La vita Joseph Pollien nasce il 1° agosto 1853 a Chèvenoz, presso Annecy, nell’Alta Savoia, e riceve un’educazione profondamente cristiana, che ne fa maturare la vocazione sacerdotale. Studia nel seminario di Annecy e viene ordinato sacerdote il 26 maggio 1877; nominato cappellano delle Opere diocesane della città, resta così, per sette anni, soprattutto a contatto con i giovani. Il 4 ottobre 1884 entra come postulante nella Grande Chartreuse di Grenoble, la prima eretta da san Bruno (1030 ca.-1101), fondatore dell’ordine dei certosini, e pronuncia i primi voti il 1° novembre 1885, assumendo il nome di Francesco di Sales (1567-1622), in segno di devozione per il grande santo savoiardo. Durante il noviziato cade e si frattura una gamba: mal curato, sarà zoppo e dolorante tutta la vita. Provato dall’incidente, può pronunciare i voti solenni soltanto il 2 luglio 1891, andando quindi a risiedere nella certosa di Bosserville, presso Nancy, dove è coadiutore, cioè confessore e direttore di esercizi spirituali per i laici. Con il medesimo incarico è trasferito alla certosa di Sélignac, nell’Ain, presso Lione, nel 1893, e due anni dopo a quella di Montreuil-sur-mer, nel dipartimento del Pas-de-Calais, dove esercita un’influenza notevole anche sugli ambienti dell’università cattolica di Lille. Nel 1901 è nominato priore della certosa di Notre Dame de la Pieté a Mougères, presso Béziers, in Linguadoca, chiusa però subito dopo, in seguito all’emanazione, il 1° luglio di quell’anno, da parte del governo presieduto da Pierre-Marie-Ernest Waldeck-Rousseau (1846-1904), di una legge che poneva severi limiti all’attività degli ordini religiosi. La comunità va in esilio e dom Pollien è nominato superiore della casa di rifugio di Zepperen, nel Limburgo belga, fino alla sua chiusura, nel 1902. Dal 1903 al 1911 vive a Farneta, in provincia di Lucca, nella certosa dello Spirito Santo, ed è visitatore delle case dell’ordine in Spagna e in Italia. Nel 1911 è priore della certosa di Pleterje, in Slovenia, allora nell’Impero austro-ungarico, ricostruita per accogliere i religiosi esuli dalla Francia. Deposto nel 1914 perché rigido restauratore in campo musicale — discepolo del benedettino Joseph Pothier (1835-1923), continuatore di dom Prosper-Louis-Pascal Guéranger (1805-1877) —, allo scoppio della prima guerra mondiale (1914-1918) viene trasferito nella certosa di Serra San Bruno, in Calabria, dove rimane fino alla morte, avvenuta il 12 febbraio 1936.
Le opere Fra preghiera, studio — uno dei suoi maître à penser è il conte savoiardo Joseph de Maistre (1753-1821) — e direzione spirituale, dom Pollien compone pure un gran numero di opere, molte delle quali inedite, che appariranno anonime o sotto altro nome e soltanto dopo la sua morte saranno attribuite al loro autore. Dall’esperienza di cappellano delle Opere diocesane di Annecy il certosino ricava la materia per due libri: À reculons. Réflexions d’un ami, "A ritroso. Riflessioni di un amico" — l’edizione definitiva, a Lille, è del 1912 —, all’origine della vocazione e del pensiero sociale di Jean-Émile Anizan (1853-1928), fondatore dei Figli della Carità e delle Ausiliatrici della Carità; e Soyez chrétiens, "Siate cristiani", del 1897 — in cui dà consigli "al giovane che vuol essere qualcuno e fare qualcosa" —, poi intitolato Vive Dieu, tradotto in italiano nel 1904 con una presentazione dell’economista e sociologo Giuseppe Toniolo (1845-1918), quindi pubblicato nel 1964 con il titolo Cristianesimo vissuto. Consigli fondamentali dedicati alle anime serie. Dalla sua esperienza di direzione spirituale nascono La vita interiore semplificata e ricondotta al suo fondamento, del 1894 — edita sotto il nome di Joseph Tissot (1840-1894), scrittore ascetico e superiore generale dei missionari di san Francesco di Sales, e ampiamente riveduta, nel 1902, con l’aiuto del teologo Ange Le Doré (1834-1919), superiore generale della Congregazione di Gesù e Maria, fondata in Normandia da san Giovanni Eudes (1601-1680) nel 1643 — e La Pianta di Dio, pubblicata in italiano nel 1949, prima che nell’originale in francese. Di fatto i due libri sono parti di un’unica opera: nell’intenzione dell’autore, la Vita interiore semplificata e