedesca. Nel 1941 si tiene ad Amsterdam uno sciopero contro i progrom; i nazisti inaspriscono la repressione contro gli ebrei. Vengono creati ghetti e campi di lavoro. Il 29 Aprile 1942 gli ebrei sono costretti a portare la stella di Davide. In primavera iniziano le deportazioni di massa e gli ebrei vengono radunati nel campo di raccolta di Westerbrok.
Il 15 luglio 1942 Etty trova lavoro come dattilografa in una delle sezioni del Consiglio Ebraico. Il Consiglio Ebraico si illudeva di poter salvare gli ebrei dal peggio ma si trovò nella situazione ambigua di collaborare con i nazisti o di favorire alcuni rispetto ad altri.
Per 14 giorni Etty fece la spola a piedi tra casa sua e la sede del Consiglio. Quello stesso mese ad Amsterdam ebbe luogo la prima retata. Etty decise di sua spontanea volontà di andare a Westerbork con gli ebrei prigionieri; non voleva sottrarsi al destino del popolo ebraico, iniziando un’opera straordinaria di sostegno di situazioni di dolore opera che appare tra le righe del diario e di cui rimasero significative testimonianze.
Dall’Agosto del 1942 fino al Settembre 1943 Etty rimase a Westerbork e nonostante la situazione di salute instabile, lavorò all’ospedale locale. Il campo viveva in un clima di terrore nel timore del treno che ogni settimana deportava i prigionieri in Polonia. Gli amici di Amsterdam invitarono Etty a nascondersi e fuggire e una volta cercarono addirittura di rapirla.
La tragedia di cui Etty fu testimone raggiunse la sua maggiore intensità quando furono internati a Westerbork i genitori e i fratelli. Il 7 settembre 1943 l’intera famiglia fu caricata sul treno diretto ad Auschwitz. Da un finestrino di quel treno la Illesum gettò una cartolina che fu raccolta e spedita dai contadini. I destinatari vi trovarono scritto:”Abbiamo lasciato il campo cantando”.
Un rapporto della Croce Rossa afferma che Etty morì ad Auschwitz il 30 Novembre 1943.
Autore: Don Mario Neva
Etty Hillesum anno di nascita 1914. Fosse viva sarebbe bisnonna, eppure la sua inquietudine, le sue scelte estreme la rendono vicina, vicinissima a noi, ai nostri giovani. Ebrea, ma non praticante, figlia di madre russa, parlava il russo come una seconda lingua. Nel 1941, anno in cui inizia il suo Diario, vive ad Amsterdam, ma non con la famiglia. Etty abita al numero 6 di via Gabriel Metsustraat, con le finestre che davano su una delle piazze principali, il Museumplein, prospiciente al Rijksmuseum. La casa è di Han Wegerif, un uomo di 21 anni maggiore di lei con quattro figli, uno della stessa età di Etty. Da quest’uomo ebbe un figlio e abortì, ma proprio nel dramma di quei giorni, siamo all’inizio del 1941, mentre lo spazio per gli ebrei nella città si ridusse pesantemente, Etty incontra un ebreo tedesco, Jules Spyer.
Spyer, amico di Jung, aveva fondato la psicochirologia, una scienza che vuole studiare la psiche umana a partire dalla configurazione della mano, dalle sue linee. Un uomo particolare, certamente, di grande intuito e di grande intelligenza. Quest’uomo è cristiano. Etty, che piano piano ne rimane affascinata fino ad innamorarsene, lo scorge un giorno mentre prega. Lo vede, dalla fessura di una porta lasciata distrattamente socchiusa, in ginocchio, tutto raccolto nel suo Dio. Il suo Diario, quello vero, quello che racconta la sua anima straordinaria comincia da qui, da questo momento. Lo scrive lei stessa:
Com’è strana la mia storia – la storia della ragazza che non sapeva inginocchiarsi. O con una variante: della ragazza che aveva imparato a pregare. È il mio gesto più intimo, ancora più intimo dei gesti che ho per un uomo (Diario, 1941-1943)
Etty scopre che si può amare intensamente pregando. La sua affettività, prima vorace e disordinata, comincia ad essere incanalata dentro un’etica che non è semplicemente morale, ma è più profondamente reale compimento della persona. In questo modo tutta la sua carica affettiva rivela lo straordinario potenziale capace di produrre le più belle pagine sull’amore che possano essere date:
Per quanto possa sembrare paradossale: quando si punta troppo sull’unione fisica, quando s’investono tutte le proprie energie nel desiderio della persona amata, in fondo le si fa torto: perché allora non rimangono più forze per essere veramente con lei. Rileggerò sant’Agostino. È così austero e così ardente. E così appassionato, si abbandona così completamente nelle sue lettere d’amore a Dio. In fondo, quelle a Dio sono le uniche lettere d’amore che si dovrebbero scrivere. Sono presuntuosa a dire che possiedo troppo amore per darlo a una persona sola? Chissà se la gente imparerà che l’amore per la persona reca assai più felicità e buoni frutti che l’amore per il sesso, e che questo priva di linfe vitali la comunità degli uomini? (Diario, 9 ottobre 1942)
Etty, che pure aveva perso la sua verginità, scopre e vive l’amore verginale che non coincide con l’integrità fisica, ma nasce dalla purezza e dalla carica oblativa del cuore:
Perché non si potrebbe trasformare quell’amore che non si può scaricare sull’uno o sull’altro sesso in forza che torni a profitto della comunità degli uomini, e che forse si potrebbe anche chiamare amore? (Diario, 20 settembre 1942. Domenica sera)
Oh lasciar completamente libera una persona che si ama, lasciarla del tutto libera di fare la sua vita, è la cosa più difficile che ci sia (Diario, 4 luglio 1942. Sabato mattina).
Tornano alla mente alcune osservazioni di don Giussani fatte alle novizie (in Affezione e Dimora):
L’affettività va vissuta nella sua verità perché l’affettività, se non è veramente vera, non ti fa guardare l’altro secondo il suo destino (Affezione e Dimora. Quasi Tischreden, pag. 63).
Quanto più tu ami una presenza come segno della grande Presenza, tanto più, amando questa presenza, desideri e aspetti che si riveli la grande Presenza (Affezione e Dimora. Quasi Tischreden, pag. 47).
Insomma, amare l’altro per l’altro e non amarlo per sé. Amare l’altro per come vuole essere amato e non per soddisfare il proprio vuoto, questa è la grande lezione verginale della trasgressiva Etty Hillesum.
Autore: Suor Maria Gloria Riva
Fonte:
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www.culturacattolica.it
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