ricondotta al suo fondamento era solo una prefazione alla Pianta di Dio, più ampia, di cui doveva costituire il supporto razionale del discorso più propriamente teologico sviluppato in essa. L’Ave Maria o Grandezze mariane studiate nell’Ave Maria, del 1914, è un trattato di mariologia esposto con grande semplicità, che parte dalla contemplazione delle grandezze di Maria per sfociare in una "vera devozione" alla Regina del Cielo, lungo la via tracciata da san Luigi Maria Grignion di Montfort (1673-1716) nel Trattato della vera devozione a Maria e secondo la celebre formula: "Fare tutte le proprie azioni per mezzo di Maria, con Maria, in Maria e per Maria". Instancabile, dom Pollien ha lasciato molti scritti inediti, conservati soprattutto negli archivi della Grande Chartreuse.
L’insegnamento Gli scritti di dom Pollien sono caratterizzati da una perfetta simbiosi di razionalità e di grazia e sono profondamente impregnati della virtù di religione. Il suo insegnamento è il frutto di una vita veramente cristiana: prima di esortare gli altri a essere "anime serie", egli ha meditato e applicato a sé le verità fondamentali del cristianesimo. La vita spirituale è continuamente ricondotta alle solide basi della Rivelazione, del Magistero e della ragione: "Si è colpiti — scrive il gesuita Paul Broutin in Les "élévations monastiques" de Dom Pollien — dal vigore del suo spirito intuitivo che si nutre di idee forti, sostanziali, profonde. [...] egli ama i vasti orizzonti, prende sempre le questioni nel loro aspetto più elevato. [...] Egli "pensa biblicamente" alla maniera di un san Bernardo, e i testi ispirati vengono spontaneamente sotto la sua penna". In Cristianesimo vissuto spiega che cosa vuol dire essere un cristiano e come lo si diventa. "Si dice che mancano gli uomini; io non lo credo; sono i principi che mancano: perciò non si formano più cristiani". "Principii, principii!", ripete insistentemente, con fermezza ma senza durezza: "Tu sarai uomo di principii e i principii non si prestano a nessun accomodamento: sono o non sono. Quando si tratta invece di mezzi da adoperare, puoi e devi essere accomodante. La pratica deve adattarsi a tutte le situazioni, servirsi di tutto. Fermezza nei principi, dolcezza nei mezzi". Egli mira a selezionare i lettori: "Ma qui non mi rivolgo se non agli uomini che sentono e comprendono, a quelli che hanno bisogno di grandi cose, a quelli che sono decisi a vivere in pieno una vita seria. Quelli che per Dio vogliono essere qualche cosa; quelli che sentono il prepotente bisogno d’esser totalmente di Dio, di vivere interamente per Dio, di morire per Dio senza esitazione, ecco quelli — gli unici — a cui faccio appello, perché solo essi sono capaci di comprendermi. Se tu non sei di quelli, chiudi il libro, quest’appello non fa per te". Li esorta: "Qui non ci devono essere mezze misure, uomini mediocri, cristiani per metà: o tutto o niente. Un principio assoluto, conclusioni rigorose, conseguenze estreme". Infatti la forza dei cattivi è la debolezza dei buoni: "La fede viene meno. Tra tutte le altre sciagure questa è la più tremenda. Mentre le fila degli empi vanno ogni dì più ingrossando, mentre i nemici di Dio raddoppiano di audacia, mentre l’iniquità imbaldanzisce, i credenti si fanno più rari, i fedeli diventano più ignoranti, i buoni vacillano". Di fronte a questa situazione bisogna ravvivare la fede, "[...] quella viva e vera, forte e feconda, sincera e pura, schietta ed operosa, robusta ed intrepida che trionfa di tutte le forze del mondo". Con i demoni scatenati nel mondo, non basta però la fede ordinaria: "Dio e la Chiesa chiedono dei difensori, ma dei veri difensori; di quelli che mai indietreggeranno di un passo; di quelli che sanno essere fedeli alla consegna, fino alla morte; di quelli che si formano a tutte le severità della disciplina, per essere pronti a tutti gli eroismi della lotta". "[...] egli — scrive Broutin — non è né teologo né esegeta, ed è anche il meno scolastico possibile, è un contemplativo", che ha disseminato "[...] in tutte le sue opere una miniera di ricchezze spirituali, un’abbondanza di vedute suggestive e di direttive pratiche che ne fanno uno dei grandi maestri della spiritualità moderna".
La spiritualità Don Pollien ha scritto in realtà un solo libro, La vita interiore semplificata e ricondotta al suo fondamento, dalla quale ha estratto versioni diverse per pubblici diversi: Cristianesimo vissuto. Consigli fondamentali dedicati alle anime serie per i giovani e per i principianti, Valore apostolico della vita contemplativa per i religiosi e l’Élévations monastiques per i certosini. Negli stessi anni in cui il trappista dom Jean-Baptiste-Gustave Chautard (1858-1935) scrive, nel 1910, L’anima di ogni apostolato, egli insiste sull’assoluta necessità della vita interiore come fondamento e garanzia dell’azione apostolica, e compendia la vita contemplativa nel binomio distacco e unione, distacco dagli uomini per essere più vicino a Dio, unione con Dio per essere più efficaci a vantaggio degli uomini. Logicità, semplicità e ricchezza di citazioni sacre caratterizzano La vita interiore semplificata e ricondotta al suo fondamento, nella quale — sottolinea il gesuita Domenico Mondrone (1897-1985) — "[...] ci vediamo subito ricondotti sulla linea maestra tracciata col "Principio e Fondamento" degli Esercizi di sant’Ignazio, dei quali il libro in esame può dirsi un commento ampio ed esauriente". "Non sono comuni — scrive padre Tissot nella prefazione alla prima edizione dell’opera —, specialmente al termine di questo secolo, i trattati spirituali che colpiscono anzitutto l’intelligenza, persuadendola con l’aiuto della ragione e della fede e obbligandola ad orientare la volontà verso il dovere e la perfezione. Quale fondamento ben più saldo del sentimentalismo, così sfruttato ai nostri giorni in favore o piuttosto a danno della pietà!".< Nella Pianta di Dio, che de La vita interiore semplificata e ricondotta al suo fondamento è la continuazione, egli analizza, partendo dall’idea fondamentale di creazione, "il fatto vitale in se stesso [...] i rapporti essenziali di dipendenza della creatura dal Creatore, il valore strumentale — in ordine all’uomo — degli esseri [...], quali logiche conseguenze, le regole universali di vita". La piena fioritura della vita umana si ha solo nell’unione con Dio per mezzo di Cristo: "La nostra vita è il Cristo, è Lui che deve vivere in noi e noi dobbiamo vivere in lui. Impareremo, dunque, a conoscerlo per conoscere noi stessi e per mezzo di lui vivere, non più solamente in dipendenza di Dio, come esige la ragione, ma in unione con lui, come richiede la fede". L’unione di Dio con l’uomo e dell’uomo con Dio avvenuta nell’incarnazione del Figlio di Dio costituisce l’idea portante. "Dappertutto ci sforzeremo di mostrare nell’incarnazione il nucleo centrale che nell’opera precedente era stato considerato piuttosto dal punto di vista della creazione". Il confratello Benoît du Moustier descrive con efficacia la personalità e l’anima contemplativa dello scrittore certosino: "Negli ultimi anni della sua vita Don Pollien non aveva più voce per prendere parte al canto degli Uffici Divini del suo Ordine. Ma quando nella Messa Conventuale si intonava il Credo, l’alto vegliardo si scuoteva, si drizzava e, con gli occhi spenti come fissati su bellezze invisibili agli altri mortali, cantava estatico con quanto gli rimaneva di voce, il suo Credo, per Lui riassunto evocatore di quei misteri che aveva, durante la sua lunga vita, con tanta diligenza e tanto amore, studiati, meditati, contemplati".
Autore: Elia Sgromo
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